La conversione dell’energia solare in energia elettrica si può ottenere anche sfruttando l’energia meccanica del vapore generato da un liquido portato a temperature di centinaia di gradi, come accade nelle centrali tradizionali.
Per ottenere le alte temperature necessarie si possono focalizzare i raggi solari su una caldaia mediante un campo di specchi o, più semplicemente, si possono usare collettori parabolici lineari che concentrano la luce su un tubo dove circola un fluido che assorbe il calore. Il fluido è costituito da sostanze (per esempio sali fusi) che possono rimanere ad alta temperatura per molte ore, tanto da essere utilizzabili anche di notte.
Il solare a concentrazione è una tecnologia particolarmente adatta ai luoghi desertici. Non presenta pericoli di alcun tipo e non crea danni ambientali. I materiali usati sono tutti riciclabili.
In Italia c’è un piccolo impianto solare di questo tipo (5 MW) a Priolo in Sicilia, frutto di un progetto congiunto tra Enel ed Enea. In Spagna nel 2015, fra giugno e settembre, gli impianti solari a concentrazione (con una potenza collettiva di 2300 MW, di cui 800 stoccabili) hanno fornito quasi il 4% della richiesta di energia elettrica.
Impianti solari a concentrazione vanno diffondendosi anche in alcuni Paesi africani, particolarmente in Marocco dove nel 2018 i 580 MW di capacità programmati forniranno elettricità per oltre un milione di persone.
Tra i modi in cui si potrebbe utilizzare il calore ad alta temperatura di origine solare c’è anche la produzione di idrogeno mediante scissione termica dell’acqua. Del possibile uso dell’idrogeno in campo energetico parleremo più avanti.