Perché Trump ha risparmiato l’Italia dal divieto di importare petrolio dall’Iran
Destabilizzare il mercato petrolifero ha le sue complicazioni

Il presidente Usa, Donald Trump, ha deciso di esentare, per sei mesi, otto paesi, tra cui l’Italia, dalle sanzioni all’Iran. Almeno fino a primavera quindi potremo continuare a importare il petrolio iraniano senza incorrere nelle sanzioni statunitensi. Oltre a Roma ci sono anche Cina, India, Grecia, Giappone, Corea del Sud, Turchia e Taiwan. In ogni caso sia all’Italia che agli altri sette Paesi, gli Usa chiederanno di non comprare più petrolio da Teheran, in modo progressivo.
A questi otto paesi l’Iran vende circa l’80% del proprio greggio con Roma che negli ultimi 2 anni è stato il primo acquirente in Europa. A livello generale per l’Italia, l’Iran rappresenta il terzo fornitore di petrolio con una quota del 12,5% sull'import complessivo, dietro all'Iraq e all'Azerbaijan, primo fornitore. Si può affermare quindi che si tratta di una partenza molto soft delle sanzioni nonostante i toni minacciosi americani.
I calcoli di Pompeo
Secondo il segretario di Stato Usa Mike Pompeo le sanzioni petrolifere faranno perdere all’Iran 2,5 miliardi di dollari. Ma la decisione statunitense sta minando i rapporti transatlantici perché l’Europa non è mai stata favorevole a nuove misure punitive e ha promesso di aiutare le aziende bypassando le sanzioni stesse. La Ue sta mettendo a punto un sistema (Special Purpose Vehicle) che tuteli il commercio barattando il petrolio con beni e servizi. Dal canto suo, il presidente Hassan Rouhani promette di continuare a vendere il petrolio e parla di “guerra economica”. Bloomberg ha scritto che molte petroliere iraniane abbiano già da tempo spento il segnale satellitare per non essere intercettate e continuare a commerciare. Nelle intenzioni americane, le sanzioni dovrebbero essere un colpo duro all’industria petrolifera e all’economia tutta dell’Iran. Ad aprile, scrive il Corriere della Sera, l’export era arrivato a 2,9 milioni di barili al giorno mentre negli ultimi giorni è sceso a 1,8 milioni e potrebbe presto calare a un milione.
Per molti analisti l’esenzione dall’embargo non è gratis
Ma perché il presidente Usa ha deciso di tenere fuori l’Italia? Secondo molti analisti l’esenzione per sei mesi dell’embargo non è gratis. Trump in cambio avrebbe già chiesto l’acquisto dei caccia F35 e di non mettere in discussione il Muos, il sistema satellitare installato in Sicilia, “fondamentale per le comunicazioni statunitensi nel Mediterraneo che parte del M5S vorrebbe smantellare”. Questo è quello che concederemo. Mentre abbiamo già concesso il via libera al Tap, il gasdotto fondamentale per l’emancipazione italiana ed europea dal gas russo; un argomento molto caro al presidente americano. Il tutto grazie al rapporto privilegiato che si è creato tra il governo Conte e l’amministrazione Trump sia per la linea politica sia per questioni di business. Pochi giorni fa in piena battaglia con la Commissione europea sulla legge di bilancio, il presidente statunitense ha twittato a favore del premier Conte sia sull’immigrazione che sull’economia. Tale risultato è stato rivendicato dal Governo italiano per il quale l’esenzione "è sicuramente una soluzione che non arriva per caso ma rappresenta il frutto dell'eccellente stato dei rapporti tra Italia e Usa, una notizia positiva per le nostre imprese".
Trump non vuole destabilizzare il mercato petrolifero
Al di là dei buoni rapporti tra Roma e Washington, l’approccio ‘morbido’ di Trump è giustificato dal fatto di non voler destabilizzare il mercato petrolifero. Nell’ultimo anno, in diverse occasioni, ha inveito contro l’Opec, reo a suo dire, di tenere i prezzi del greggio troppo alti minando così l’economia e gli automobilisti americani. Uno degli intenti del presidente era quello di presentarsi alle elezioni di midterm con un’economia fiorente e prezzi della benzina bassi.
Ora le elezioni sono passate, i Repubblicani hanno retto e Trump può guardare a un eventuale aumento delle quotazioni in modo più rilassato. “Non vogliamo far alzare il prezzo del petrolio: potrei azzerare il petrolio iraniano immediatamente, ma sarebbe uno shock per il mercato. Sarà un processo graduale”, ha ammesso Trump nei giorni scorsi per spiegare l’esenzione degli otto Paesi. Secondo oilprice Giappone e Corea del Sud avrebbero già azzerato l’import di petrolio iraniano ben prima della scadenza mentre il New York Times esprime perplessità sul fatto che i maggiori clienti iraniani al mondo, Cina e India, siano stati esentati. Il " JCPOA" (Joint Comprehensive Plan of Action), l’accordo sul nucleare firmato a Vienna il 14 luglio del 2015 da Usa, Cina, Russia, Francia, Gran Bretagna, i 5 membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell’Onu più la Germania e l’Ue con l’Iran è ancora sostenuto da tutti i Paesi in questione ad eccezione ovviamente degli Stati Uniti. La partita è appena cominciata e il risultato non è per niente scontato.
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