"Se non esiste nessuna verità ultima che guidi e orienti l'azione politica, una democrazia senza valori si converte facilmente in un totalitarismo aperto oppure subdolo, come dimostra la storia". Sono parole di Giovanni Paolo II nella storica visita al Parlamento italiano del 14 novembre 2002. Un monito che ancora oggi resta valido, sottolineano alcuni vescovi consultati da AGI all'indomani dell'intervista di Beppe Grillo al quotidiano cattolico Avvenire.
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Il manifesto della post-ideologia
In realtà, il leader dei 5 Stelle ha consegnato ai giornalisti Arturo Celletti e Luca Mazza un manifesto della post ideologia affermando che "la gran parte delle posizioni etiche trova le sue basi nell’ideologia di chi la esprime". Il Movimento "è post-ideologico: non siamo qui a dire cosa è giusto e cosa è sbagliato per e su ogni argomento. Per noi è fondamentale l’autodeterminazione, intesa come la possibilità data ai cittadini di essere cittadini”. Vi è dunque da parte dei 5 Stelle (o almeno del loro fondatore) un rifiuto essere connotati ideologicamente, "neppure su questioni definite etiche”.
La convergenza è su un solo tema
Una posizione che preoccupa non poco i vescovi anche se ovviamente da parte della Chiesa c'è attenzione alla novità dei 5 Stelle, e non potrebbe essere altrimenti, perchè i cattolici non sono cittadini a parte e evidentemente molti votano per questo movimento. Ma da parte della Chiesa Italiana non c'è un passo indietro relativamente ai valori, sui quali tuttavia ciascuna forza politica può convenire. E non a caso nei giorni scorsi si è verificata una importante convergenza sulle posizioni della Cei e di Papa Francesco da parte del vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, sul no al lavoro domenicale che ha "come unico risultato lo sfaldamento del nucleo familiare del negoziante e dei dipendenti, lontani dalla famiglia 7 giorni su 7”. Parole dunque analoghe a quelle di Papa Francesco e delle Cei su questo tema.
Una convergenza su un solo tema, tuttavia, è come una rondine: non fa primavera. E resta valido il richiamo dell'allora vescovo di Vicenza, Pietro Nonis, ai cattolici che votavano Lega: "non v'è dubbio - aveva detto il presule - che la coscienza di un cristiano deve orientarsi ad appoggiare, in politica, sistemi di valori garantiti da persone affidabili: sistemi di valori e non singoli valori che risultino sia nell'enunciazione sia alla prova dei fatti, conformi alla dottrina sociale cattolica'' .
La fine irreversibile del collateralismo
Ma nemmeno si può immaginare un passo indietro riguardo alla fine del collateralismo della Chiesa ad un partito, che c'era stato per la Dc a partire dal dopoguerra, ma non tornerà più per nessuno. L'attenzione verso tutte le forze democratiche è seguita storicamente alla fine dell'unità politica dei cattolici, imposta dai fatti (in particolare da Tangentopoli) e certificata dai discorsi di Papa Wojtyla alle assemblee Cei del 1992 e 1993. Il Pontefice polacco in proposito parlò di un "nuovo contesto morale, sociale ed istituzionale che la Chiesa deve contribuire a creare" e auspicò che "l’intera comunità cattolica italiana, con l’aiuto di Dio e sempre unita ai suoi Pastori", potesse "adempiere fino in fondo al mandato della nuova evangelizzazione, di cui sono parte essenziale l’evangelizzazione della cultura e l’annuncio e la testimonianza della dottrina sociale cristiana. Intorno a questa dottrina, messa a confronto con le concrete circostanze storiche, si coaguli l’impegno sociale e politico dei laici cattolici". "Non è forse proprio a causa delle presenti difficoltà che essi - sottolineò Giovanni Paolo II - sono chiamati ad operare con maggior coraggio, coerenza e generosità? Saranno allora, nella continuità e nella capacità di rinnovamento della propria tradizione, punto di riferimento e forza propulsiva del vero progresso di questa diletta Nazione, la cui civiltà è intessuta di opere di testimonianze cristiane".
Prima del Concilio Vaticano II, invece, la visione tradizionale concepiva la Chiesa come depositaria non soltanto della Rivelazione divina in senso stretto, ma anche del bene e del male nell´uomo, cioè della legge naturale.
Tuttavia c'è ancora un passo in avanti da compiere, seguendo Papa Francesco, che chiede ai pastori di camminare non tanto davanti al gregge ma accanto e anche talvolta dietro seguendo cioè le sue intuizioni, il "fiuto" infallibile del popolo di Dio che in un certo senso incarna la verità. Il popolo e non tanto il magistero ecclesiastico che in passato riteneva suo dovere "dettare indirizzi anche al legislatore civile".
La teologia del popolo fa la differenza
Una visione - quella della teologia latinoamericana - che mette al riparo anche dai rischi che derivano dall'utilizzo nella Chiesa delle categorie del marxismo o del capitalismo. “Le categorie della teologia del popolo - ha spiegato su Civiltà Cattolica padre Juan Carlos Scannone, gesuita argentino che fu professore di Bergoglio - sono di tipo storico-culturale, tratte dalla storia e dalla cultura latinoamericana. La Teologia del Popolo pensa la Chiesa in dialogo con i popoli. E non pensa al Popolo in un modo liberale, secondo il quale il popolo sono le persone che abitano in un dato territorio”. "Il passaggio da abitanti a cittadini fa parte della necessaria evoluzione, anche se non esaurisce la riflessione. La principale analogia per parlare del Popolo di Dio - rileva padre Scannone - è quella popolo-nazione".
Il teologo della liberazione Leonardo Boff sostiene invece che la categoria del Popolo di Dio viene più dalla nozione di popolo-classe, o di popoli come classi popolari. Per padre Scannone (e per Bergoglio) le cose sono diverse. “Di fatto in America Latina quelli che più conservano la cultura del proprio popolo, i valori del popolo-nazione, sono i poveri. E anche questo è assai tipico di Bergoglio. Dice sempre la Nazione, ma soprattutto i poveri, i più bisognosi, sia perché sono quelli che hanno più bisogno che perché sono coloro che conservano maggiormente questa nozione di popolo”. L'analogia che muove il pensiero che ispira il papa non è quella di classe, come indica Boff, ma quella di popolo-nazione. “Il popolo di Dio e i popoli della terra”, spiega padre Scannone, è un tema centrale per la Teologia del Popolo.