È fondamentale orientare lo sviluppo delle megalopoli verso un 'modello elettrico'

La crescita in dimensioni e numero delle megalopoli delle megalopoli (da 7 all'inizio degli anni 1960 alle 37 previste per il 2020 è probabilmente la sfida chiave per una crescita sostenibile. Le megalopoli concentrano e amplificano gli svantaggi dell’ urbanizzazione pur essendo allo stesso tempo formidabili motori di innovazione e sviluppo: a fronte di un contributo del 6.7% della popolazione globale, contribuiscono per il 14.6% al PIL, per 11.7% ai rifiuti solidi urbani prodotti, consumano il 9.6% dell’energia elettrica, 6% dell’energia mondiale ed il 3% dell’acqua.
Per il futuro sostenibile dell’urbanizzazione appare quindi importante capire come e quanto efficientemente le megalopoli usano i loro flussi di energia e materiali, cioè come funziona il loro metabolismo urbano, definito come "la somma totale dei processi tecnici e socioeconomici che si verificano nelle città, con conseguente crescita, produzione di energia, e l'eliminazione dei rifiuti". La conoscenza di questi aspetti permette di affrontare temi come lo stress ambientale, la progettazione e il potenziamento delle infrastrutture e la competizione per le risorse.
Uno dei paradigmi più interessanti di uno sviluppo urbano che permetta una efficace riduzione delle emissioni di CO2 è la transizione verso le “città elettriche”. Parigi, Rio de janeiro, San Paolo e Buenos Aires sono esempi virtuosi del progresso verso tale paradigma, mentre le megalopoli indiane rappresentano il fanalino di coda per via dell’elevato impiego del carbone come fonte di energia.
La transizione verso il modello di città elettrica richiede di individuare uno o più modelli di business a seconda delle caratteristiche tecniche e della natura della ownership della rete urbana. Ad esempio, nelle città con un’altra penetrazione di rinnovabili, le utilities potrebbero agire principalmente come facilitatrici degli scambi con la rete: a tal scopo sono necessarie nuove strutture dei prezzi che coprano i costi di esercizio e manutenzione. Allo stesso tempo, per la gestione della complessità, è necessario introdurre strumenti che permettano una pianificazione dello sviluppo anche in presenza di informazioni parziali. Usando tali metodi, è possibile ad esempio sviluppare ed analizzare scenari di introduzione delle rinnovabili.
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