Beppe Grillo Super Ospite dei 5 Stelle?

Dopo lo show al Circo Massimo, una riflessione breve sulla funzione e il ruolo dell'attore genovese all'interno della sua creatura politica

Beppe Grillo Super Ospite dei 5 Stelle?

Con la due giorni al Circo Massimo il Movimento 5 Stelle ha scaricato definitivamente il suo ideatore e fondatore Beppe Grillo? Non uno scaricamento ufficiale o plateale, sia chiaro, ma la presenza di Grillo sul palco, pur essendo stato introdotto come “il padre di noi tutti”, è sembrata quella di un superospite a sorpresa. A sorpresa perché appare chiaro che i vertici di quello che è ormai un partito a tutti gli effetti, non potevano immaginare cosa avrebbe detto Grillo, microfono in mano, dinanzi al popolo grillino riunito nella capitale. “Il padre di tutti noi” che viene trattato proprio come un padre da quel figlio che ha messo al mondo e che ora è andato via di casa, si è trasferito dentro il palazzo e mantiene una certa distanza da ciò che dice l’anziano genitore.

Ripensiamo a come è andata. Quando Grillo ha attaccato la figura del Presidente della Repubblica, secondo la Stampa, sono intervenute subito le maggiori autorità del Movimento a mettere una pezza: Di Maio costretto a spiegare al premier Conte che lui (papà) “è così”, e quest’ultimo si precipita al telefono a chiamare il Quirinale per scusarsi immediatamente con Mattarella, che si dice sereno rispetto alle parole del comico genovese; che in fondo è un comico e nessuno lo riconosce più come voce del Movimento. Nemmeno Francesco D’Uva, capogruppo alla Camera, a cui invece spetta il compito di metterci la faccia con i media specificando che “siamo autonomi rispetto alle idee di Beppe”.

E ancora più netta, a noi sembra, la posizione di Simone Valente, sottosegretario ai Rapporti con il Parlamento, che, domenica, sostiene di non averlo nemmeno sentito il discorso del fondatore dei Cinque Stelle e comunque commenta “Beppe è il padre di tutti noi, è vero, ma quelle sono idee sue, non nostre. Può dire quello che vuole, noi andiamo avanti sulla nostra strada”.

Esattamente come i figli che lasciano casa e che annuiscono ai discorsi del padre la domenica a pranzo come alle paternali senili da affrontare con garbata accondiscendenza. Il paragone, suggerito dallo stesso Di Maio dal palco del Circo Massimo, sembra azzardato, ma basta dare un’occhiata alla reazione di Grillo quando lo stesso “figlioccio” Luigino finisce sulla copertina di Forbes lo scorso 6 ottobre, per rendersi conto che trattasi a tutti gli effetti di un padre estremamente orgoglioso.

Appena arrivato sul palco, per ultimo, come si confà ai pater familias, lo fa subito notare, forse anche vagamente commosso “quando sono arrivato e ho visto le auto blu qua dietro mi sono chiesto chi ci fosse, 'sono i nostri, sono i nostri' mi hanno risposto”. Ma su queste differenze non ci si sofferma ormai più, sarebbe inutile, d’altra parte parliamo di un Movimento che ha nominato un Presidente del Consiglio senza pensare un attimo a interpellare la Rete. Anni fa si sarebbe gridato allo scandalo; oggi no, perché è ormai evidente che il Movimento è un partito, un partito prende le decisioni e si assume le responsabilità. Tutto normale. Un partito si impegna a governare certo, e ci mancherebbe, a dimostrare come alle promesse della campagna elettorale, e gliene si deve dare atto, si lavora giornalmente per mantenerle, anche se alle volte a testa bassa, senza sentir ragioni.

Un partito alleato con la Lega che, come scrive il Foglio “è il convitato di pietra di cui quasi nessuno sembra ricordare l’esistenza”. Effettivamente, il modo di dribblare l’argomento, di dribblare soprattutto quella fetta di piazza che urla a gran voce il suo netto no all’alleanza con il partito di Matteo Salvini, è da professionisti consumati della politica e del palcoscenico (per amor di coerenza ci pensa il presidente della Camera, Roberto Fico). Ma in questo caso è lo stesso Grillo a rinnegare in qualche modo se stesso, a liquidare con una battuta delle sue la questione, una mossa da cintura nera della comunicazione: “Stiamo al governo e loro vanno d’accordo con Salvini ma non c’è niente di strano. Io lo ho visto una volta sola, all’aeroporto prima che diventasse quello è diventato. Io ero già “l’elevato” e lui percepiva questa potenza. Si è avvicinato e mi ha detto: «Signor Grillo, c’è mia mamma al telefono, potrebbe salutarla? E allora ho detto: signora perché non ha preso la pillola quel giorno lì»”. Ma io lo ammiro, per lo meno è leale. L’etica della politica è essere leali e mi dicono che se Salvini dice una cosa la mantiene, che è un miracolo oggi nella politica”. Fine del problema.

Insomma, Di Maio&Co. non potevano proprio aspettarsi un tale copione; Grillo, ancora una volta, si dimostra sempre uguale a se stesso, è a lui che bisogna riconoscere la lealtà verso la propria immagine, nel bene e nel male. Quella del padre, ritorniamo a dire, è la figura più adatta, perché come un buon padre, va di carota ma anche di bastone, quando inchioda i “suoi” amministratori stellati a non dimenticare da dove vengono (come già ricordato il giorno prima sullo stesso palco sempre da Roberto Fico) e che “la politica ha il dovere di non abbandonare una visione”. E la “visione” in questione non può che essere la Tav, una delle prime e più importanti battaglie condotte dal Movimento quando in prima linea ancora c’era Grillo o, come decide di autodefinirsi sul palco, “l’elevato”.

La domanda allora è: quanto ancora il buon vicepremier Di Maio riuscirà a tenere in equilibrio tutte queste parti? Le pressioni sono enormi. Papà Beppe lo bacchetta dal palco, Matteo Salvini lo incalza quanto a visibilità e a Natale rientra Di Battista, che ogni volta che appare oscura l’incravattato amico partenopeo e che in molti, specie quelli della vecchia guardia, vorrebbero alla guida del Movimento. Ma Di Maio è vicepremier, è Ministro, è ormai una figura istituzionale che è riuscita a far diventare il Movimento quello che è solo grazie alla capacità di mediare tra chi vuole radere al suolo il sistema e chi ci vuole scendere a patti. Per fortuna un figlio può sempre contare sull’aiuto del padre “Nessuno mette in difficoltà Di Maio, solo io posso farlo - dice Grillo - perché so tutte le cose vere ma non le dirò mai”. La figura del superospite, al garante, va davvero troppo stretta.



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