La Sen è il programma decennale del Governo “per anticipare e gestire il cambiamento del sistema energetico”. È stata approvata la settimana scorsa dal Governo, con un decreto ministeriale del dicastero dello Sviluppo economico e dell’Ambiente, presentata dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni e dai ministri Carlo Calenda e Gian Luca Galletti. Ci dice come produrremo l’energia che ci serve, quanta ne produrremo, da quali fonti, quanto spenderemo per comprare l’energia e da quali paesi la importeremo. Insomma una specie di legge ‘Finanziaria’ più dilatata nel tempo, 10 anni contro un anno della legge di Bilancio. "Il decreto con la Strategia Energetica Nazionale è un documento di programmazione non di policy", ha spiegato Galletti, aggiungendo che "ovviamente la Sen non modifica le policy già attuate".
Il documento è il risultato di un “processo articolato e condiviso durato un anno che ha coinvolto, sin dalla fase istruttoria, gli organismi pubblici operanti sull’energia, gli operatori delle reti di trasporto di elettricità e gas e qualificati esperti del settore energetico”, spiega il Governo. La proposta di Strategia è stata posta in consultazione pubblica per tre mesi, con una ampia partecipazione: oltre 250 tra associazioni, imprese, organismi pubblici, cittadini e esponenti del mondo universitario hanno formulato osservazioni e proposte, per un totale di 838 contributi tematici, presentati nel corso di un’audizione parlamentare dalle Commissioni congiunte Attività produttive e Ambiente della Camera e Industria e Territorio del Senato.
L’uscita dalla produzione di energia elettrica da carbone, come detto, viene anticipata al 2025, “da realizzare tramite un puntuale piano di interventi infrastrutturali”. Che significa sostituire l’energia prodotta dalle centrali a carbone con altra proveniente da fonti alternative. Il documento traccia la strada verso la decarbonizzazione totale, per raggiungere, rispetto al 1990, una diminuzione delle emissioni del 39% al 2030 e del 63% al 2050. Il contributo dell’Italia alla generazione a carbone in Europa tuttavia è abbastanza limitata, con una percentuale del 5%, inferiore ad altri Paesi. La produzione nazionale dei circa 8.000 MW a carbone incide per il 15% sul totale, percentuale in riduzione per effetto di alcune chiusure intervenute di recente e destinata ad ulteriori diminuzioni nei prossimi anni.
Positivo anche il bilancio sulle rinnovabili. L'Italia, spiega il Governo, ha raggiunto in anticipo gli obiettivi europei - con una penetrazione di rinnovabili del 17,5% sui consumi complessivi al 2015 rispetto al target del 2020 di 17% - e sono stati compiuti importanti progressi tecnologici che offrono nuove possibilità di conciliare contenimento dei prezzi dell’energia e sostenibilità. Quota di rinnovabili che è destinata a salire in futuro: 28% di energie alternative sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5% del 2015. In termini settoriali, l’obiettivo si articola in una quota di rinnovabili sul consumo elettrico del 55% al 2030 rispetto al 33,5% del 2015; in una quota di rinnovabili sugli usi termici del 30% al 2030 rispetto al 19,2% del 2015; in una quota di rinnovabili nei trasporti del 21% al 2030 rispetto al 6,4% del 2015.