“In un Afghanistan che vedeva le madri che mettevano a letto i propri figli è stata sganciata quella che viene chiamata la ‘madre di tutte le bombe’. Per cui c’è l’orribile percezione che la velocità della guerra voglia frenare la velocità della vita”. Questo il commento della Radio Vaticana sulla “superbomba”, affidato a Luca Lo Presti, presidente di Fondazione Pangea Onlus, raggiunto telefonicamente a Kabul.
"Ci sono guerre dappertutto. Tutti insieme dobbiamo pregare per la pace", aveva detto in settembre Papa Francesco convocando la nuova Giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi, nel trentennale della storica Giornata Mondiale di preghiera convocata da san Giovanni Paolo II il 27 ottobre 1986. “Sull'esempio di san Francesco, uomo di fraternità e di mitezza, siamo tutti chiamati - ancora le parole del Papa - ad offrire al mondo una forte testimonianza del nostro comune impegno per la pace e la riconciliazione tra i popoli".
E proprio San Giovanni Paolo II il 5 febbraio 1986 a Madras, in India, riferendosi al dialogo interreligioso aveva spiegato: “Attraverso il dialogo facciamo in modo che Dio sia presente in mezzo a noi, perché mentre ci apriamo l’un l’altro nel dialogo, ci apriamo anche a Dio. E il frutto è l’unione fra gli uomini e l’unione degli uomini con Dio”.
Le cause profonde del terrorismo: l’odio, la voglia di vendetta e il risentimento degli oppressi
Al contrario i muri che dividono e lo sfruttamento dei poveri accendono le micce della violenza e del terrorismo. “L’esperienza dimostra che la violenza, il conflitto e il terrorismo si alimentano con la paura, la sfiducia e la disperazione, che nascono dalla povertà e dalla frustrazione”, ha detto Papa Francesco nel suo viaggio nel novembre 2015 in Kenya.
“Non si può dimenticare - ha scritto invece Benedetto XVI nel Messaggio per la Giornata della Pace del 2006 - che, purtroppo, proseguono ancora sanguinosi conflitti fratricidi e guerre devastanti che seminano in vaste zone della terra lacrime e morte. Ci sono situazioni in cui il conflitto, che cova come fuoco sotto la cenere, può nuovamente divampare causando distruzioni di imprevedibile vastità. Le autorità che, invece di porre in atto quanto è in loro potere per promuovere efficacemente la pace, fomentano nei cittadini sentimenti di ostilità verso altre nazioni, si caricano di una gravissima responsabilità: mettono a repentaglio, in regioni particolarmente a rischio, i delicati equilibri raggiunti a prezzo di faticosi negoziati, contribuendo a rendere così più insicuro e nebuloso il futuro dell'umanità. Che dire poi dei governi che contano sulle armi nucleari per garantire la sicurezza dei loro Paesi?”.
“Sappiamo quali sono le cause più profonde del terrorismo: il risentimento, l’odio compresso, la voglia di vendetta covati da popoli oppressi da tempo perché i beni non sono condivisi, i diritti non riconosciuti. Ciò che manca è la comunione, la condivisione, la solidarietà. Ma, si sa, i beni non si muovono se non si muovono i cuori”, ha elencato Chiara Lubich in un’intervista rilasciata nella Settimana Santa del 2004 a Zenit, mentre il mondo viveva le stesse angosce di oggi a causa della violenza.
La passione di Gesù rivive ogni giorno, ma anche la sua Pasqua
Per la fondatrice dei Focolari, della quale è in corso il processo di beatificazione, la passione di Gesù si ripete nel mondo di oggi. “E’ venerdì santo ogni giorno”, diceva, sottolineando che davanti al susseguirsi di uccisioni e attentati, in quelle immagini di violenza disumane, nel grido di quelle sofferenze, risuona il grido di abbandono che Gesù ha lanciato al Padre sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?, la sua prova più alta, la tenebra più oscura. Ma è un grido che non è rimasto senza risposta”.
Però “Gesù non è rimasto nel baratro di quell’infinita sofferenza, ma, con uno sforzo immane e inimmaginabile si è riabbandonato al Padre, superando quell’immenso dolore ed ha riportato così gli uomini in seno al Padre e nel reciproco abbraccio”. Secondo la Lubich, “urge, perciò, suscitare nel mondo, ovunque, spazi di fraternità, quella fraternità riconquistata sulla croce. Da quella croce - infatti - Gesù ci dà l’altissima, divina, eroica lezione su che cosa sia l’Amore: un amore che non fa distinzione, ma ama tutti; non aspetta il ricambio, ma prende sempre l’iniziativa; che sa farsi uno con l’altro, sa vivere l’altro; che ha una misura senza misura: sa dare la vita. Quest’amore ha una forza divina, può scatenare la più potente rivoluzione cristiana che deve invadere non solo l’ambito spirituale, ma anche quello umano, rinnovandone ogni espressione: cultura, politica, economia, scienza, comunicazione”.
“Sarà questa – concluse Chiara nell’intervista – la lotta più radicale al terrorismo: mostreremo la potenza della resurrezione che ha vinto l’odio e la morte, il vero volto del cristianesimo, un volto ben diverso dal mondo occidentale”. “Una convinzione che si è rafforzata in questi decenni di dialogo – aggiunse la Lubich rispondendo a Zenit – è che ciò che si aspettano, da noi cristiani, le persone di altre religioni, è soprattutto una testimonianza concreta dell’amore attinto dal Vangelo, che tutti desiderano e accolgono, quasi fosse la risposta alla connaturale vocazione all’amore di ogni essere umano”.
Una pagina degli inizi del Movimento dei Focolari dice la sorpresa per le prime scoperte: ‘L’Unità! Si sente, si vede, si gode, ma è ineffabile! Tutti godono della sua presenza, tutti soffrono della sua assenza. E’ pace, gaudio, amore, ardore, clima di eroismo, di somma generosità. E’ Gesù fra noi!’. E con Lui, è Pasqua perenne”.