Il gran giorno è arrivato, una specie di capodanno per tutti quelli che nella vita volevano o avrebbero voluto fare gli arredatori ma sono finiti a fare tutt’altro, o anche, se vogliamo leggerla al contrario, il giorno in cui agli arredatori viene ricordato che il loro contributo alla società è ormai obsoleto e sarebbe meglio si mettessero a fare tutt’altro. Perché cos’altro rappresenta Ikea? Su cosa basa il suo successo se non nella voglia (diritto?) che ha ognuno di noi di arredare il proprio nido a propria immagine e somiglianza? Oggi esce il nuovo catalogo Ikea.
Più distribuito di un romanzo di Ammaniti (190 milioni di copie spedite in 50 paesi), più discusso del governo giallo-verde, più cliccato di Pornhub, quel librone sta per entrare nelle nostre vite, e dopodiché nulla sarà più come prima. A partire dal nostro habitat, ovviamente; lo sfoglieremo, non si può proprio farne a meno, e ci chiederemo quale arredamento potrà cambiare totalmente il nostro stare a casa? Il protagonista di Fight Club, il capolavoro firmato Chuck Palanhiuk, la chiama “tendenza al nido Ikea”, “quale tipo di salotto mi caratterizza come persona?” si chiede, per poi concludere: “Una volta leggevamo pornografia, ora siamo passati ad arredomania”.
Tutto vero. La soddisfazione che proviamo nel portare a casa il mobile giusto è quasi inarrivabile. Il catalogo di quest’anno infatti, basandosi sulla solita, maledettamente svedese, idea del mondo, ci prospetta non un arredamento diverso ma un’intera vita diversa. Evidentemente molto più svedese. Sette tipi diversi di case, questa l’offerta dell’anno basata sullo slogan “Siamo fatti per cambiare”; il catalogo ce le fa esplorare per aiutarci anche a misurare, appunto, la nostra esistenza, i nostri traguardi e i nostri desideri, in metri quadrati. Siamo quelli con la casa in campagna e necessitiamo di mobili da esterno? Magari. Siamo quelli con la casa minuscola arredata come un set di Friends? Non più. Siamo quelli con la famiglia numerosa e talmente ricchi da sentire il bisogno di comprare una serie di pouf (novità assoluta dell’anno)? Solo nei nostri sogni.
Quel che è certo è che la vita sarebbe meravigliosa vissuta con l’ottimismo del catalogo Ikea di quest’anno, con le case piene di bimbi felici che se ne stanno buoni su una poltroncina da 80 euro a leggere libri; o piene di animali, anche questa una nuova trovata, un augurio quasi, quello di essere talmente benestanti da aver bisogno di una casa a misura di animale. Quasi trecento pagine che ci prospettano una vita migliore a pochi euro di distanza; pochi euro giustificati dal fatto che poi questi mobili te li devi montare da solo, e quello che può sembrare uno stratagemma per vendere di più in realtà non è altro che un’offerta da parte dell’azienda più svedese del mondo: farti scoprire chi sei. Puoi stare lì davanti al tuo armadio dall’accento impronunciabile sezionato in 15 scatole diverse e capire davvero di che pasta sei fatto, quanto sei uomo.
Appartieni a quella categoria che se li fa recapitare e montare a casa o sei uno di quei feticisti del cacciavite elettrico che si diverte come un bambino che gioca coi Lego? Mobili chiaramente, anche quest’anno, che accontentano tutti, da chi vuole costruirsi una tana confortevole e dai colori tenui a chi acquista l’Ektorp, il divano a due posti con la federa a fiori talmente brutto che potrebbe rappresentare ufficialmente una dichiarazione di guerra al mondo da parte della Svezia. Inutile dire che questo è anche storicamente il capodanno dei poveracci, dei fuorisede che vagano come schegge impazzite da un piano all’altro dei palazzi gialloblu in giro per l’Italia insieme a genitori apprensivi che “compra un set di posate in più che non si sa mai ti viene a cena qualcuno” non sapendo che li rivedranno a Natale intossicati da pizza al taglio e kebab.
La capacità dell’azienda di giocare con la psicologia umana è tanto efficace quanto spietata. Vorresti pregarli di lasciarti perdere, di farti arrendere all’idea di utilizzare i mobili di mammà vecchi di 230 anni, talmente tristi che sembrano disegnati da Eugenio Montale, ma loro non mollano, non hanno mai mollato, per cui, come ogni anno, vagherai per quei palazzoni anche tu, come milioni di italiani ogni anno, acquistando qualsiasi cosa ti sembra sottoprezzata (quindi più o meno tutto), e non contento alla fine della giostra farai anche una scorta di cipolle fritte e salse all’aneto, anche se non hai la minima idea di cosa sia un aneto. Questo perché a prescindere da chi siete, da come è fatta casa vostra o come desiderate che sia fatta la vostra futura casa, la realtà è che Ikea funziona perché materializza perfettamente sotto i nostri occhi il concetto stesso di pubblicità, ovvero la vendita di una prospettiva migliore. E dentro il catalogo Ikea di quest’anno, come sempre, uno vorrebbe, più che scegliere qualcosa, trasferirsi direttamente lì dentro.