Alla vigilia del suo viaggio a Fatima per i 100 anni delle apparizioni mariane ai tre pastorelli, Papa Francesco è tornato a martellare sul tema della doppia vita, “una malattia brutta nella Chiesa”, ha detto a braccio nell’omelia per l’ordinazione di 10 nuovi sacerdoti in San Pietro, ai quali ha rivolto un monito molto severo: “la parola senza l'esempio di vita non serve, meglio tornare indietro".
Nel 2010, proprio nel volo verso Lisbona, soffermandosi sul terzo segreto di Fatima, che descrive l’aggressione del male verso la Chiesa, simboleggiata da un “vescovo vestito di bianco” che cade sotto i colpi del nemico, Benedetto XVI, disse «quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio è anche che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno, dal peccato che esiste nella Chiesa”.
La più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori
“Anche questo - aggiunse - lo vediamo sempre ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa. E che la Chiesa ha quindi profondo bisogno di reimparare la penitenza, accettare la purificazione, imparare il perdono ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Dobbiamo imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza, le virtù teologali e che il male attacca anche dall’interno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che finalmente il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia. La bontà di Dio è sempre l’ultima risposta della storia”.
Una scia sulla quale Papa Francesco si è posto in modo molto netto: "non abbiate paura - ha detto il 6 maggio agli studenti del Pontificio Seminario Campano - di chiamare le cose per nome, di guardare in faccia la verità della vostra vita e di aprirvi in trasparenza e verità agli altri, soprattutto ai vostri formatori, fuggendo la tentazione del formalismo e del clericalismo che sono alla radice della doppia vita". "Non accontentarvi di raggiungere un ruolo e di indossare un vestito", li ha ammoniti.
Distinguere il pastore buono dal ladro, dal brigante e dal falso pastore
"Non è sempre facile - ha spiegato il giorno dopo alla folla di piazza San Pietro radunata per il Regina Caeli, che nel tempo di Pasqua sostituisce l’Angelus - distinguere la voce del pastore buono. C'è sempre il pericolo del ladro, del brigante e del falso pastore”. Parole con le quali ha ripreso il tema della corruzione del clero, che ha molte declinazioni, dall’idolatria verso la ricchezza e il potere, al malcostume del disimpegno e dell’attrazione verso il successo mondano, al peccato dell’infedeltà ai propri voti, al crimine gravissimo, infine, degli abusi sessuali sui minori o persone in condizione di soggezione. Quest’ultimo spaventoso crinale dal 2000 è diventato campo di battaglia tra chi ha preso sul serio la “tolleranza zero” proclamata da San Giovanni Paolo II, attuata da Ratzinger e ribadita da Bergoglio, a difesa dei deboli, e chi invece la pratica solo a parole, ma poi trasferisce e riammette al sacerdozio (è accaduto recentemente nella diocesi di Pordenone) anche quelli che hanno ricevuto condanne penali.
Recentemente con queste incoerenze, che spesso prendono le sembianze di un “muro di gomma” capace di assorbire ogni tentativo di fare seriamente pulizia, si sono confrontati i due membri della Pontificia Commissione per la protezione dell’infanzia, Maria Collins e Peter Saunders, che in quell’organismo voluto da Francesco, rappresentavano la voce delle vittime, e hanno entrambi gettato la spugna, mentre sono stati rispediti a casa due giudici che avevano coadiuvato il mitico promotore di giustizia dell’ex Sant’Ufficio, Charles E. Scicluna (oggi arcivescovo di Malta ma anche presidente in vaticano del tribunale d’appello sui ‘delicta graviora’, dopo un trasferimento proposto a Benedetto XVI dal segretario di Stato Tarcisio Bertone e non richiesto dall’interessato). Fatti che lasciano l’amaro in bocca, ma non debbono meravigliare, perché, come ha detto lo stesso Bergoglio, “la riforma della Chiesa procede due passi avanti e uno indietro”.
Ci si traveste da pastori per attentare all’ovile
Una realtà che non deve spingere però a nessun compromesso, come ha spiegato lo stesso Francesco nell'omelia per l'ordinazione di 10 nuovi preti, mettendoli in guardia "dalla doppia vita, che è una brutta malattia nella Chiesa". "Il gregge, che siamo tutti noi, ha come abitazione un ovile che serve da rifugio, dove le pecore dimorano e riposano dopo le fatiche del cammino. E l'ovile ha un recinto con una porta, dove sta un guardiano. Al gregge - ha osservato affacciato dalla finestra del Palazzo Apostolico con 4 dei nuovi sacerdoti - si avvicinano diverse persone: c'è chi entra nel recinto passando dalla porta e chi vi sale da un'altra parte. Il primo è il pastore, il secondo un estraneo, che non ama le pecore". Un concetto che il Papa ha sviluppato proprio nell'omelia per l'ordinazione sacerdotale dei nuovi preti, che "sono stati eletti dal Signore Gesù non per fare carriera ma per svolgere questo servizio". "Predicate - ha chiesto loro il Papa - in modo semplice come parlava il Signore che arrivava al cuore, non siate intellettuali, parlate semplice, parlate ai cuori e sia gioia e sostegno ai fedeli di Cristo il profumo della vostra vita, perchè la parola senza l'esempio di vita non serve, meglio tornare indietro".
Per il Papa, inoltre, "il presbitero che ha studiato molto e ha 1, 2, 3 lauree ma non ha imparato a portare la Croce di Cristo non serve: sarà un buon accademico un buon professore ma non un buon sacerdote". "Per favore - ha poi aggiunto Francesco - vi chiedo in nome di Cristo e della Chiesa, di essere misericordiosi sempre, non caricare sulle spalle dei fedeli pesi che non possono portare: Gesù rimproverò questo ai dottori della legge e li chiamò ipocriti".
La Giornata dei Bambini Vittime incoraggiata da Francesco, Mattarella e Grasso
Dopo il Regina Caeli, Papa Bergoglio ha poi unito la sua voce a quella del presidente della repubblica Sergio Mattarella per incoraggiare l'impegno contro la pedofilia dell'Associazione Meter, fondata da don Fortunato Di Noto, presente in piazza San Pietro in occasione della Giornata per i Bambini Vittime. Il gruppo di volontari e familiari dei piccoli abusati erano riconoscibili per i cappellini gialli. "Meter - ha detto Francesco - da oltre vent'anni contrasta ogni forma di abuso sui minori. Grazie tante per il vostro impegno nella Chiesa e nella società; andate avanti con coraggio!".
Da parte sua, il Capo dello Stato ha espresso “il suo più vivo apprezzamento per l'impegno di Meter accanto ai bambini più vulnerabili e indifesi”, lodando anche lui l’impegno di don Di Noto e dei suoi collaboratori nel "combattere la piaga delle nuove schiavitù, una battaglia che deve coinvolgere le istituzioni e l'intera società". Ed anche il presidente del Senato, Pietro Grasso, ha espresso "vivo apprezzamento per questo tradizionale appuntamento che accende, ancora una volta, i riflettori sulle nuove forme di schiavitù e sulle esigenze dei bambini". "La legislazione vigente a tutela dei minori - ha osservato Grasso - sia a livello nazionale, sia internazionale, è senza dubbio un'esemplare conquista sociale e civile in materia di diritti umani. I progressi raggiunti sono straordinari ma - per la seconda carica dello Stato - ancora c'è tanto da fare, in particolare dove persistono situazioni di degrado e di sottosviluppo che impediscono condizioni di vita rispettose dei diritti dei minori, non solo per la mancanza di mezzi necessari a garantire loro condizioni di sicurezza, ma anche per una totale assenza di sicurezza in tal senso".
Pure il cardinale di Ancona Edoardo Menichelli e numerosi vescovi italiani hanno inviato messaggi di adesione, tra i quali è significativo quello di monsignor Nunzio Galantino, segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana, che giura: "in un contesto tanto raccapricciante, la vostra lotta dev'essere la lotta di tutti, anche la nostra, perché, come ha scritto Papa Francesco, la Chiesa 'piange non solo davanti al dolore procurato nei suoi figli più piccoli, ma anche perché conosce il peccato di alcuni dei suoi membri'".