“Non rifiuto il mercato né il capitalismo, ma credo nelle politiche economiche di mantenimento e di decrescita”. Se venticinque anni fa qualcuno avesse detto ai fan degli Articolo 31, che oggi si aggirano probabilmente borghesi e incravattati mentre ai tempi vestivano pantaloni larghi e giocavano a scimmiottare i rapper americani, che oggi quelle parole provengono dalla bocca di J-AX, probabilmente si sarebbero messi a ridere e guardato come matti. Ma questa è la realtà oggi, ed è una realtà molto tenera e commovente; perché assistere alla maturazione, anno dopo anno, di un artista, quindi scoprirlo giovane che inneggia alla legalizzazione dell’amica “Maria” (ma probabilmente, in altri termini molto più adulti e politici, lo farebbe anche oggi) e ritrovarlo maturo ed energico, serio ed emozionato, come quando racconta nell’ultimo singolo, “Tutto tua madre”, degli anni vissuti nella paura di non poter avere un figlio, quasi fa scendere una lacrima.
J-AX si è fatto uomo e tutto è accaduto mentre anche noi ci facevamo uomini, e ripercorrere le tappe della sua carriera è esattamente come ripercorrere quelle della nostra vita. Il 27 novembre uscirà il suo nuovo libro, il suo quinto, dal titolo “Consigli a me stesso, i miei 2 centesimi”, citando il fantagenio del giornalismo Simpsoniano Kent Brockman. A quanto pare la maturazione lo ha portato ad affrontare le cose della vita con una saggezza che lui stesso definisce “da zio”, per cui nelle canzoni si confronta con temi adulti, non manca mai di dire la sua riguardo la politica e sui social, da un paio d’anni, dispensa perle di umile saggezza.
Ma, ripetiamo, è sempre saggezza da zio, di quelli giovanili e simpatici che hanno un anno in meno dei nostri genitori ma ne dimostrano solo uno in più di voi. In due milioni lo seguono sulla sua pagina Facebook e mai nessuno ha potuto puntualizzare al rapper momenti di fastidiosa saccenza. Chissà il giovane il J-AX di “Così Com’è”, quello che rappava la rabbia, molto soft, c’è da dirlo, degli anni ’90, e che con grande timore guardava al nuovo millennio come l’epoca catastrofica che cantava in “2030”, cosa ne avrebbe fatto dei social network; se avrebbe impegnato il suo tempo in sciocchi “dissing” con i colleghi del genere.
Ora certamente no, anche perché vive nella consapevolezza che senza il suo lavoro con gli Articolo 31 (forse discograficamente molto più decisivo di quello di Jovanotti) questi suoi colleghi che si riempiono la bocca di patetico machismo nemmeno sarebbero esistiti.
Ed è sempre sulla piattaforma bianca e blu ad annunciare ai suoi followers l’uscita del libro con un post che dice: “In questi ultimi 2 anni mi sono molto divertito a condividere con voi le mie opinioni personali o semplicemente le mie esperienze di vita. Io non sono di certo un intellettuale, un guru o un tuttologo - e non voglio dire a nessuno come vivere la propria vita - semplicemente ho imparato molto dagli errori nella mia di esistenza e ho voluto raccogliere in questa raccolta tutto ciò che ho imparato e che eviterei di ripetere, e qualche consiglio da Zio per vivere più serenamente”.
Intervistato da La Repubblica per l’occasione J-AX, evidentemente non può proprio farne a meno, ci stupisce per l’assennatezza del suo pensiero, per esempio quando, giustamente, gli viene chiesto quanto possa premiare questo genere di esposizione libertaria: “Mica tanto. Per questo i cantanti stanno sempre zitti, al massimo prendono posizioni politicamente trendy. Se dici "non sono di destra" poi tutto il pubblico di destra magari smette di seguirti. Ma dopo tutti questi anni, considerando la demagogia che c’è in giro, mi andava di riportare il discorso su un piano umano con questo libro”.
Un raziocinio tangibile che forse stupisce un po' anche lui, sempre perfettamente lucido nel rapportarsi ad un se stesso di non troppi anni fa, quando era entrato nel tunnel della dipendenza da cocaina, e che spiega dicendo che: “Penso sia dovuto al lavoro che ho fatto, mi sono preso il tempo di crescere, informarmi, guardarmi intorno. Ho capito le ragioni della mia rabbia, all’epoca non sapevo perché mi sentivo represso, ero figlio di una classe medio- bassa condannata all’estinzione senza trovare un posto nel mondo”.
E poi, certo, la politica, a J-AX, chi lo segue assiduamente lo sa, un pensiero consapevole non è mai mancato, non è un caso, per esempio che lui il fenomeno Trump lo avesse annunciato in tempi non sospetti “andare in America e viverla oltre il sentito dire e i film mi ha aperto gli occhi, perché io non vado a New York o Los Angeles ma al centro, nell’America vera. C’è un tweet che lo prova: quando si candidò Trump, dopo venti anni di berlusconismo, io ho detto " questo vince". Perché era una bomba a mano che la gente incazzata da anni voleva lanciare dentro la Casa Bianca. Qui è successo un po’ lo stesso con Salvini e i Cinque Stelle”.
Il commento sulla situazione italiana è d’obbligo dato che lui di scambi di battute, specie con Salvini, ne ha avuti e sono sempre stati accesissimi, e le sue simpatie per il Movimento di Grillo non sono mai state un segreto. Oggi però l’opinione sembra essere mutata. “Come idea di base mi piacciono, ma vederli al governo con la Lega mi piace meno. Ora sono abbastanza disilluso e spaventato dalla situazione attuale”. Chiaro, e allora ecco l’idea dei 2 cents venuta “Guardando i Simpson: c’è Kent Brockman, quello che fa il telegiornale, che ha una rubrica che si chiama My 2 cents, un’opinione non richiesta che vale quello che vale. Mi seguono in due milioni su Facebook, un pubblico ormai generalista, mi è sembrata un’occasione per diffondere le mie idee, a fin di bene. Poi la gente deciderà se sono consigli utili”.
E adesso? Ora Alessandro Aleotti ha 46 anni, ottimamente portati come dimostrano i 10 live al Fabrique di Milano andati tutti sold out con settimane di anticipo portati a casa. “Due ore e quaranta di concerto, poi l’after show e poi alle 7 sveglio per portare mio figlio all’asilo. Assurdo come ai bei tempi, ma stavolta da sobrio”. Ha una famiglia quindi ora, sono lontani i tempi della trasformazione adolescenziale, quella che ha fatto nascere J-AX il rapper duro e puro alter ego del più timido e bullizzato Aleotti Alessandro “un po’ come Superman per Clark Kent. Ax era la parte di me che volevo essere”.
Ora dunque va tutto bene, e tutto il pubblico che sta dalla sua parte, vecchio o nuovo che sia, non può che gioire insieme a lui, perché insieme a lui, nella vita, chi più chi meno, si è arrivati qui, ad una certa saggezza, a ritrovarsi invecchiati come il vino pensando che sarebbe potuta andare molto peggio. Però una cosa a J-AX la imputiamo, un leggero tradimento da parte sua: ma come? Non dovevamo restare “Piccoli per sempre”? Perdonato all’istante, nessun problema. Se per forza si è costretti a invecchiare meglio farlo così. “Così com’è”.