Niente messe in tv, veli vietati. Ma Dio è davvero un pericolo per la pace?

Podemos in Spagna vuole vietare le messe in televisione, Dio è percepito come una minaccia. Perché?  

Niente messe in tv, veli vietati. Ma Dio è davvero un pericolo per la pace?

In Spagna fa discutere la trasmissione in tv della messa della domenica Secondio Podemos negli spazi televisivi dedicati alla religione si “incita all’odio”. Per questo gli ex “indignados” chiedono che vengano aboliti. Il presidente della Conferenza Episcopale Spagnola, il cardinale arcivescovo di Valladolid Ricardo Blazquez, replica: “sicuramente chi ha detto queste cose non è mai andato a messa e non sa che cosa vi viene detto”.

La questione del velo islamico in azienda

Per una pura coincidenza la polemica scoppia mentre ancora si discute la sentenza della Corte di Giustizia Europea che si è pronunciata a favore del “divieto di indossare un velo islamico, se deriva da una norma interna di un’impresa privata che vieta di indossare in modo visibile qualsiasi segno politico, filosofico o religioso sul luogo di lavoro, non costituisce una discriminazione diretta fondata sulla religione o sulle convinzioni personali”. Il caso riguarda una donna musulmana licenziata in Belgio per essersi rifiutata di togliere il velo al lavoro. Ma la sentenza tocca il tema della libertà di religione di tutti i cittadini europei in quanto afferma un presunto diritto del datore di lavoro ad imporre le proprie scelte personali di coscienza ai suoi dipendenti.

Il precedente nel 2004

Già nel 2004, di fronte a una legge che proibisce l’uso del velo islamico nelle scuole, mettendo in guardia dal rischio che le donne musulmane che lo portano rinuncino agli studi e al lavoro, non escano più di casa e siano ancora più marginalizzate, l’episcopato francese ha rivolto "un invito ai cittadini dl'Oltralpe, e in particolare ai cattolici, a non  lasciarsi prendere dalla paura e dalla teoria dello scontro delle civiltà”.

In quell’occasione la Chiesa francese affermò di ritenere “essenziale distinguere tra la maggioranza dei cittadini musulmani che chiedono di poter praticare liberamente il loro culto, e una minoranza che, richiamandosi a una lettura fondamentalista dell'Islam, cerca di destabilizzare le democrazie”.

La lectio di Benedetto XVI e l'incidente diplomatico

Una distinzione della quale non tenne però conto la lectio magistralis di Benedetto XVI a Ratisbona, provocando un incidente diplomatico che ha congelato i rapporti interreligiosi tra Chiesa Cattolica e Islam fino allo scorso 23 maggio, quando Francesco ha abbracciato il Grande Imam dell’Università di Al-Azhar, Ahmad Muhammad al-Tayyib (e gli farà visita in Egitto il prossimo 20 e 21 maggio).

"Dio è un pericolo per la pace"

Dietro ai due episodi di questi giorni (ma ne possiamo elencare infiniti altri, dalla richiesta di staccare il crocifisso dalle pareti alla proibizione delle messe pasquali in ambito scolastico e addirittura al divieto di accesso nelle aule ai vescovi in visita pastorale) c’è un non detto: “Dio è un pericolo per la pace”. Affermazione che alla fine, se guardiamo alla storia, in parte è certamente fondata. Anche se non sembra che l’ateismo abbia ispirato regimi molto attenti ai diritti umani.

Nel 2007 aveva fatto discutere la Risoluzione 1580 del Consiglio d’Europa  intitolata “The dangers of creationism in education” (“I pericoli del creazionismo nell’educazione”). Il testo, in sintesi, respingeva vigorosamente la richiesta, proveniente da gruppi diversi, tutti più o meno di ispirazione religiosa, di insegnare, sulla scorta dell’esperienza Nordamericana, anche il creazionismo, accanto all’evoluzionismo, nelle scuole europee, in quanto nessuna delle due teorie avrebbe raggiunto - secondo i proponenti - un grado di dimostrabilità sufficiente ad escludere l’altra.

Ma il dibattito nel Consiglio d’Europa aveva toccato anche un altro aspetto:  “negare l’evoluzionismo - spiega la risoluzione - potrebbe avere serie conseguenze sullo sviluppo della nostra società. Progressi nella ricerca medica con lo scopo di combattere con efficacia malattie infettive come l’AIDS diventano impossibili se i principi fondamentali dell’evoluzione sono negati. Non ci si può rendere pienamente conto dei rischi che comporta il significativo decadimento nella biodiversità e nei cambiamenti climatici, se il meccanismo evolutivo non è compreso a fondo”. 

Nascita di un nuovo integralismo. Ateo

In sostanza siamo davanti a un nuovo integralismo. Ateo, certo. Ma un atteggiamento che ha molto a che fare con i fondamentalismi che purtroppo imbruttiscono tutte le religioni, come ha ammesso coraggiosamente Papa Francesco. “A causa della violenza e del terrorismo - ha detto  il 10 gennaio scorso - oggi si è diffuso un atteggiamento di sospetto o addirittura di condanna delle religioni. In realtà, benché nessuna religione sia immune dal rischio di deviazioni fondamentalistiche o estremistiche in individui o gruppi, bisogna guardare ai valori positivi che esse vivono e che esse propongono, e che sono sorgenti di speranza. Si tratta di alzare lo sguardo per andare oltre. Il dialogo basato sul fiducioso rispetto può portare semi di bene che a loro volta diventano germogli di amicizia e di collaborazione in tanti campi, e soprattutto nel servizio ai poveri, ai piccoli, agli anziani, nell’accoglienza dei migranti, nell’attenzione a chi è escluso. Possiamo camminare insieme prendendoci cura gli uni degli altri e del creato. Tutti i credenti di ogni religione. Insieme possiamo lodare il Creatore per averci donato il giardino del mondo da coltivare e custodire come un bene comune, e possiamo realizzare progetti condivisi per combattere la povertà e assicurare ad ogni uomo e donna condizioni di vita dignitose”.

Il Movimento dei Focolari, quando la spiritualità unisce le religioni

C’è un’esperienza del tutto alternativa alle contrapposizioni tra le religioni, la spiritualità dell’unità di Chiara Lubich (della quale in questi giorni si ricorda il nono anniversario della morte) che nel Movimento dei Focolari ha incluso credenti di altre religioni e non credenti. Così, ad esempio, in Algeria, negli anni ‘70 è sbocciata un’amicizia profonda fra cristiani e musulmani, che si è progressivamente diffusa nella città di Tlemcen, dando vita ad una comunità del Movimento dei Focolari quasi interamente musulmana, che ha attraversato non solo le barriere fra Islam e Cristianesimo, ma anche gli anni crudi della guerra civile. Questa esperienza ha costituito la base per numerosi convegni internazionali dei “musulmani amici dei Focolari”.