Il 5 dicembre abbiamo celebrato la Giornata Mondiale del Suolo (World Soil Day), evento istituito nel 2014 dalla FAO (Food and Agriculture Organization delle Nazioni Unite) con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sull’importanza di questa risorsa, parzialmente e lentamente rinnovabile, che svolge diverse funzioni fondamentali per l’esistenza umana.
Non è mia intenzione presentare il solito elenco di numeri e di funzioni, a testimonianza delle minacce antropiche dirette ed indirette sui suoli globali. Per queste informazioni vi rimando al più autorevole ed aggiornato rapporto annuale de l’ISPRA. Invece, in sintonia con gli obiettivi che mi sono proposto all’interno di questo blog, vorrei offrire degli spunti di riflessione al lettore. Per questo motivo mi intriga usare il suolo come metafora dei sistemi socio-economici umani, perché il suolo offre un pretesto per guardarci allo specchio. Più nello specifico mi riferisco al suolo come sistema metabolico, vale a dire un “sistema vivente” in grado di mantenere la sua identità strutturale e funzionale grazie ad una complessa ed intricata rete trofica.
La parte più superficiale del suolo (solitamente qualche decina di centimetri) è popolata da una variegata comunità di organismi fatta da vertebrati di piccole dimensioni, invertebrati, funghi, batteri e attinomiceti. Gli ecologi definiscono questo sistema eterotrofo. Vale a dire un sistema metabolico che non è capace di utilizzare direttamente l’energia primaria solare, che vi ricordo alimenta la quasi totalità dei processi metabolici del pianeta. Questo intricato e delicato sistema metabolico utilizza l’energia e la materia contenuta nei residui organici, che provengono quasi esclusivamente dalle piante, ma anche dai residui animali, grazie alla capacità delle piante di convertire l’energia solare primaria attraverso il processo di fotosintesi.
I processi metabolici del suolo solitamente si completano con la mineralizzazione e quindi la restituzione alle piante dei componenti minerali, ad esempio biossido di carbonio, nitrato, solfato, etc. Esiste quindi una dipendenza reciproca tra le piante e la componente vivente del suolo, secondo una relazione impredicativa. Quindi, il “carburante” ed anche il materiale che tiene in vita il metabolismo del suolo è costituito dalla continua “pioggia” di detrito organico, che nel gergo è chiamato lettiera, e dai residui organici che si sono stabilizzati nel tempo (centinaia di anni) che gli addetti ai lavori chiamano humus.
Gli impatti antropici sul suolo, maggiormente conosciuti dall’opinione pubblica, sono la perdita di superficie, per fare spazio ai manufatti umani, e la contaminazione diretta di sostanze inquinanti. Non ultimo si deve annoverare l’impatto dovuto alla stimolazione e quindi all’accelerazione dei processi di degradazione della sostanza organica, sia labile che stabile. Questo fenomeno caratterizza principalmente i suoli agricoli. Se consideriamo che questi suoli occupano circa il 20% della superficie emersa del pianeta e che da questi suoli dipende e dipenderà per il futuro prossimo la nutrizione di una crescente popolazione mondiale, ci rendiamo conto dell’importanza strategica per la specie umana del capitale naturale nel suolo (sostanza organica e comunità metabolica).
Nei diffusi modelli socio-economici, l’agricoltura riveste un ruolo importante non soltanto come produttore di cibo ma anche come volano economico. Per garantire la massimizzazione di queste funzioni, i processi metabolici del suolo sono stati stimolati dall’uomo attraverso diverse azioni come la lavorazione del terreno e la fertilizzazione minerale. La necessità di aumentare “la velocità metabolica” ovviamente non è stata priva di conseguenze negative dal momento che ha causato profonde alterazioni strutturali e funzionali nei suoli. Soprattutto si è intervenuti per aumentare i processi di mineralizzazione e quindi di perdita di sostanza organica (capitale naturale) ed in ultima analisi delle proprietà di fertilità dei suoli.
I sistemi socio-economici umani sono come “i sistemi metabolici del suolo”, sono quindi dei sistemi eterotrofi che dipendono totalmente dalla capacità attuale (fotosintesi) e dalla capacità fotosintetica del passato (materia fossile). In un sistema socio-economico globale dove la parola d’ordine è crescita economica, quindi metabolismo veloce, inevitabilmente questo metabolismo deve essere “sostenuto” dai limiti biofisici del pianeta (capitale naturale attuale che si rigenera e capitale naturale del passato che non si rigenera). Guarda caso gran parte del capitale naturale che si rigenera dipende molto dal metabolismo del suolo, per garantirci cibo e materie prime.
Se un giorno nello specchio delle brame umane vedremo l’immagine di un suolo povero e arido è perché non siamo stati capaci di trarre insegnamento dal suolo: non sempre un metabolismo veloce è vincente.