Il senatore Lucio Malan, in quota Forza Italia, l’aveva minacciato dalla sua pagina Facebook il 10 dicembre, circa un mese fa. Nessuno ne aveva parlato, nessun giornale aveva ripreso il post e nessuno poteva immaginare che si sarebbe davvero messo di buzzo buono a scrivere a 18 Procure della Repubblica per far partire le indagini volte a capire se nei testi di Sfera Ebbasta si possa scorgere il reato di “Istigazione all’uso di droghe”.
L'esposto di Malan
A dicembre scriveva così “Chiedo che i magistrati verifichino se nei testi da lui proferiti pubblicamente si configuri, come a me pare, il reato di istigazione all’uso di droghe (...). Nelle sue asserite canzoni, accanto a un atteggiamento di totale disprezzo nei confronti delle donne, descritte unicamente come un bene di consumo di cui approfittare, vi è un incessante esaltazione del consumo di droga e spesso della guida in stato di ebbrezza o sotto l’effetto di droghe. Ciò è particolarmente grave data l’età di molti componenti del pubblico degli spettacoli.
Tutto questo nulla cambia riguardo alle responsabilità sui tragici fatti avvenuti alla Lanterna Azzurra di Corinaldo (...). Quando l’idolo della serata, o meglio della nottata, è uno che continuamente propone lo stile di vita del tossicodipendente, esalta la figura di Pablo Escobar (...) parla di guida a 180 all’ora in stato di ebbrezza come esperienza di cui vantarsi, non è così strano se il locale non osserva le norme di sicurezza o qualche sconsiderato pensa di usare lo spray al peperoncino sulla gente per divertirsi
L’esposto è consultabile al sito dell’Onorevole e denota l’impegno dello stesso Malan nell’analizzare e riportare fedelmente interi stralci di brani di Sfera Ebbasta con tanto di note a pié pagina che riportano a Wikipedia per spiegare a chi legge lo slang usato dal trapper.
Ma l’incriminazione di Sfera Ebbasta creerebbe un pericoloso precedente che causerebbe, sempre a rigore di legge, l'apertura di indagini su una quantità esorbitante di artisti italiani, molti di questi tra i migliori sfornati dalla storia del cantautorato italiano.
Gli artisti da incriminare
Prendiamo in esame giusto la musica nostrana, senza nemmeno pensare al fatto che questa nuova forma di “proibizionismo de’ noantri” resetterebbe l’intera discografia rap, punk e rock, compresi, giusto per fare i due esempi più lampanti, Beatles e Rolling Stones. La lista, se parliamo di sola presunta “istigazione”, mettendo da parte chi semplicemente in certe sue opere ha raccontato storie di droga, è la seguente:
- Eugenio Finardi nella sua Scimmia scrive “Il primo buco l'ho fatto una sera a casa di un amico così per provare/e mi ricordo che avevo un po' paura c'è molta violenza in un ago nelle vene/ma in un attimo una fitta di dolore un secondo da aspettare/poi un'ondata dolce di calore quasi come nell'amore/e poi mi son lasciato andare completamente rilassato/in un benessere artificiale come mai avevo provato”.
- Gli Afterhours, in La sottile linea bianca, provano a mascherarsi dietro la lirica, forse prevedendo prima o poi accuse di questo tipo, ma quando scrivono “Bianco calore/Scalda il mio amore/Bianco calore/Sfondami il cuore” il riferimento alla cocaina è fin troppo evidente.
- I Prozac+ “istigano” già a partire dal nome della band, è innegabile, non contenti il successo che li porterà a riservarsi uno spazio nella storia della musica si intitola “Acida”, e se proprio aveste ancora qualche dubbio sulla loro colpevolezza basta leggere qualche strofa tipo “Che viaggio strano quando tornerò, poi lo rifarò, poi lo rifarò/Così lontano non son stata mai, non son stata mai, già ripartirei/Mi sento bene un po' stordita, ma gioiosa, ma gioiosa”
- Vasco Rossi quando cantava Bollicine, con la quale vinse il Festivalbar del 1983, fece arrabbiare non poco la Coca-Cola che addirittura, secondo fonti non confermate, minacciò anche denuncia. La canzone è un inno “sloganato” sui benefici della bevanda americana. Molti però, forse anche alla luce dei fatti di cronaca dell’anno seguente, che videro il rocker di Zocca finire davvero dietro le sbarre a causa della detenzione di più di venti grammi di cocaina, rilessero il testo come un elogio alla cocaina. Effettivamente qualche dubbio viene “Coca cola… e sei protagonista/coca cola… per l’uomo che non deve chiedere…..mai!!!/..con tutte quelle tutte quelle bollicine…/coca cosa?” ma si tratta di malpensanti.
- Gli Articolo 31 conquistano il successo con la canzone “Ohi Maria”, che parte con un inequivocabile urlo che recita “Legalizzala!” seguito da ovazioni. Nel testo J-Ax, all’epoca ancora in società con Dj Jad, parla dell’amore verso questa Maria e il riferimento alla Marijuana non sfugge ai più, e d’altra parte il ritornello non potrebbe essere più chiaro: “Ohi Maria, ti amo/Ohi Maria, ti voglio”
- Anche Neffa rischia di finire dietro la lavagna, la sua “Io e la mia signorina”, che molti hanno sempre recepito come allegrotta canzone d’amore, sarebbe in realtà dedicata proprio alla marijuana. Non ci credete? Basta leggere il testo con attenzione “io e la mia signorina stiamo bene insieme/nella mia mano c'è un fiore quando voglio un bacio me ne da di più/abita al piano di sopra e dopo un po' mi dice chico vieni su/voglio lei perché brucia sempre/è l'unica che è vera veramente”.
- Cosa sarebbe stata la nostra canzone d’autore senza Rino Gaetano? E se leggessero con la lente di ingrandimento il testo di “A Khatmandù”? “Si fumava non ci davano la sola/Uno sguardo o soltanto una parola/Ci bastava per capire/Dove il lupo va a guaire/E la notte quei ricordi della sera/Fra i fumi degli spini e la barbera/Ci facevano pensare/Dove il lupo va a sbranare”
- Anche Pino Daniele avrebbe rischiato di non fare parte delle nostre vite se qualcuno si fosse accorto che in “Putesse essere allero” parlava degli effetti della marijuana “E dimme quacchecosa nun me lassà accussì/stasera sto sballato che voglia 'e partì/…Putesse essere allero see you nu spinello 'mmocca”.
- Alberto Camerini, l’Arlecchino del rock italiano, oggi ha 68 anni e potrebbe scontare a distanza di tempo le conseguenze di aver scritto e pubblicato la dimenticabilissima “Fatti una canna”, che recita “Fatti una canna e balla/Se dormi troppo e non riesci a fare niente/Quando vorresti ballare con la gente/Sali su una foglia di cultura/Respira il profumo di natura”
- Indimenticabile poi il verso di Stefano Rosso, che sosteneva nel classico in “Una storia disonesta” quanto fosse bello “due amici, una chitarra e uno spinello”, ma nel 2008 purtroppo è venuto a mancare.
- Chi è certamente sotto rischio è Francesco Bianconi, leader dei Baustelle, una delle realtà autoriali più importanti nel nostro Paese. Potrebbero essere guai se qualcuno si ricordasse del testo di “Charlie fa surf”, specie quando dice “e vado in chiesa e faccio sport/prendo pastiglie che contengono paroxetina/Io non voglio crescere/andate a farvi fottere”
- Samuele Bersani va anche oltre, compromettendo la storia d’amore tra due innamorati che si chiamano con il nome di due psicofarmaci. La canzone si intitola infatti “En e Xanax” ed è una delle più belle canzoni d’amore scritte nella nostra lingua. Peccato che i due alla fine “si anestetizzavano con le loro lingue al gusto di menta e marijuana”, il che fa finire l’autore bolognese tra i potenziali proibiti per legge.
- Anche Zucchero rientra nella lista e in maniera abbastanza subdola. Storico ormai infatti il suo messaggio subliminale alla fine di “Miserere” che, se ascoltato al contrario recita chiaramente “hashis... eroina e droga”. Rientrerà anche lui nella lista degli istigatori? Ma soprattutto, Luciano Pavarotti ne era al corrente quando prestò la sua voce per lo storico duetto?
- E che dire del mitico Nino D’Angelo che cantava senza mezzi termini “O’ spinello”, chiedendo nel testo “Dateme no' speniello faciteme Fumà/Napule questo me da, Napule questo ce da”. Forse qualcuno potrebbe anche accusarlo di razzismo nei confronti della sua stessa Napoli?
In realtà già dieci anni fa, come ricorda La Stampa, alcuni ricercatori dell'Università di Pittsburgh analizzarono 279 canzoni tra quelle pubblicate nelle classifiche del settimanale specializzato «Billboard» arrivando a ipotizzare pericolose conseguenze nei giovani ascoltatori dato che “i messaggi legati al consumo di droga presenti nei testi sarebbero spesso associati a connotazioni positive, al sesso, ai soldi, al successo”. Ma all’ipotesi di reato non erano arrivati nemmeno loro.
In effetti intere generazioni sono cresciute senza che mai nessuno abbia spiegato a base di cosa veniva preparata la polvere di Pollon, quella che “Sembra talco ma non è, serve a darti l’allegria”, così l’ultima nella lista dei cattivi è Cristina D'Avena.