Green economy, auto elettrica, bollette energetiche: cosa dicono i programmi di M5S e Lega
A leggere i piani energetici dei due partiti vincitori delle ultime elezioni politiche, si potrebbe pensare che la strada per un Governo comune sia in discesa

Le parole d’ordine sono le stesse: green economy ed economia circolare. A leggere i programmi energetici dei due partiti vincitori delle ultime elezioni politiche, M5S e Lega, si potrebbe pensare che la strada per un Governo comune sia in discesa. Certo, qualche differenza c’è ma, veramente minima, con il programma della Lega che pone maggiore attenzione ai territori e quello M5S che punta forte sulle rinnovabili e sulla decarbonizzazione del ciclo produttivo. Grande attenzione comune inoltre ai consumatori per i quali si promettono riduzione delle bollette e sostegno forte alla diffusione dell’auto elettrica.

Il programma energetico del M5S (PEM5S) ha due cardini: efficienza energetica e uscita completa dalle fonti fossili entro il 2050. Entro la legislatura il movimento di Luigi Di Maio punta a chiudere le 14 centrali a carbone che ancora ci sono in Italia, sostituite da centrali a gas ma nessun nuovo impianto a fonte fossile dovrà essere costruito. Petrolio furi dal sistema entro il 2040 (esclusa l’agricoltura e l’aviazione per il quale il phase out viene posticipato al 2050) e uscita dal gas naturale prima del 2050 con le rinnovabili che diventeranno l’unica fonte energetica interna nel 2050. Il piano energetico prevede inoltre la sostituzione dei veicoli tradizionali con quelli elettrici.
I grillini puntano inoltre al taglio dei sussidi alle fonti fossili che, secondo le stime del M5S, ammontano a oltre 13 miliardi di euro all’anno. Introduzione di una carbon tax per disincentivare l’utilizzo di questa fonte. C’è poi un accenno alle infrastrutture non necessarie che immaginiamo - non c’è uno specifico riferimento - sia riferito al gasdotto Tap a cui gli esponenti del M5S si sono sempre detti contrari. Sarà interessante vedere poi come riusciranno a far convivere l’intenzione di rendere stabile l’ecobonus per gli interventi di efficientamento energetico degli edifici e la copertura finanziaria del loro programma che, a detta di Di Maio, avverrà proprio con l’eliminazione di 40 miliardi di tax expenditures (tradotto, agevolazioni fiscali tra cui rientrano proprio gli ecobonus).

“Nelle strategie nazionali di sviluppo economico deve considerarsi prioritaria l’adozione di strumenti normativi efficaci atti a promuovere una sempre maggior diffusione di modelli di sviluppo sostenibili, della green economy e dell’economia circolare”, si legge nel programma della Lega “in particolare si considera importante l’introduzione di una quota obbligatoria di acquisti verdi per tutte le pubbliche amministrazioni (G.P.P. Green public procurement), nonché di una accurata valutazione dei costi e benefici ambientali per ogni acquisto effettuato”.

Sul fronte dei rifiuti il partito di Matteo Salvini punta a ridurre la tassa di almeno il 50% entro il 2020 attraverso una gestione differente della differenziata e la sostituzione del carbone come combustibile con i rifiuti trasformati e selezionati con divieto tassativo di esportali all’estero. Altre pietre miliari del programma energetico della Lega sono il biometano e fotovoltaico ed eolico privilegiando tuttavia i piccoli impianti. “Negli ultimi 10 anni quasi 170 miliardi di incentivi per il mercato delle rinnovabili è finito nelle tasche di aziende cinesi – si legge nel programma leghista -. Noi invece vogliamo agevolare l’iniziativa dei piccoli produttori e la costituzione di una filiera interamente Made in Italy di costruttori dei componenti. Vogliamo sostenere chi lavora per portare valore aggiunto al Paese, non chi sfrutta posizioni di monopolio per raggiungere esclusivamente profitti di mercato. Grazie a una nuova politica energetica avremo bollette meno costose sia per il gas che per l’energia e saranno incrementate le agevolazioni tariffarie per le fasce di popolazione a minor reddito”.
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