Forse in questi ultimi anni nulla è cambiato così velocemente come la quantità e la velocità di propagazione delle informazioni. Un professore di un’università californiana ha calcolato che un singolo numero del quotidiano New York Times contiene più informazioni di quante un contemporaneo di Shakespeare avrebbe potuto raccogliere nell’arco di una vita intera.
Ancora nel 1800, come ai tempi dei Romani, le informazioni erano trasmesse dai viandanti o – in casi molto particolari – da messaggeri che, cavalcando destrieri veloci, potevano al massimo percorrere 200 km al giorno. La notizia della vittoria dell’ammiraglio Nelson, che il 21 ottobre 1805 distrusse la flotta franco-spagnola a Trafalgar, a ovest di Gibilterra, arrivò in Gran Bretagna soltanto il 4 novembre. Nel 1865 l’assassinio del presidente degli Stati Uniti Lincoln fu appreso in Europa soltanto una settimana dopo. Nel 1953 il manoscritto del lavoro fondamentale di Watson e Crick sulla struttura del DNA impiegò più di un mese per raggiungere la redazione della rivista Nature. Oggi gli articoli scientifici vengono sottoposti agli editori via Internet in pochi secondi.
Tutto questo ovviamente ha avuto un diretto riscontro nei prezzi. Per esempio per inviare un telegramma oltreoceano negli anni Cinquanta si spendevano 20 centesimi di dollaro per parola. Oggi un messaggio di posta elettronica lungo a piacere può essere spedito da un capo all’altro del mondo in un istante, pagando una modica tariffa mensile fissa per la connessione a Internet.
La produzione e la distribuzione in tempo reale di un’enorme mole di informazioni è una delle caratteristiche distintive della società contemporanea. Quella che oggi si definisce «società dell’informazione» è maturata in un crescendo di invenzioni che hanno caratterizzato gli ultimi 130 anni: il telefono, la radio, il cinema, la televisione, i transistor, i computer, i satelliti per telecomunicazioni, gli smartphone, Internet e la posta elettronica.
Oggi possiamo inviare ovunque informazioni in tempo reale toccando lo schermo del nostro telefono. Questa azione apparentemente molto semplice è resa possibile dall’energia elettrica. Anche in questo campo l’efficienza energetica è andata rapidamente migliorando.
Il primo computer elettronico (l’eniac del 1944) impegnava 200 kW. Oggi un computer da tavolo usa meno di un millesimo di quella potenza, e un computer portatile richiede soltanto 50 W. I consumi sono però aumentati in maniera esponenziale perché al mondo ci sono ormai miliardi di computer, tablet, smartphone e così via. Inoltre per trasmettere informazioni non si consuma soltanto l’energia usata dai nostri calcolatori, ma anche quella necessaria per mantenere attiva la gigantesca e complessa rete telematica internazionale, che deve permettere uno scambio rapido e affidabile dei pacchetti di informazioni in qualsiasi momento.
Che poi queste informazioni siano in gran parte inutili, sbagliate, confuse o ingannevoli, è un altro problema ben riassunto nel detto: Un tempo si cercava la sapienza, poi ci si è accontentati della conoscenza, ora ci resta soltanto l’informazione.