Stand molto affollati e code all’ingresso del Salone del Libro di Torino, trentesima edizione. Solo nella prima giornata sono stati oltre 56mila i visitatori paganti, ai quali è stata offerta quest’anno anche la possibilità di scaricare gratuitamente uno dei 110 mila titoli presenti nel catalogo digitale della Media Library On Line per prendere in prestito gratuito un ebook dalla piattaforma MLOL diffusa in oltre 5 mila biblioteche italiane. Ma anche il pubblico internazionale è rimasto fedele al Salone dopo lo “strappo” con Milano che ha portato all’assenza di grandi stand quali Mondadori, Rizzoli ed Einaudi. Anche per questo l’editoria religiosa ha vissuto nelle giornate torinesi un vero e proprio boom. Giornate che hanno rappresentato una formidabile occasione di incontri e approfondimenti sui temi della fede ma anche dell’impegno cristiano proposto nelle biografie dei santi, declinato nella letteratura religiosa per ragazzi a partire dal volume “Beato Zoo!” curato per la Libreria Editrice Vaticana dall’illustratore Filippo Sassoli e la scrittrice Elisa Palagi, analizzato in concreto dal grande architetto Paolo Portoghesi nel suo libro “Il sorriso di tenerezza. Letture sulla custodia del creato”, vincitore del Premio cardinale Michele Giordano 2015, il volume commenta la enciclica Laudato sì e altri testi ecologici di Papa Francesco del quale don Giuseppe Merola ha raccolto tutte le interviste del terzo e quarto anno di pontificato (il volume è sttao presentato dalla vaticanista Giovanna Chirri).
Don Bosco “L’uomo del mare” e “San Npoleone”
La Lev ha offerto anche una lettura molto originale della figura di Don Bosco nel volume "L'uomo del mare" che il vaticanista Carlo DI Cicco (ex vicedirettore dell’Osservatore Romano) ha dedicato al santo dei giovani, che in un momento drammatico della situazione giovanile nel mondo, appare "ancora di sicuro attracco e profonda guida”. L'evoluzione storica del processo di canonizzazione è invece uno dei temi sviluppati da "L'Italia e i santi" edito dal prestigioso Istituto dell'Enciclopedia Italiana Treccani. In particolare ai santi come sacralizzazione di forme del potere fa riferimento il contributo “San Napoleone” (un santo “inventato” in epoca imperiale per celebrare Bonaparte) di Marco Emanuele Omes. “L’Italia e la santità costituiscono apparentemente termini lontani e privi di qualsiasi relazione. In realtà – spiega lo storico Daniele Menozzi, curatore dell’opera insieme a Tommaso Caliò e Antonio Menniti Ippolito – la lunga costruzione dell’identità italiana (prima sul piano culturale e poi anche sul piano politico-statuale) si è accompagnata ad una ricca fioritura di riferimenti simbolici come ineludibili piattaforme di organizzazione e diffusione di una mentalità collettiva”. Queste elaborazioni si sono spesso cristallizzate attorno alla figura di santi e ai luoghi di culto ad essi dedicati. Ma esistono anche un’agiografia di Garibaldi, il prototipo del ‘martire fascistà, il modello del ‘santo partigiano’ o quello dell’‘eroe-martire civilè, come Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino rappresentati in aura di santità che va “oltre la lotta alla mafia per rappresentare il tessuto etico della nazione”.
Beppe Fiorello difende le fiction sui santi
Tale uso politico di figure importanti più per l’identità nazionale che per la fede cattolica, traspare anche “nelle strumentalizzazioni della pietà popolare operate dalle mafie e persino in alcune trasposizioni cinematografiche delle vite dei santi, per cui “l’agiografia, oltre al tradizionale canale del libro, si frammenta sulle pagine dei rotocalchi, segue gli schemi più o meno prevedibili delle fiction televisive, acquisisce i colori del fumetto, si espande sul web”.
Un’analisi non condivisa da Beppe Fiorello, attore e produttore cinematografico, che ha ricevuto il “Premio Paoline Comunicazione e Cultura Onlus 2017”. “Osservo la realtà e le notizie per trasformarle, dando un volto, una voce, una personalità, e assumendomi una grande responsabilità”, ha spiegato sottolineando che “solitamente i miei eroi non vincono, ma lasciano dietro di sé scie luminose: dò carne e ossa alle parole, trasformo le notizie in personaggi”. Il Premio è andato all’attore “per la sua scelta etica nelle storie da raccontare”. “Attraverso l’arte del cinema - recita la motivazione - ha rappresentato i grandi cittadini del nostro tempo, uomini comuni che hanno vissuto un forte impegno civile e religioso. Inoltre si batte sempre per la verità, schierandosi dalla parte degli ultimi”.
Caterina da Siena aveva una gemella?
Ma le figure dei santi possono ispirare anche forme letterarie del tutto diverse. È il caso di un romanzo avvincente, "Caterina della notte". Il libro, edito da Piemme, è stato scritto dalla brava giornalista dell'Espresso Sabina Minardi ed è dedicato a Caterina da Siena, la Santa, la preferita del Signore, aveva una gemella Giovanna da Fontebranda, nata con lei il 25 marzo 1347. Questa ipotesi (che non ha fondamento storico ma certamente gran fascino e ricorda un po' "La maschera di ferro" di Alessandro Dumas) è alla base e si sviluppa su due piani paralleli: racconta infatti la storia drammatica delle due gemelle dell'altro millennio ma anche il viaggio alle proprie radici compiuto da una signora inglese la cui famiglia è originaria di Siena. È una donna di oggi in cerca di risposte, che un giorno s'imbatte improvvisamente in un manoscritto misterioso che la introduce nella vita di "una santa di ieri che tento' di cambiare il suo mondo". L'intreccio di queste due vite, quella di Catherine e quella della patrona d'Italia, è il cuore della vicenda. "Mi chiamo Catherine e ho quasi quarant'anni. Sui miei documenti c'è scritto Caterina, ma in Italia ci sono solo nata, e a nessuno verrebbe in mente di chiamarmi così. Ho un lavoro che mi piace, un amore ufficiale e qualcuno clandestino, il tempo da inseguire ogni giorno e una camera d'albergo per rinchiuderlo: o almeno, per illudermi di riuscirci", si descrive la protagonista. Quello da Londra a Siena è, per Catherine, non semplicemente un viaggio, uno spostamento fisico, ma un cammino interiore alla scoperta delle radici del proprio passato, di un passato dominato dalla dolorosa assenza della madre defunta quand'ella era ancora bambina, che la porterà progressivamente a una nuova consapevolezza di se e della propria storia grazie all'"incontro" con Giovanna da Fontebranda, vissuta nello Spedale di Santa Maria della Scala, rifugio di "gettatelli", luogo per bambini abbandonati, che accoglie anche infermi, viandanti e pellegrini in cammino lungo la Via Francigena. Per una colpa segreta che grava su di lei fin dalla nascita, Giovanna è costretta a non vedere mai la luce del sole. Catherine vuole scoprirne le ragioni, desidera saperne di più sul legame che esiste tra Giovanna e Santa Caterina di Siena, perciò decide di recarsi nella sua città natale.