Quello che Jake Angeli potrebbe non sapere sulla democrazia
La modernità riconosce uguale dignità ad ogni essere umano ma a tale acquisizione, che è propria dello stato laico e che rimane anche se si diventa atei, si è giunti storicamente attraverso la consapevolezza che davanti a Dio siamo tutti uguali
© Afp - Jake Angeli 6 gennaio 2021
Nel momento in cui il mondo intero rigetta nella maniera più ferma quanto avvenuto il 6 gennaio scorso a Capitol Hill, vale la pena riprendere un'affermazione di Papa Benedetto - ripetuta significativamente in due occasioni diverse - in cui Ratzinger sottolineava il nesso tra cristianesimo e democrazia.
Eravamo nel 2011 e per due volte – nel Messaggio del primo gennaio per la Giornata mondiale della pace e nel Discorso immediatamente successivo al Corpo diplomatico – il Pontefice sottolineò con le stesse parole come i passi del cristianesimo fossero i passi della democrazia.
"Le comunità cristiane con il loro patrimonio di valori e principi - disse il Papa - hanno fortemente contribuito alla presa di coscienza delle persone e dei popoli circa la propria identità e dignità, nonché alla conquista di istituzioni democratiche e all’affermazione dei diritti dell’uomo e dei suoi corrispettivi doveri" (1 e 10 gennaio 2011).
Quest'affermazione può sorprendere perché spesso la Chiesa viene accusata di essere antidemocratica, ed è vero che in alcune sue strutture la Chiesa non è, e non è stata, democratica. Il Papa "teologo" però intendeva sottolineare come una vera democrazia è possibile solo se è un sistema politico che si alimenta dell'idea per cui ogni essere umano conta quanto gli altri ed è pari agli altri in dignità: per questo nessuno è escluso dal diritto di voto e tutti hanno la stessa capacità di agire nelle istituzioni. Questo principio, storicamente, è stato veicolato in occidente dalla convinzione che, poiché Cristo muore sulla Croce per ogni essere umano, ogni uomo è uguale davanti a Dio.
È vero che la democrazia è nata nella Grecia antica ma lì essa non è mai stata "per tutti". I greci riconoscevano dignità, e quindi diritti, solo al cittadino maschio adulto che avesse completato l'addestramento militare. Si chiamava "efebia", ed era un periodo di due anni in cui i giovani si esercitavano sotto il controllo dello stato. Di fatto questo significava che erano esclusi dalla democrazia le donne, gli stranieri e gli schiavi anche quando avevano ottenuto la libertà: in sostanza tra l'80 e il 90% della popolazione non votava.
La democrazia moderna invece, che condanna la schiavitù, conferisce il diritto di voto a tutti: anche ai sofferenti, anche ai malati, anche ai falliti, anche a coloro che hanno condotte di vita che per altri cittadini sono immorali o riprovevoli. La modernità riconosce uguale dignità ad ogni essere umano ma a tale acquisizione, che è propria dello stato laico e che rimane anche se si diventa atei, si è giunti storicamente attraverso la consapevolezza che davanti a Dio siamo tutti uguali.
Forse è troppo pretendere che sappia tutto ciò Jake Angeli, l'italoamericano ultras pro-Trump vestito da sciamano la cui immagine ha fatto il giro del mondo, ma, se non lui, è importante che noi, o almeno qualcuno di noi, lo sappia e se lo ricordi.
John McCain, il repubblicano che venne sconfitto da Obama nel 2008, pronunciò il 4 novembre di quell'anno un discorso che trasuda dignità ed onore, e che mostra come la qualità degli sconfitti ha la capacità di dare onore alle istituzioni. Quando i perdenti non hanno questa capacità è ancora più importante che la gente comune, il cittadino qualsiasi, si ricordi delle proprie radici per tenere vivo il fuoco della libertà e della democrazia.