Perché il gas naturale è la fonte di transizione ideale verso un futuro a basse emissioni
Servirà ancora tempo perché le rinnovabili possano soddisfare da sole il fabbisogno energetico mondiale

In molti si sono chiesti se i tramonti colorati dello scorso week end – le cui foto sono state diffuse attraverso i social network in tutt’Italia – sono frutto dell’inquinamento atmosferico. Quasi certamente no, assicurano i meteorologi. Quello che è sicuro è che la concentrazione di CO2 nell’atmosfera nel 2016 è aumentata a livelli record nel pianeta, mentre il mondo si interroga sulle strategie per contrastare il cambiamento climatico. In realtà le linee di politica ambientale sono abbastanza definite, anche se con l’amministrazione Trump gli Stati Uniti stanno facendo marcia indietro. Gli Usa sono il secondo paese al mondo per emissioni di CO2 (con una quota del 16% sul totale nel 2015), seguiti dall’India (responsabile del 2%) e preceduti dalla Cina (con il 30%). Sia Pechino che Nuova Dehli però sono impegnate nella ‘missione’ di ridurre le emissioni. In misura minore gli Stati Uniti con Trump che invece vuole rilanciare l’industria del carbone.
Secondo le maggiori istituzioni mondiali per tagliare l’anidride carbonica in atmosfera e contrastare così il cambiamento climatico è necessario puntare sul gas naturale. Anche secondo un recente rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia (Iea, International energy agency) il gas rappresenta la fonte di transizione ideale per arrivare a un futuro low carbon. Il tutto in attesa che le rinnovabili riescano a soddisfare un fabbisogno crescente di energia. Al momento però le cosiddette energie verdi hanno tanta strada da fare se si pensa che, sempre nel 2015, la loro quota nell'approvvigionamento energetico primario mondiale era pari all’1,5% (solare, eolico e geotermico). Al primo posto sempre il petrolio con il 31,8%, seguito da carbone (28,1%), gas naturale (21,6%) e nucleare (4,9%).
Emissioni a confronto
Ma vediamo perché il gas è la fonte di transizione per eccellenza. Secondo l’Iea “il gas naturale offre molti vantaggi potenziali se riuscirà a sostituire i combustibili più inquinanti. Questo è ancora più vero alla luce della velocità con cui le rinnovabili” prendono piede. Insomma “la flessibilità che il gas può portare al sistema energetico può essere positivo per sopperire alla variabilità delle fonti rinnovabili come il vento e il sole”. Le emissioni del gas naturale sono ben conosciute e mostrano “chiari vantaggi” rispetto alle altre fonti fossili. La CO2 (per unità di energia prodotta) rilasciata in atmosfera è del 40% più bassa rispetto al carbone e del 20% rispetto al petrolio. Il vantaggio del gas naturale sugli altri combustibili fossili è ancora maggiore se si considerano le emissioni di molti inquinanti dell'aria, come il particolato, gli ossidi di zolfo, l'anidride solforosa e l’ossido di azoto. Sostanze protagoniste proprio in questi giorni per gli allarmi smog in molte città italiane.
La combustione del gas produce significativi livelli di ossido di azoto, circa il 10% delle emissioni globali di questa sostanza. Mentre non produce emissioni di anidride solforosa e trascurabili livelli di particolato.

Il carbone domina le emissioni globali di anidride solforosa mentre i carburanti usati dalle auto sono le maggiori fonti di emissione di ossido di azoto. La combustione del legno e degli altri combustibili solidi tradizionali sono responsabili per oltre la metà delle emissioni di particolato. Queste caratteristiche del gas, quindi, ci spiegano perché sia un combustibile relativamente pulito rispetto alle altre fonti fossili. Il problema che ancora persiste è quello delle cosiddette ‘fughe di gas’ sia nei processi industriali di estrazione e di produzione di energia che nel trasporto e nell’uso comune. Ma, sostiene sempre l’Iea, il problema è risolvibile a costi accessibili. Le tecnologie e gli approcci per ridurre le emissioni di metano sono già disponibili oggi e c'è uno sforzo crescente sia da parte delle compagnie private che dei regolatori del settore.
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