Le due tornate elettorali in Germania, la prima in Baviera e la seconda in Assia, pur essendo consultazioni locali, hanno segnato un profondo cambiamento nella politica nazionale. Il principale è l’annuncio dato dalla Cancelliera Angela Merkel, dopo l’ultima sconfitta, che non si ricandiderà alla guida della Cdu a dicembre e al Bundestag nel 2021, sancendo di fatto il ritiro dalla politica quando l’attuale governo avrà terminato il mandato.
Ma cosa ha provocato la sconfitta della Cancelliera (considerata fino all’anno scorso da Forbes la “donna più potente del mondo”) che dal 2005 ha retto, tra molti successi e qualche difficoltà, le sorti del suo paese con un ruolo guida all’interno dell’Unione europea e dell’Eurozona? Anche in Germania, il vento di protesta ha caratterizzato queste elezioni come è successo anche in Italia lo scorso 4 marzo. Ma se nel nostro paese si è indirizzato verso Lega e M5S, portatori di istanze populiste, sovraniste e anti-europee, in Germania i veri trionfatori, sia in Baviera che in Assia, sono stati i Verdi, partito pro-Europa, dalle idee innovative ma allo stesso tempo molto pragmatiche.
Con il clima tra le priorità dei bavaresi ci sono l’istruzione e il costo delle case
Secondo un sondaggio di Infratest Dimap per gli elettori bavaresi una delle priorità è il cambiamento climatico molto di più della ‘cosiddetta’ emergenza migranti tanto di moda dalle nostre parti. Al primo posto c’è l’istruzione (52%), al secondo il costo delle abitazioni (51%) e al terzo, appunto, ambiente e cambiamento climatico (49%). Molto lontana la questione rifugiati e richiedenti asilo (33%).
Un altro sondaggio ha mostrato come per il 74% dei tedeschi sull’ambiente sia necessario fare di più, per il 22% l’impegno è appropriato mentre per il 3% bisognerebbe fare di meno (secondo la società di sondaggi quelli che la pensano così sono in gran parte elettori della formazione di estrema destra AfD Alternative for Deutschland che bolla il cambiamento climatico una bufala). Per l’84% dei tedeschi inoltre la Germania dovrebbe emanciparsi dal carbone (che è ancora la fonte energetica più usata) mentre il 48% dà la priorità alla sicurezza degli approvvigionamenti e il 16% al prezzo dell'energia.
Insomma i tedeschi danno grande importanza all’ambiente e al cambiamento climatico forse perché hanno capito come tali problematiche siano strettamente legate proprio alle migrazioni dei popoli del Sud del mondo verso l’Europa. Dato sfuggito a Horst Seehofer, ministro degli Interni della Csu, che aveva incentrato la campagna elettorale sull’allarme immigrazione “con posizioni spesso sovrapponibili a quelle dell’estrema destra di Alternativa per la Germania (Afd)”, come scritto dal Sole 24 Ore. Tanto che secondo gli analisti dei flussi circa 190.000 voti sono passati dall’Unione cristiano sociale al partito di Robert Habeck, uno dei leader dei Verdi.
Il decennio scorso i Verdi hanno promosso le riforme che hanno rilanciato la Germania
Recentemente i tedeschi hanno avvertito gli effetti del cambiamento climatico con una estate tra le più calde e secche degli ultimi anni. Inoltre il messaggio dei Grunen (Verdi) non si limita solo all’ambiente. In Germania hanno sempre rappresentato una forza politica di primo piano (a differenza dell’Italia ma anche di tanti altri paesi europei) governando il paese insieme ai socialdemocratici per ben sette anni, dal 1998 al 2005, realizzando quel pacchetto di riforme economiche mai avviato dal Dopoguerra (Agenda 2010) che hanno trasformato il Paese dal grande malato alla Locomotiva d’Europa.
Ma i Verdi - pur avendo pagato in termini elettorali insieme all’Spd del Cancelliere Gerhard Schroeder - non sono stati a guardare negli ultimi anni e hanno sostenuto l’abbandono del nucleare dopo il disastro giapponese di Fukushima del 2011 oltre alla promozione della nuova legge sulla cittadinanza con il superamento del principio dello ius sanguinis a favore dello ius soli e della prima legge sull’immigrazione.
La mentalità pragmatica del partito è rappresentata bene da uno dei suoi leader storici Joschka Fischer, vice Cancelliere e ministro degli esteri dal ‘98 al 2005, che ha condotto i Verdi tedeschi alla "rottura con il pacifismo per sostenere l'intervento militare-umanitario nei Balcani e in Afghanistan".
Oggi i loro cavalli di battaglia sono clima, economia circolare, digitale, mobilità sostenibile, agricoltura bio su larga scala ma anche una apertura controllata ai flussi migratori. Tutto questo in un paese che non si può definire estraneo a tale tipo di problemi. Il programma dei due giovani leader bavaresi, Katharine Schulze, 33 anni e Ludwig Hartmann, 40 anni, è più pragmatico che ideologico e punta su un ritiro graduale della circolazione dei motori a combustione (entro il 2030) insieme a una chiusura delle 20 centrali a carbone più inquinanti.
Sul fronte interno il motto è: “più polizia nelle strade e meno alle frontiere visto che viviamo in un’Europa unita”. Mentre su quello europeo i due puntano a un abbandono delle politiche di austerità tanto care alla Merkel, a una maggiore solidarietà e alla lotta dura alla disoccupazione giovanile considerata il nemico più grande nell’Europa di oggi.