Siamo davvero arrivati a fare sesso con una bambola di elastomero termoplastico?

Apre a Torino la prima casa di appuntamenti con ospiti di gomma. Non è uno scherzo

Siamo davvero arrivati a fare sesso con una bambola di elastomero termoplastico?

Se qualcuno pensava che l'ultimo stadio dell'alienazione e dell'asocialità fosse rappresentata dall'assuefazione da smartphone era ottimisticamente fuori strada. A ricordarci che l'umanità è sempre meno umana adesso arriva in Italia (aprirà a Torino il 3 settembre) la prima casa d'appuntamenti ludico-sessuale; ovvero un luogo in cui a fornire prestazioni e a eccitare i clienti saranno bambole e bamboli gonfiabili. Tutti firmati LumiDolls, società catalana specialista nel settore.

Alla luce di quanto sopra devo confessare che, pur non essendo mai stato un acceso sostenitore delle case chiuse, una notizia del genere mi fa venire voglia di legalizzare ovunque bordelli in cui a soddisfare i clienti e le clienti, etero e omo, siano persone in carne e ossa. Perché per quante riserve si possano eticamente avere sulla prostituzione, l'idea di due esseri umani in carne e ossa che si congiungono carnalmente, seppure a pagamento, fa sempre meno specie di persone che raggiungono scientemente una casa di appuntamenti per accoppiarsi con delle Barbie a dimensione naturale.

Siamo davvero arrivati a fare sesso con una bambola di elastomero termoplastico?

Il tutto tacendo sullo sguardo sospeso a metà fra Ken il Guerriero e Orietta Berti appena punta da uno scorpione delle bambole in questione. Ma in fondo chi siamo noi per giudicare gli amanti della plastica (per l'esatteza: elastomero termoplastico)? Se fosse un modo per toglierla dagli oceani e rinchiuderla dentro a queste case di bambole per doll-lovers sarebbe già un passo avanti.

Anche se la sensazione, di fronte a questi chili di addominali e tette di gomma, è che il nuovo locale d'appuntamenti più che la differenza dovrà prepararsi a fare la differenziata. Eppure i responsabili dell'azienda catalana, sicuri del fatto loro, e certi dell'imminente successo, spiegano gongolanti:

“Le persone verranno qua a riscoprire nuove forme di sessualità”. E pazienza se alla voce “sessualità” la Treccani riporta: “Il complesso dei fenomeni mediante i quali due organismi della stessa specie riescono a operare tra loro scambi di materiale genetico”. Saremo antiquati e bacchettoni noi a non capirlo, ma prima che si mobilitino gruppi di attivisti a tutela dei diritti degli amanti delle bambole tettute, potremo sempre rifugiarci nella lingua italiana. E giustificare la nostra visione conservatrice ribadendo che la sessualità è sì varia, ma oltre le barriere della lingua diventa qualcosa di diverso a cui, perlomeno, andrebbe trovato un nome. Giusto per non fare confusione.



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