Il buco nell'ozono si è ridotto del 20% dal 2005
I dati raccolti dalla Nasa grazie al satellite Aura forniscono prove inequivocabili

Per la prima volta gli scienziati della Nasa (National Aeronautics and Space Administration) sono riusciti a trovare "prove dirette" che il buco nell'ozono si sta riducendo. Certo per la chiusura completa bisognerà aspettare la fine del secolo ma siamo sulla buona strada. L’ente spaziale americano infatti ha divulgato i dati raccolti grazie alla strumentazione a bordo del satellite Aura - dal 2004 sopra la Terra - che ha consentito la rilevazione. Il buco nell'ozono nell'atmosfera si è ridotto di circa il 20% dal 2005 e gli scienziati lo attribuiscono al divieto internazionale sui clorofluorocarburi (CFC), i gas usati un tempo in frigoriferi, spray, condizionatori, tra i principali responsabili.
Nel 1987– scrive La Stampa - due anni dopo la scoperta, venne varato il “Protocollo di Montreal” (entrato in vigore due anni dopo), che prevedeva la messa al bando dei CFC e delle altre sostanze in grado di danneggiare lo strato di ozono, con la progressiva eliminazione dei procedimenti industriali basati sui “clorofluorocarburi”. La decisione è stata utile e oggi si vedono gli effetti.
Ma perché i clorofluorocarburi sono così dannosi? Quando questi gas finiscono in atmosfera vengono decomposti dalla radiazione ultravioletta del Sole. In questo modo le molecole di cloro liberate distruggono quelle di ozono. Lo strato di ozono nella stratosfera infatti, ha l’effetto di fare da scudo alla radiazione ultravioletta del Sole, responsabile nell’uomo di cancro alla pelle, cataratte e danni al sistema immunitario. Ma il buco ha effetti negativi anche sulla vita vegetale. "Abbiamo visto molto chiaramente che il cloro dei CFC sta diminuendo e che quindi la perdita di ozono si sta riducendo", ha dichiarato Susan Strahan, responsabile del progetto e scienziata dell'atmosfera al Goddard Space Flight Center della Nasa a Greenbelt, nel Maryland. L'anno scorso la Nasa ha reso noto che la dimensione del buco a settembre era stata la più piccola dal 1988, con un'estensione massima di 19,6 milioni di chilometri quadrati.
L'ozono rappresenta un elemento essenziale nell'atmosfera, uno strato protettivo naturale ad alta quota che protegge dalle radiazioni ultraviolette dannose per l'uomo e le piante. Il buco nello strato fu rilevato per la prima volta nel 1985. La consapevolezza dell'importanza dello strato di ozono convinse la comunità internazionale a firmare il Protocollo di Montreal sulle sostanze dannose per lo strato, proprio per limitare l'utilizzo di questo tipo di sostanze. Secondo la Nasa il processo di “guarigione” della ferita nell’atmosfera dovrebbe proseguire negli anni a venire anche se per un ritorno alla normalità ci vorranno decenni. “I gas CFC hanno una vita che va dai 50 ai 100 anni e per questo resteranno nell’atmosfera a lungo”, ha spiegato Anne Douglass, fellow atmospheric scientist al Goddard Center e coautrice dello studio. “Per quanto riguarda il buco dell'ozono, guardiamo al 2060 o al 2080. E anche allora potrebbe esserci ancora un piccolo buco", ha concluso la scienziata.
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