Ad aggiungere complessità al problema dell’uso dei combustibili fossili ci sono due fattori: la distribuzione geografica non omogenea dei giacimenti e il fatto che circa la metà della produzione mondiale è destinata a bacini di consumo lontani da quelli in cui sono situati i giacimenti.
Dai Paesi produttori ai consumatori si estende, dove la topografia lo consente, una fitta rete di oleodotti e gasdotti. A quelli che già percorrono in lungo e in largo l’Italia nei prossimi anni si dovrebbe aggiungere un gasdotto di 900 km che, attraverso la Sardegna, porterà il gas algerino a Piombino, in Toscana. Molti degli oleodotti oggi in uso hanno più di trent’anni, un’età a cui non possono considerarsi completamente sicuri. Particolarmente preoccupante è la situazione in Alaska, dove il riscaldamento globale sta facendo fondere lo strato di terreno gelato (permafrost) su cui passa uno dei principali oleodotti del mondo.
Per tragitti più lunghi il trasporto avviene con navi petroliere o metaniere. Questo comporta una forte densità di flussi energetici in zone geografiche delicate, come lo stretto di Hormuz, punto di passaggio obbligato sulla rotta petrolifera del Golfo Persico, attraverso cui transita una quantità di greggio pari al consumo annuale dell’intera Europa. Altro corridoio strategico è lo stretto di Malacca in Estremo oriente, dove passa gran parte del petrolio destinato a Cina, Giappone e Corea del Sud.
Il trasporto del petrolio per nave avviene mediante superpetroliere che possono avere una portata superiore alle 300.000 tonnellate e sono molto costose perché devono adeguarsi a severe normative, per evitare incidenti ambientali catastrofici come quelli già verificatisi in un passato non troppo lontano.
Quanto al gas, durante il trasporto via nave deve essere liquefatto a una temperatura di –162°C nel porto di partenza e successivamente rigassificatori nel porto di arrivo. Si tratta di operazioni tecnicamente complesse, costose dal punto di vista economico ed energetico e anche potenzialmente pericolose.
L’Europa ha scarsissime riserve di combustibili fossili, ma dal punto di vista degli approvvigionamenti si trova in una situazione geografica abbastanza favorevole, in quanto è praticamente circondata dai principali bacini mondiali di produzione (Russia, Medio Oriente, Nord Africa, Mare del Nord). Nonostante questo, il continuo evolvere della complessa situazione politica mondiale non può garantire approvvigionamenti certi.
È importante possedere grandi giacimenti, ma è importante anche il controllo delle vie attraverso cui i combustibili fossili sono distribuiti. Lo sappiamo bene in Europa, dove i flussi di gas provenienti dalla Russia e dalla Libia hanno già subìto interruzioni per ragioni politiche e belliche. Proprio per queste ragioni i percorsi delle autostrade dell’energia spesso sono scelti anche in base a criteri politici, oltre che a quello della minima distanza.