Questo contributo intende inserirsi a completamento del post di Giandomenico Serrao, pubblicato sul blog Agi lo scorso primo febbraio. L’autore mette in evidenza che il processo di transizione verso la produzione di energia non fossile nell’Unione Europea sta procedendo celermente, ma con alcune ombre.
Per capire meglio quali sono queste ombre ed approfondire la complessa tematica, che deve essere affrontata oltre la sola contabilizzazione dell’energia prodotta, faccio riferimento a Vaclav Smil (http://vaclavsmil.com) uno dei più illuminati e proficui studiosi di energetica. Smil in un articolo pubblicato su Scientific American del gennaio del 2014 (ScientificAmerican.com), esaminava la tempistica con la quale l’umanità industrializzata ha affrontato le transizioni energetiche, e dal quale si estrae la figura 1. La figura si riferisce a 4 transizioni.
La prima da carbone vegetale a carbone fossile, la seconda da carbone fossile a petrolio, la terza da petrolio a gas, l’ultima è quella virtuosa verso le energie rinnovabili. Le prime tre transizioni hanno manifestato una tempistica paragonabile, tra i 50 ed i 60 anni. Queste dinamiche temporali sono state condizionate dalla capacità di adattamento tecnologico nell’utilizzo di nuove forme di energia. La quarta transizione è ancora agli inizi e quindi caratterizzata da diversi punti interrogativi. Possiamo, con buona ragione, ipotizzare lo stesso intervallo temporale anche per questa nuova transizione?
Una transizione non confrontabile
Dare una risposta precisa è compito arduo, ad ogni modo non ci sono i prerequisiti per essere così ottimisti, dal momento che questa transizione non è confrontabile con quelle precedenti. Infatti mentre per le precedenti transizioni il principale fattore limitante è stato l’adeguamento tecnologico, il processo è stato invece favorito al passaggio di fonti primarie energetiche caratterizzate da un progressivo incremento della densità di potenza. La densità di potenza è l’energia primaria prodotta per unità di superfice (W/m2), come si evince dalla figura 2 è molto alta per le energie fossili. Inoltre l’estrazione di energia primaria fossile necessita di poco lavoro umano.
Il principale problema che inciderà notevolmente sul processo di transizione verso le energie rinnovabili sarà l’inevitabile necessità di adattare le abitudini umane nel consumo energetico. Sempre nella figura 2 sono riportati i valori di densità di potenza riferiti alle richieste energetiche umane, che nelle attuali società sviluppate sono state fondamentalmente tarate sull’elevata disponibilità di energia messa a disposizione dalle fonti fossili. Per una migliore comprensione del problema, faccio un semplice esempio utilizzando il budget economico di una famiglia. Questo esempio solitamente funziona, perché l’uomo percepisce le difficoltà soltanto quando si comincia a svuotare il proprio portafoglio.
Supponiamo che una famiglia abbia sostenuto un tenore di vita basandosi su un introito monetario di 12 mila euro al mese. 2 mila euro sono le entrate dello stipendio (omologo dell’energia rinnovabile), 10 mila euro è il lascito di una vecchia e ricca zia (omologo del lascito che la natura ci ha fornito come energia fossile). Prima o poi questa eredità dovrà finire, fatta salva la possibilità di incontrare un gatto ed una volpe che potranno fornire suggerimenti agronomici per seminare i soldi. Con la fine dell’eredità, la famiglia dovrà adattare lo stile di vita sull’entrata del solo stipendio. Va sottolineato che in una prima fase gran parte dello stipendio sarà investito per sedute psico-analitiche per aiutare la famiglia ad uscire dal trauma.
Bisogna anche tenere conto del fatto che le energie rinnovabili, in questa fase storica, godono di un processo di innesco garantito dall’energia fossile, investita per generare lo sviluppo tecnologico e la costruzione degli impianti. Questo consente di avere un'apparente alta efficienza nella produzione di energia. Quando la transizione sarà completata una parte dell’energia rinnovabile prodotta sarà utilizzata per l’automantenimento del sistema produttivo, riducendo quindi la quantità di energia prodotta per le nostre attività (industriali, città, produzione di cibo, etc).
Quindi, non ci resta che attendere i posteri per l’ardua sentenza. (N.d.r: diffidate da gatti e volpi dalle sembianze umane).