Cosa c'entrano i gilet gialli e Macron con la transizione energetica

Rispetto a un anno e mezzo fa tuttavia il leader di En Marche ha dovuto mettere momentaneamente da parte le politiche ambientaliste per concentrarsi sui più pressanti problemi interni e sul drastico calo della popolarità tra i suoi concittadini. Le famose “riforme” richieste da Bruxelles e tanto invise agli italiani sembrano non piacere per niente nemmeno ai francesi impegnati anche loro a far quadrare i conti pubblici

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 Afp
 Manifestazione dei gilet gialli in Francia

Un nuovo piano energetico per ridare slancio al Paese spaccato dalle proteste dei gilet gialli. E’ quello presentato dal presidente francese Emmanuel Macron a pochi giorni dall’inizio della Cop 24 in Polonia. Che Macron volesse prendere il testimone dell’impegno ambientalista da Barack Obama era cosa nota.

Rispetto a un anno e mezzo fa tuttavia il leader di En Marche ha dovuto mettere momentaneamente da parte le politiche ambientaliste per concentrarsi sui più pressanti problemi interni e sul drastico calo della popolarità tra i suoi concittadini. Le famose “riforme” richieste da Bruxelles e tanto invise agli italiani sembrano non piacere per niente nemmeno ai francesi impegnati anche loro a far quadrare i conti pubblici.

Basta vedere le scene di guerriglia durante la manifestazione dei gilet gialli la settimana scorsa a Parigi provocata da un aumento dei prezzi dei carburanti e fomentata dagli avversari politici, Marine Le Pen in testa ma anche, da sinistra, da Jean-Luc Mélenchon.

In realtà la protesta è strettamente legata alle politiche verdi portate avanti dal presidente che hanno un impatto economico sulla vita di tutti i giorni. Tutto è partito dalla decisione del governo di far scattare, a partire dal prossimo primo gennaio, un aumento di 6,5 centesimi per litro del gasolio e 2,9 centesimi per la benzina.

Aumenti abbastanza consistenti, certo, ma non da giustificare le scene da guerra civile. Tenendo presente che il prezzo medio della benzina da agosto a oggi in Francia è pari a circa 1,54 euro al litro, (dopo le proteste, negli ultimi giorni, è sceso a 1,46 euro al litro) e quello del gasolio a 1,60. Prezzi molto inferiori, ad esempio, rispetto a quelli italiani.

Per inquinare meno i francesi pagheranno la benzina più cara

“Preferisco aumentare le tasse sul carburante che quelle sul lavoro”, ha risposto Macron ai manifestanti. L’obiettivo ultimo del governo è quello di favorire l’uso di veicoli più eco-compatibili. “Le persone che si lamentano dell’aumento dei prezzi del carburante sono le stesse che si lamentano dell’inquinamento”, ha osservato il presidente francese. E proprio per ridurre l’inquinamento e intraprendere la strada della transizione energetica, la Francia, oltre ad aumentare il prezzo della benzina, ha deciso di chiudere 14 vecchi reattori nucleari da 900 Mw entro il 2035. Due di questi a Fessenheim nel 2020, altri due entro il 2025-26, altri due nel 2027-28 mentre altri 4-6 saranno spenti entro il 2030, ha spiegato il presidente.

Oggi le 19 centrali nucleari e i 58 reattori coprono il 71% circa della produzione elettrica del paese. L’obiettivo è quello di far scendere al 50% entro il 2035 (il termine, in un primo momento, era più ambizioso al 2025) l’energia derivante dal nucleare. Macron ha poi annunciato l’uscita dal carbone entro il 2022 e investimenti pari a 9 miliardi di euro nelle rinnovabili. C’è poi l’impegno del governo sul fronte dell’efficienza energetica degli edifici, del rinnovo delle caldaie a gasolio entro 10 anni, della ricerca nel campo delle batterie per spingere sull’auto elettrica. Insomma con questo piano energia la Francia punta a essere un paese meno inquinante. Anche se il prezzo da pagare è la benzina un po’ più cara. 



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