Non è possibile continuare con l’economia lineare della il paradigma economico basato sull’usa e getta, che è alimentato per oltre l’80% dai combustibili fossili e si fonda sull’errato presupposto che le risorse terrestri e lo spazio per i rifiuti siano infiniti. Questo tipo di economia ci porta direttamente alla distruzione della biosfera ed è una delle cause principali delle attuali disuguaglianze, sempre più crescenti e insostenibili.
Uno dei punti cardine della rivoluzione culturale di cui c’è tanto bisogno è il passaggio dall’economia lineare all’economia circolare, un modello alternativo di sviluppo basato sul presupposto inconfutabile che le risorse della Terra sono limitate e limitato è anche lo spazio in cui collocare i rifiuti.
Le risorse naturali perciò vanno usate in quantità il più possibile limitate (risparmio) e in modo intelligente (efficienza). Si devono fabbricare oggetti progettati non soltanto per essere usati, ma anche per essere riparati, raccolti e riciclati al termine della loro vita utile, così da ritornare risorse utilizzabili. Il tutto va realizzato utilizzando energia prodotta da fonti rinnovabili.
La differenza fondamentale fra l’economia lineare e quella circolare sta proprio nell’energia, che è la risorsa base di ogni attività umana.
L’economia lineare si basa sui combustibili fossili, una fonte in via di esaurimento, mal distribuita sul pianeta, che causa gravi danni all’ambiente e alla salute. L’economia circolare invece usa l’energia solare, nelle sue forme dirette e indirette (come l’energia eolica e idroelettrica), che è abbondante, inesauribile e ben distribuita.
Gli studi e gli ammonimenti degli scienziati, le direttive dell’Unione Europea e le decisioni prese alla conferenza cop21 di Parigi sui cambiamenti climatici sostengono la necessità di accelerare la transizione dai combustibili fossili alle energie rinnovabili. Soltanto così sarà possibile passare all’economia circolare.
Questa conversione economica epocale è una strategia win-win: non c’è qualcuno che vince e qualcuno che perde, ma si vince su tutti i fronti, ambientale, economico e sociale.
La transizione energetica, infatti, può risolvere sia la crisi climatica sia quella ambientale: riduce i costi economici e ambientali, favorisce una reale indipendenza energetica e crea posti di lavoro perché le energie rinnovabili sono innanzitutto industria manifatturiera e quindi richiedono più mano d’opera rispetto all’energia da combustibili fossili.