Cosa non è stato detto sul ritiro di Jack Ma
In Cina se diventi troppo ricco o troppo potente ricorda sempre che devi fare un passo indietro per il bene della comunità. Altrimenti potresti sempre inciampare

Jack Ma, il fondatore di Alibaba, lascia “volontariamente” il gruppo da lui fondato per darsi alla beneficienza. Per quando Bloomberg, già a settembre 2018 diceva che Jack lasciava senza “un piano preciso”. I giornalisti occidentali (un poco ignoranti) strillano di gioia paragonandolo a Bill Gates (che ha di fatto lasciato la guida di Microsoft per aiutare il mondo).
I fatti sono altri e quello che non si dice è che Jack Ma è solo stato più intelligente di molti altri suoi colleghi imprenditori cinesi. Chi in Cina ha voluto restare troppo a lungo al comando della propria azienda, ora è in prigione.
Invece di elogiare Jack Ma e la sua voglia di fare del bene, si dovrebbe elogiare la Cina, o meglio, il partito comunista cinese, che negli ultimi anni ha reso ben chiaro a tutti gli imprenditori nazionali che “la Cina non sono gli Stati Uniti”.
Malgrado alcune uscite “felici” di alcuni analisti anche italiani, la Cina ha dei seri problemi tra cui la fuga di capitali. Il suo supposto capitalismo (bel lungi dall’essere la copia di quello occidentale) è stata un abile mossa del partito comunista per aggiornare il paese esternalizzando i costi.
Facciamo una piccola rivisitazione storica.
Le scelte del governo cinese di aprirsi al WTO furono viste come la fine del comunismo. Tutto al contrario, furono scelte ben ponderate per rendere moderna la Cina. Il primo passo fu diventare la fabbrica del mondo. Il gioco era semplice: i manager occidentali, ottusi e in fissa con il trimestre positivo, furono attratti come falene in Cina. Di fatto il Dragone offriva il suo grande mercato e la sua manodopera a basso costo per produrre, con regole sul lavoro e sull’ambiente molto sportive, tutto quello che si voleva.
Il risultato primario di questa strategia è stato in alcuni decenni sventrare il tessuto socio economico occidentale e di rubare decine di anni di ricerca tecnologica portandoli in Cina. In pratica la Cina ha dato un pò di forza lavoro (qualche milione di schiavi) e in cambio ha fatto un balzo in avanti, dal punto di vista tecnologico, di almeno 40 anni. È come se nel 1910 le nazioni europee avessero ricevuto, in 5 anni tutte le ricerche tecnologiche degli ultimi 90 anni.
Il secondo passo del governo cinese fu ancora più brillante. Comprese presto che essere la semplice fabbrica del mondo non avrebbe avuto un futuro brillante. Impose a tutti i gruppi stranieri di dover prendersi un socio locale. Un socio locale che, nemmeno a dirlo, era sempre legato al partito. In pratica, ogni azienda straniera che decideva di produrre in Cina faceva partnership con il governo.
C’era però un terzo elemento che, se non fosse stato implementato, avrebbe reso la Cina una semplice nazione di schiavi.

La Cina aveva bisogno di menti brillanti che potessero elaborare una versione “cinese” della tecnologia occidentale. E quindi in alcuni decenni sono nati i grandi imprenditori cinesi di cui Jack Ma è solo l’ultimo. Imprenditori cinesi che hanno avuto un numero infinito di facilitazioni dal governo: sia ufficiali, nella forma di prestiti, sia ufficiosi (al limite della legge e molto spesso ben oltre) nella forma di ibride relazioni tra ufficiali del governo e imprenditori (il termine Guanxi spiega tutto molto chiaramente).
Alibaba non si limita a vendere online. L’impero costruito con grande ingenio da Ma è ormai diventato un colosso nei pagamenti, nella gestione dei bigdata. Bigdata che il governo cinese ha deciso di utilizzare a modo suo creando un sistema di controllo, chiamato benignamente Social Credit System, che di fatto mette in rete tutti i cittadini urbani (si ricordi che la Cina ha gentilmente esortato 250 milioni di cinesi che vivevano nelle campagna a traslocare nelle città).
Il governo cinese ha gentilmente ordinato a tutte le aziende nazionali listate in borsa di creare un branch interno del partito comunista. In pratica, l’equivalente occidentale di un distaccamento dei sindacati.
Il passo successivo è stato di imporre a tutte le aziende cinesi di spiegare, sempre in modo gentile, dove muovevano i loro soldi. Speciale interesse è stato dedicato dal governo cinese alle aziende che hanno spostato i soldi all’estero.
E ora torniamo al mistero dei miliardari che “lasciano” le loro aziende. Già nel 2013 the Atlantic si domandava perché molti miliardari cinesi “sparivano”. La lista sarebbe lunga ma se ci atteniamo solo agli ultimi arrivati non c’è da stare allegri.
Wu Xiaohui, capo della più grande gruppo assicurativo cinese, la Anbang Insurance Group, ha vinto un soggiorno a spese dello stato di soli 18 anni. Aveva avuto la discutibile idea di fare troppi investimenti all’estero.
Xiao Jiahua, miliardario fondatore di Tomorrow Group è sparito (sparire in Cina è facile ma se sei così ricco o sparisci perché ti cercano o perché ti hanno trovato!).
Ye Jianming, guidava la CEFC China Energy, la più grande azienda privata cinese operante nel settore energetico. Arrestato per crimini finanziari e la sua azienda liquidata (leggasi riassorbita da mamma Cina).
Jack Ma ha semplicemente cominciato a sentire il fiato del dragone sul collo, ha compreso che è cresciuto troppo e la sua azienda ha fin troppi legami con lo stato.
Quindi, invece di essere arrogante come gli altri miliardari (l’arroganza non è ben vista in Cina, specialmente dal partito) ha semplicemente deciso di lasciare la sua azienda ad altri (qualcuno malignamente suggerisce persone vicine al partito) per andare a fare del bene al resto del mondo.
La regola cinese è molto semplice e, malgrado le analisi di “esperti occidentali” iper ottimisti, molto chiara. In Cina se diventi troppo ricco o troppo potente ricorda sempre che devi fare un passo indietro per il bene della comunità. Altrimenti potresti sempre inciampare.
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