È scientificamente provato (IPCC, 2013) che l’influenza umana sia stata e sia tuttora il fattore dominante nel determinare il cambiamento climatico a partire dalla metà del XX secolo; essa è infatti la causa principale del surriscaldamento dell’atmosfera e degli oceani (+0,85°C tra il 1880 e il 2012), del cambiamento del ciclo globale dell’acqua, della riduzione delle nevi e dei ghiacci e dell’innalzamento dei mari.
Le emissioni di gas serra − dovute a fattori antropogenici − sono aumentate a partire dall’era preindustriale, e ora, principalmente a causa della crescita economica e demografica a livello mondiale, la concentrazione in atmosfera di disossido di carbonio, metano e ossido di azoto ha raggiunto livelli mai rilevati negli ultimi 800mila anni.
La continua emissione di gas serra causerà un ulteriore surriscaldamento e cambiamenti durevoli in tutte le componenti del sistema climatico; aumenterà di conseguenza la probabilità di considerevoli e irreversibili impatti sulle persone e sugli ecosistemi. A seconda degli scenari di emissioni di gas serra ipotizzati, i modelli climatici prevedono entro la fine del XXI secolo un innalzamento della temperatura compreso tra 0,3°C e 4,8°C rispetto alla media osservata nel periodo 1986-2005; tre scenari su quattro stimano mediamente un innalzamento della temperatura comunque superiore a 1,5°C.
La frequenza di giornate estremamente calde aumenterà, mentre diminuirà quella di giornate molto fredde. La variazione del livello delle precipitazioni non sarà uniforme nel pianeta: ad alte latitudini e nel Pacifico equatoriale è probabile che le precipitazioni aumentino; nelle regioni secche a latitudini centrali e subtropicali le precipitazioni diminuiranno; in quelle umide, invece, le precipitazioni dovrebbero subire un aumento. Fenomeni atmosferici caratterizzati da intense precipitazioni saranno più frequenti in tutte le zone a media latitudine e nelle regioni tropicali umide.
Il fenomeno del surriscaldamento degli oceani continuerà e si estenderà anche in profondità con conseguenti possibili alterazioni della circolazione oceanica nell’Atlantico Meridionale. È molto probabile che i ghiacci artici continuino a ritirarsi e assottigliarsi e che il volume globale dei ghiacci diminuisca. Questi due fattori contribuiranno, entro la fine del secolo, all’innalzamento dei mari, con una crescita compresa tra 0,26 e 0,82 m.
Tali sconvolgimenti aumenteranno i rischi per il sistema naturale e umano e ne creeranno di nuovi. L’aumento della temperatura accresce infatti la probabilità di impatti gravi, dilaganti e irreversibili per gli essere umani, le specie e gli ecosistemi, con conseguenze negative sullo sviluppo economico e sulla produzione di beni essenziali, in primis acqua e cibo. Tali rischi saranno distribuiti in modo non uniforme sul pianeta e colpiranno principalmente e con maggior forza i Paesi più poveri e le fasce più deboli della popolazione.
Sono necessarie quindi politiche di adattamento, al fine di ridurre localmente le conseguenze derivanti dai cambiamenti climatici, e politiche complementari e globali di mitigazione, al fine di ridurne le cause.
L’impatto derivante dai cambiamenti climatici sui settori economici è di minore entità rispetto a quello causato dai tradizionali fattori socio-economici, come la crescita e l’invecchiamento della popolazione, il reddito, i prezzi relativi, gli stili di vita, le politiche e le regolamentazioni pubbliche. Tuttavia molti settori economici saranno influenzati negativamente da cambiamenti permanenti della temperatura, delle precipitazioni, del livello del mare e dell’entità e frequenza degli eventi climatici estremi.
Per esempio, nel settore energetico le variazioni nelle temperature medie ed estreme potrebbero aumentare stabilmente la domanda di energia per il raffreddamento nei periodi estivi e diminuire tale domanda nei periodi invernali; il bilancio finale dipenderà, ovviamente, da fattori geografici, socioeconomici e tecnologici. Dal lato dell’offerta, i cambiamenti climatici potrebbero influire negativamente sulle infrastrutture di produzione energetica in alcune zone geografiche e sull’efficienza della conversione termica.
Per quanto riguarda le risorse per uso agricolo, la domanda di acqua potrebbe da un lato aumentare con l’innalzamento della temperatura, dall’altro diminuire dal momento che una maggiore concentrazione di CO2 è in grado di potenziare la resa agricola; a sua volta, l’offerta di acqua dipenderà dalle precipitazioni, dalla temperatura e dalle condizioni delle infrastrutture che potrebbero essere vulnerabili agli eventi climatici estremi. In riferimento al settore dei trasporti, l’aumento della frequenza di eventi estremi potrà influire negativamente sul ciclo di vita di alcune infrastrutture, aumentando quindi la frequenza di riparazioni o di sostituzioni.
Anche l’industria del turismo è correlata alle condizioni meteorologiche e risulta quindi molto esposta ai cambiamenti climatici. Il settore assicurativo, a sua volta, è fortemente legato agli eventi estremi, la cui frequenza e intensità potrebbero aumentare e dunque accrescere il danno medio atteso. Infine, anche il sistema sanitario subirà impatti sia dal lato dell’offerta sia da quello della domanda, in quanto il numero di patologie derivanti dai cambiamenti climatici potrebbe aumentare.