La possibilità di viaggiare e di trasportare merci si è basata fino al diciannovesimo secolo sul lavoro muscolare degli uomini e degli animali e sulla possibilità di sfruttare il vento in mare e le correnti fluviali.
Gli animali più usati sono stati i cavalli, i buoi, i dromedari, i cammelli e gli elefanti. I carri dei Romani, tirati da buoi, potevano trasportare no a 500 kg di merci su una distanza giornaliera di 15–20 km. Le carovane dei dromedari, che attraverso il deserto di Ténéré in Niger trasportavano il sale dalle saline di Bilma ad Agadez (610 km), percorrevano 40 km al giorno con un carico di quasi 100 kg per capo. Queste carovane oggi sono ormai state soppiantate da camion, ciascuno con una capacità di trasporto pari a quella di 250 dromedari.
La prima svolta nel mondo dei trasporti si ebbe con l’invenzione della caldaia a vapore da parte di Watt. Migliorate in efficienza e ridotte in dimensioni, agli inizi dell’Ottocento le caldaie a vapore alimentate a carbone vennero prima installate su battelli fluviali, ma già nel 1833 ebbe luogo la prima traversata dell’Atlantico su una nave a vapore, sulla rotta Québec-Londra.
Di pari passo cominciarono a svilupparsi i trasporti su rotaia: la prima ferrovia pubblica iniziò a operare in Inghilterra, tra Liverpool e Manchester, nel 1830. Il 3 ottobre 1839 Ferdinando II di Borbone inaugurò la Napoli-Portici, prima ferrovia della nostra penisola. Nel 1904 entrò in attività la Transiberiana, che ancora oggi è la ferrovia più lunga del mondo: collega Mosca all’estremo oriente siberiano lungo un percorso di oltre 9000 km.
Oggi la maggior parte dei treni utilizza energia elettrica e in molte nazioni ci sono treni che possono viaggiare a più di 350 km/h. Nonostante i notevoli progressi, la caldaia a vapore non divenne il motore dominante nel campo dei trasporti perché, a metà dell’Ottocento, iniziò a diffondersi l’uso di un formidabile concorrente del carbone. Era un combustibile molto più flessibile, facile da trasportare, meno inquinante e più potente: il petrolio.
La disponibilità di petrolio diede impulso allo sviluppo dei motori a combustione interna. Con questa tecnologia non era necessario produrre vapore da usare come generatore di forza meccanica, come nel caso del carbone; il combustibile liquido o gassoso può infatti produrre lavoro direttamente nella camera di combustione dove brucia, senza l’intervento del vapore come «intermediario»: i motori a combustione interna sono perciò intrinsecamente più efficienti.
I brevetti in questo campo furono molteplici. Il primo fu ottenuto nel 1857 da Eugenio Barsanti e Felice Matteucci. Poi vennero quelli sul motore a quattro tempi (Otto, 1876), sul motore a cilindro verticale (Daimler, 1885) e sul motore diesel (Diesel, 1892). Nel 1885 Karl Benz costruì in Germania il primo autoveicolo a quattro ruote, dando inizio alla produzione artigianale di rudimentali automobili.
Alla fine del secolo cominciarono a sorgere le prime piccole industrie automobilistiche; la fiat nacque a Torino nel 1899. In quegli anni i trasporti nelle città erano ancora assicurati dai cavalli (a Londra nel 1901 ce n’erano circa 300000). La produzione industriale di automobili su larga scala ebbe inizio negli Stati Uniti per iniziativa di un giovane imprenditore del Michigan, Henry Ford. Egli mise sul mercato la prima autovettura di serie a prezzi contenuti, la Ford T. Nel giro di pochi anni i venditori di cavalli, che avevano accolto con sorrisi di compatimento le prime auto, dovettero cambiare mestiere.
La mattina del 17 dicembre 1903 sulle coste del North Carolina per la prima volta una macchina inventata dall’uomo si alzò in volo, percorrendo un tratto di alcune decine di metri. Orville e Wilbur Wright, due geniali meccanici dell’Ohio, erano riusciti a coronare un sogno che per millenni aveva affascinato scienziati e artisti.
Lo sviluppo dell’aviazione costituisce uno dei progressi tecnologici più rilevanti del secolo scorso e la premessa per l’inizio dell’esplorazione spaziale. Nel primo trentennio del Novecento si moltiplicarono i prototipi di aerei e la storia dell’aviazione di quegli anni è piena di imprese memorabili e clamorosi fallimenti.
Il primo volo di linea regolare, Parigi-Londra, fu istituito nel 1919. Soltanto dopo la Seconda guerra mondiale, con lo sviluppo degli aerei a reazione e l’alleggerimento progressivo dei materiali costruttivi, l’aviazione civile si è a fermata in modo definitivo.
Il primo jet della Boeing, il 707, è entrato in servizio nel 1958 e in pochi anni gli aerei hanno sostanzialmente cancellato il trasporto intercontinentale di persone via mare. Gli aerei più moderni, come l’Airbus A380, oggi trasportano diverse centinaia di passeggeri. Attualmente è possibile raggiungere in aereo qualsiasi luogo della Terra in 24 ore.
Per quanto riguarda le merci, la globalizzazione dei mercati ha incrementato notevolmente il traffico via mare.
La quantità di merci oggi trasportate nel mondo via nave è quattro volte maggiore di quella trasportata mediante autotreni e 400 volte più alta di quella trasportata per via aerea.
Il consumo di energia per il trasporto via mare è la metà di quello su strada, ma 20 volte superiore a quello aereo. In quest’ultimo caso però il bilancio economico è drasticamente invertito: per trasportare il carico di una grande nave occorrerebbero infatti molte centinaia di enormi aerei cargo.
I mezzi di trasporto sono diventati l’icona della civiltà moderna. Si stima che la distanza totale percorsa dai passeggeri dei vari tipi di trasporto sia di migliaia di miliardi di km all’anno, l’85% dei quali in auto. Le conseguenze negative di questa inarrestabile espansione sono gli incidenti stradali, l’inquinamento dell’aria e perfino l’alterazione del clima.