Questa è una domanda fondamentale e, forse l’avrete intuito, anche retorica. Infatti, non avremmo intrapreso la fatica di scrivere questo libro se le risorse rinnovabili non fossero sufficienti, in linea di principio, a coprire ampiamente il fabbisogno presente e futuro della nostra civiltà. È difficile - e controverso - stabilire il reale potenziale delle risorse rinnovabili a disposizione sulla Terra.
Una stima di questo tipo richiede accurate analisi tecniche, ambientali ed economiche. In primo luogo occorre capire fin dove possiamo spingerci per catturare i flussi naturali delle energie rinnovabili (dette anche perenni, cioè inesauribili sulla scala temporale della civiltà umana). Per esempio, il Sole invia sulla Terra una quantità di energia luminosa enormemente superiore al nostro fabbisogno, però tecnicamente non è possibile sfruttare tutta la superficie del pianeta (in particolare gli oceani, che lo ricoprono per due terzi).
Allo stesso modo, le viscere della Terra sono roventi ovunque, ma la stima del potenziale geotermico cambia enormemente a seconda della profondità massima che consideriamo raggiungibile trivellando la superficie terrestre. In secondo luogo a questi limiti tecnici vanno aggiunti quelli ambientali (tutte le attività umane comportano impatti sulla biosfera, anche la produzione di energia rinnovabile) ed economici (quanto siamo disposti a spendere per produrre l’energia che ci serve?).
La situazione è ulteriormente complicata dal fatto che le condizioni tecniche ed economiche possono cambiare anche in modo rapido e imprevedibile, per via del progresso tecnologico o di mutamenti del quadro geopolitico. Nonostante le incertezze del caso, vi è un diffuso consenso fra gli scienziati sul fatto che le energie rinnovabili siano ampiamente sufficienti per coprire il fabbisogno energetico della civiltà moderna, anche in un pianeta che nei prossimi decenni raggiungerà i 9-10 miliardi di abitanti.
In linea di principio il mondo potrebbe già oggi funzionare a energie rinnovabili. A questo punto ci si potrebbe chiedere: ma perché allora ciò non accade? La ragione è che si tratta di un processo lungo e complesso; la transizione, però, è già iniziata. Nel corso della storia sono già avvenute varie transizioni energetiche, con l’ascesa progressiva di una nuova fonte che ha sostituito quella dominante, divenuta obsoleta: la legna fu progressivamente sostituita dal carbone e poi il carbone dal petrolio, che ora è insidiato dall’ascesa del gas.
Ognuno di questi processi ha richiesto decenni, e questa scala temporale va messa in conto anche per la transizione energetica attualmente in corso. Oggi però la transizione non può essere guidata soltanto dal mercato e dallo sviluppo tecnologico: servono anche scelte politiche illuminate e tecnica- mente fondate, che stanno faticosamente iniziando a emergere. Perché questa volta abbiamo fretta, molta fretta: i cambiamenti climatici sono già in atto e minacciano di travolgerci.