Anche i Papi si arrabbiano. Santissime sfuriate da ricordare

Da Paolo VI a Giovanni Paolo II, una carrellata arrabiature papali

Anche i Papi si arrabbiano. Santissime sfuriate da ricordare

Il Beato Paolo VI aveva deciso di convocare in gran segreto tutti i nunzi del mondo. E si ritrovò la notizia su un settimanale, firmata dall’attuale decano della Sala Stampa Giampaolo Iorio. Quella volta a far le spese dell’arrabbiatura papale fu il suo orologio da polso… Andato infranto mentre sbatteva il pugno sullo scrittoio. Poi subì un furto nell’Appartamento e voleva che non si sapesse (anche per poter perdonare agevolmente i dipendenti infedeli) ma l’Agi lo scrisse e l’ottimo vaticanista di allora, Nicolò Marinaro, si ritrovò pubblicamente rimproverato dall’Osservatore Romano, salvo poi prendersi la rivincita andando in incognito a seguire il processo penale per quel furto che “non c’era mai  stato”.

E San Giovanni Paolo II si offese moltissimo quando il vaticanista di Repubblica pubblicò l’intervista a un teologo che  criticava gli aspetti trionfalistici del pontificato wojtyliano, in particolare riguardo ai viaggi internazionali, che apparivano all’intervistato (invero assai miope) costosi e spiritualmente poco produttivi. Quella volta finì che Del Rio fu escluso dal successivo volo papale e una cinquantina di colleghi scrissero all’allora segretario di Stato, il cardinale Agostino Casaroli, una lettera aperta di solidarietà. Il grande vaticanista successivamente divenne il più convinto sostenitore di Wojtyla che nel suo ultimo bellissimo libro paragonò a Mosé (e poi morì davvero come un santo anche lui).

La lettera ai sacerdoti della Nigeria

E anche Papa Francesco sembra in questi giorni un po’ arrabbiato, in particolare per una vicenda accaduta in Nigeria, tanto da aver deciso in un primo momento di “sopprimere la Diocesi”, ma poi ha pensato che “la Chiesa è madre e non può lasciare tanti figli". A far arrabbiare così tanto il Papa sono stati i preti della diocesi di Ahiara, in Nigeria, che non hanno consentito al vescovo nominato da Benedetto XVI nel 2012 di insediarsi. Per questo nei giorni scorsi Francesco ha assunto un’iniziativa davvero senza precedenti in tempi moderni: ha deciso che “ogni sacerdote o ecclesiastico incardinato nella Diocesi di Ahiara, sia residente, sia che lavori altrove, anche all’estero, scriva una lettera” indirizzata personalmente al Papa “in cui domanda perdono; tutti, devono scrivere singolarmente e personalmente; tutti dobbiamo avere questo comune dolore. Nella lettera si deve chiaramente manifestare totale obbedienza al Papa, e chi scrive deve essere disposto ad accettare il vescovo che il Papa invia e il vescovo nominato. La lettera deve essere spedita entro 30 giorni a partire da oggi fino al 9 luglio. Chi non lo farà ipso facto viene sospeso a divinis e decade dal suo ufficio”.

“Questo – ha ammesso dialogando nei giorni scorsi con una delegazione giunta dalla Nigeria per affrontare con lui la situazione – sembra molto duro, ma perché il Papa fa questo? Perché il Popolo di Dio è scandalizzato. Gesù ricorda che chi scandalizza, deve portarne le conseguenze”. “Forse qualcuno è stato manovrato senza una piena cognizione della ferita inferta alla comunione ecclesiale””, ha ipotizzato il Papa che tuttavia si è detto convinto che “la Chiesa è come in stato di vedovanza (e mi scuso per la parola) per aver impedito al vescovo di andarvi”.

Quanto accaduto ad Ahiara ha evocato nella mente del Pontefice “la parabola dei vignaioli assassini, di cui parla il Vangelo, quelli che vogliono appropriarsi dell’eredità”. Infatti “in questa situazione la Diocesi di Ahiara è come senza sposo, ed ha perso la sua fecondità e non può dare frutto. E chi si è opposto alla presa di possesso del vescovo Okpaleke vuole distruggere la Chiesa; ciò non è permesso; forse non se ne accorge, ma la Chiesa sta soffrendo e il Popolo di Dio in essa”. “Il Papa – ha quindi rilevato Francesco – non può essere indifferente. Ritengo che qui non si tratti di un caso di tribalismo, ma di appropriazione della vigna del Signore. La Chiesa è madre e chi la offende compie un peccato mortale, è grave”. “Perciò ho deciso di non sopprimere la Diocesi”, ha quindi concluso Papa Francesco che ha voluto anche ringraziare l’attuale amministratore apostolico, “il cardinale Onaiyekan per la sua pazienza” e il vescovo Okpaleke, di cui ho ammirato oltre la pazienza anche l’umiltà”.

La lettera ai cardinali

“Semplicemente è stata ripresa una sana tradizione. Una bella tradizione che già esisteva”. Così il portavoce della Santa Sede Greg Burke ha commentato la lettera del decano del Collegio cardinalizio resa nota dal vaticanista americano Francis X. Rocca, corrispondente dal Vaticano del Wall Streeet Journal. Il testo in effetti si richiama esplicitamente a "una nobile tradizione", quella che, spiega Sodano, "ha sempre spinto i Confratelli Cardinali residenti in Urbe a segnalare al Santo Padre, per il tramite della Segreteria di Stato, il periodo delle loro assenze da Roma e l'indirizzo del loro soggiorno". "Recentemente - rivela il cardinale Sodano ai suoi confratelli - il Papa Francesco ha chiesto al Decano del Collegio Cardinalizio di voler ricordare fraternamente ai singoli Cardinali l'opportunità di continuare in tale prassi, tanto più nel caso di una loro prolungata assenza da Roma".
"Da parte mia - conclude il decano - compio volentieri tale venerato incarico, sicuro della massima considerazione che si vorra' dare ad esso. Colgo infine l'occasione per salutarLa cordialmente nel Signore ed augurarLe ogni bene".

E’ chiaro che qualche cardinale deve aver fatto infuriare Francesco,  magari andandosene in giro a sparlare di lui, se all'improvviso il Papa si è ricordato di questa tradizione in disuso da una trentina d’anni.  Comunque il vaticanista Marco Tosatti sul suo seguitissimo blog, ha aggiunto in merito alcune ipotesi, mentre ad altri giornalisti che frequentano i sacri palazzi, come l’autore di questo blog, invece sembra normale che i cardinali siano reperibili. Anche se sarebbe bene che non sparlassero del Papa in giro per il mondo.

Ma le arrabbiature servono certe volte a comunicare quello che si ha dentro, capita a tutti i genitori… Magari al “malcapitato” dispiace però cresce.