Otto anni dopo la morte di James Graham Ballard, e 55 dopo la pubblicazione del suo primo romanzo, 'Il vento dal nulla', il succedersi di uragani che colpiscono sempre più violentemente l’America centrale fa pensare proprio a quel suo testo “catastrofista”. Vi si raccontava di un vento, inizialmente solo forte, poi sempre più intenso, che finisce per distruggere tutto, compresa l’immensa piramide che un esercito privato, al soldo di un supermilionario inglese, aveva edificato non appena si era capito che nessuna altra costruzione umana avrebbe retto alla lunga alla potenza devastatrice del vento. Solo dopo aver demolito anche questa estrema opera umana, alcune decine di giorni dopo che era cominciato, il vento di Ballard comincia a diminuire e il romanzo si chiude su un “day after” con una manciata di sopravvissuti a contemplare le rovine della piramide e del mondo intero.
Lo scrittore, britannico nato a Shanghai nel 1930, avrebbe successivamente preso le distanze da questo suo primo periodo “catastrofico” ('Vento dal nulla' aveva inaugurato una quadrilogia proseguita con 'Il mondo sommerso', 'Terra bruciata' e 'Foresta di cristallo'), ma si sarebbe confermato un buon anticipatore di eventi futuri prevedendo, una decina di anni prima che succedesse realmente, l’elezione dell’attore Ronald Reagan alla Casa Bianca (il libro, pubblicato nel 1970, si intitola 'La mostra delle atrocità'). Non è vissuto abbastanza a lungo per vedere Donald Trump negare l’effetto serra e ritirarsi dagli accordi di Parigi prima che gli uragani del settembre 2017 cominciassero a instillare qualche dubbio anche ai più convinti “negazionisti”.