I viaggi dedicati alle food experience sono una tendenza che si conferma da anni. Non solo per i foodies, gli appassionati di cibo sopra ogni altra cosa, che prediligono mete con attrazione eno-gastronomiche come ristoranti stellati, fiere, aziende agricole, luoghi vocati alle prelibatezze, ma anche per la stragrande maggioranza dei turisti, sempre più in cerca di esperienze legate al cibo.
L’analisi Coldiretti diffusa nella scorsa BIT (Borsa Internazionale del Turismo) ha indicato che, oramai, un terzo della spesa turistica è dedicata al cibo ed a esperienze collegate. In questo panorama il vino non è affatto escluso, anzi c’è un crescente aumento delle visite in cantina. Io stessa ho pensato bene di realizzare un portale interamente dedicato alle visite in cantina, degustazioni, picnic e passeggiate che ho chiamato Wine Confidential, apprezzato tanto dai produttori che ci stanno inviando tutti i loro programmi proprio in questi giorni.
Il Rapporto sul turismo enogastronomico 2019 (di Roberta Garibaldi, World Travel Association e Università degli Studi di Bergamo) evidenzia che, nella scelta della meta di viaggio, il 59% dei turisti italiani valuta come importante o importantissima la presenza di un’offerta di questo tipo. E fra le esperienze più apprezzate ci sono, nell’ordine, la visita a un’azienda agricola, di una cantina e di un caseificio. Il turismo delle tradizioni locali e della campagna interessa in modo trasversale: dagli appartenenti alla generazione X, dai millennials alle generazioni ancora precedenti.
Il cibo (e ovviamente il vino) – rileva la Coldiretti – è il vero valore aggiunto della vacanza Made in Italy, che può contare sul primato dell’agricoltura più green d’Europa. In Italia ci sono 299 specialità fra Dop, Igp e Stg riconosciute a livello comunitario, 415 vini Doc/Docg e oltre 5 mila prodotti tradizionali regionali censiti lungo la Penisola.
In Italia abbiamo poi la leadership nel biologico, con oltre 60 mila aziende agricole biologiche, 40 mila aziende agricole impegnate nel custodire semi o piante a rischio di estinzione e il primato della sicurezza alimentare mondiale con il minor numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari (0,4%).
Senza dimenticare il boom delle oltre 23 mila aziende agrituristiche italiane, custodi delle tradizioni alimentari e creatrici di menu locali a base di prodotti di stagione a chilometro zero e biologici, ma anche capaci di offrire programmi ricreativi come l’equitazione, il tiro con l’arco, il trekking, corsi di cucina o di orticoltura e attività culturali, come la visita di percorsi archeologici o naturalistici.
Un focus interessante, in particolare sui desideri dei turisti americani, lo ha fatto invece un network di chef a domicilio composto da 600 cuoche e cuochi italiani, con il loro osservatorio che si chiama “Home Food Le Cesarine”. Secondo questo osservatorio, la spesa turistica degli stranieri in Italia ammonta a 36 miliardi di euro all’anno, di cui 12 spesi in esperienze eno-gastronomiche.
Di questi 12 miliardi, 3 sono stati spesi in “occasioni di consumo di cibo al di là della ristorazione tradizionale”. Esperienze che si declinano in diverse forme come quelle legate alle lezioni di cucina, al social eating e all'home dining.
Ad accogliere il maggior numero di turisti stranieri – in larga parte statunitensi, seguiti da tedeschi, svizzeri e francesi – negli ultimi 18 mesi sono stati gli chef e le chef a domicilio delle grandi città d’arte come Roma, Firenze Venezia, Napoli, Bologna e Milano cui si sono aggiunte, nel corso dell’estate, quelle delle destinazioni di villeggiatura: Sorrento, Como e Siena sul podio.
È uno spaccato socio-demografico interessante anche quello dei turisti alla ricerca di food experience autentiche, hanno in media 57 anni, spesso professionisti (alcuni dei quali in pensione), guidati oltre che dall’amore per la cucina anche dalla curiosità per il confronto con culture straniere. Persone aperte e lungimiranti.
L’identikit di coloro che hanno riservato, nell’ultimo anno, cene e lezioni di cucina sul portale delle Cesarine è rappresentato da nuclei familiari “maturi” (capifamiglia oltre i 50 anni), stranieri, provenienti per lo più da grandi città statunitensi (New York in testa, seguita da Houston mentre dal vecchio continente, Monaco di Baviera, Parigi, Zurigo e Londra), “capitanati” da donne – il 60% delle prenotazioni viene dal gentil sesso - con un elevato grado di istruzione e buona capacità di spesa.
Posso confermare personalmente anche attraverso l’esperienza di un altro attore molte forte in Italia per i viaggi prediletti dagli Americani. Sto parlando di Culture Discovery Vacations, un'organizzazione creata nel 2006 da una coppia amante dell’Italia, che ha avuto il suo maggior successo nell’organizzazione di vere e proprie esperienze eno-gastronomiche.
Michael, americano di Los Angeles, e Paola, di Soriano del Cimino, hanno creato un vero e proprio cult delle vacanze in Italia. Il loro amore sbocciato durante un viaggio di Michael in Italia, li ha portati a vivere tra i due paesi. Ogni volta che ospitavano i loro amici americani in Italia procedevano nello stesso percorso: visita ai locali, presentazione ai vicini e introduzione al modo di vivere tipicamente italiano. Il risultato era che gli amici erano davvero entusiasti e non potevano non osservare che quella era davvero una vacanza unica diversa da tutte le altre.
Ho partecipato io stessa, una volta, accompagnando un gruppo di americani alle lezioni di cucina proprio a Soriano, lezioni di pasta fresca molto divertenti e coinvolgenti e nelle quali s’imparava davvero a lavorare in cucina.
Fanno parte dell’offerta Culture Discovery anche l'esperienza della vendemmia, della pizza class, delle degustazioni di vino e molto altro, fino a viaggi completamente studiati su misura, con la possibilità di affittare Ville italiane con a disposizione chef privati.
Il motto è quello di vivere come un vero italiano del posto e i luoghi dove si svolgono queste vacanze: una full immersion nei luoghi più belli della penisola, dalla Costiera Amalfitana alla Sicilia, dall'Umbria alla Toscana. Non c’è dubbio il nostro non è solo il paese più bello del mondo, è anche il più buono.