Su ambiente, rifiuti e trasporti è un Contratto di governo o un libro dei sogni?
Una rapida analisi delle indicazioni contenute nel documento fondante del prossimo governo Lega-M5s

Una serie di belle e lodevoli intenzioni in cui mancano tuttavia modalità, tempistiche e coperture finanziarie per renderle effettive. Sono le parti del “Contratto per il governo del cambiamento” di Lega e Movimento Cinquestelle dedicate ad ambiente, green economy, rifiuti, acqua e trasporti. Vediamo di che si tratta.

Acqua
“È necessario investire sul servizio idrico integrato di natura pubblica applicando la volontà popolare espressa nel referendum del 2011, con particolare riferimento alla ristrutturazione della rete idrica, garantendo la qualità dell’acqua, le esigenze e la salute di ogni cittadino, anche attraverso la costituzione di società di servizi a livello locale per la gestione pubblica dell’acqua”. In questo caso, al di là della correttezza di voler dare attuazione alla volontà dei cittadini espressa nella consultazione del 2011, salta agli occhi la volontà di costituire nuove società partecipate per la gestione del servizio idrico.
Il tutto in palese contrasto con il taglio delle partecipate delineato nei provvedimenti di spending review che si sono succeduti negli ultimi anni. Nel 2014 ad esempio il piano dell’allora commissario Carlo Cottarelli prevedeva una riduzione da 8.000 a 1.000 delle società partecipate dagli enti locali in tre anni con risparmi a regime di 2-3 miliardi. Da segnalare che Cottarelli ha fatto parte della rosa dei nomi dei possibili premier del governo Lega-M5s.
Ambiente, Green Economy e 'rifiuti zero'
“Uomo e ambiente sono facce della stessa medaglia. Chi non rispetta l’ambiente non rispetta sé stesso. C’è bisogno di un maggior coinvolgimento e conoscenza dei temi ambientali capaci anche di costruire alleanze e di portare la questione ecologica al centro della politica. In Italia questo significa concentrare le risorse nella necessaria manutenzione del territorio e nella innovazione”. Anche in questo caso, al di là dei toni paternalistici, le buone intenzioni non sono supportate da obiettivi chiari, dalle modalità per ottenerli e dall’indicazione delle fonti di finanziamento.

Sostenere la green economy, si legge nel documento, la ricerca, l’innovazione e la formazione per lo sviluppo ecologico con l’obiettivo di “decarbonizzare” e “defossilizzare” produzione e finanza e promuovendo l’economia circolare. Le Pubbliche amministrazioni “dovrebbero essere coinvolte nella promozione di questo cambiamento” e diventare un riferimento per l’adozione di buone pratiche. Si auspica una corretta e virtuosa applicazione dell’economia circolare in linea con la gerarchia europea nella gestione dei rifiuti con riduzione dei rifiuti stessi e una crescente percentuale di prodotto riciclato e contestualmente una drastica riduzione della quota di rifiuti smaltiti in discarica ed incenerimento, fino ad arrivare al graduale superamento di questi impianti, adottando metodi tecnologicamente avanzati ed alternativi. A tal proposito il modello da prendere è quello adottato dalla città di Treviso - per fortuna non quello di Roma - “studiato in tutto il mondo”.

Anche in questo caso si indicano nuove spese. “Occorre incrementare i fondi a disposizione delle Regioni per incentivare e semplificare l’avvio di iniziative imprenditoriali legate al recupero e al riciclo della materia”. Lodevole l’intenzione di “fermare il consumo del suolo” e la sfida del futuro rappresentata “dagli immobili capaci di autoprodurre energia”. E ancora, contrasto al rischio idrogeologico e al cambiamento climatico accelerando la transizione e spingendo sull’efficienza energetica.
Trasporti
In questa parte se nella prima bozza di contratto era indicato il 2030 come termine ultimo per “la commercializzazione di autoveicoli a diesel e benzina di origine fossile al fine di ridurre il numero di veicoli inquinanti”, nella versione definitiva scompare tutto e il termine tassativo diventa una più morbida “progressiva riduzione dell’utilizzo” di auto a benzina e diesel. Evidentemente a qualcuno degli estensori del contratto sarà venuto in mente che obbligare gli italiani a comprare auto elettriche entro 10 anni avrebbe probabilmente alienato il consenso elettorale anche dei più ferventi ambientalisti. Previsti infine “strumenti finanziari”, immaginiamo incentivi, per favorire l’acquisto di auto ibride o elettriche.
Almeno per ora, in attesa di provvedimenti attuativi più specifici, il contratto di governo tra Lega e M5s, nei temi analizzati, sembra un programma elettorale più che di governo, un bel libro dei sogni che descrive la società che ci sarà, forse, il prossimo secolo.
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