Cosa resterà della Conferenza sul Clima di Bonn

"Siamo tutti nella stessa canoa: gli impatti possono variare, ma nessun Paese può sfuggire al danno dei cambiamenti climatici", ha dichiarato il primo ministro delle Fiji, Frank Bainimarama, chiudendo la conferenza Cop23

Cosa resterà della Conferenza sul Clima di Bonn

Una conferenza preparatoria, in vista di quella del 2018 che si terrà in Polonia. La Cop23 di Bonn (con presidenza per la prima volta delle isole Fiji che per motivi logistici e pratici hanno deciso di spostarla in Germania) non ha avuto certo l’impatto mediatico e anche decisionale di quella di Parigi di due anni fa. “Nessun risultato eclatante”, ha detto più di uno dei partecipanti alla conferenza. Nella capitale francese si decise di fissare l’obiettivo per evitare che il surriscaldamento globale superi i 2 gradi centigradi alla fine di questo secolo rispetto ai livelli preindustriali, ma i Paesi si sono impegnati a fare tutti gli sforzi necessari per non superare il grado e mezzo di aumento.

A Bonn, come detto, si è lavorato per il futuro. Per cercare di rendere difficile fare passi indietro. Già il fatto che la Cop24 si svolga in Polonia non lascia presagire niente di buono. Con Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti, i Paesi più attenti alle questioni climatiche ritengono che ci saranno tentativi per annacquare gli obiettivi. La presidenza, infatti, può svolgere un ruolo rilevante nell’indirizzare le trattative e la Polonia è tra i paesi d’Europa meno green con un'economia che trae la sua energia proprio dal carbone.  

“Il fatto che abbiano scelto come luogo della prossima Cop una città in piena regione mineraria a 300 km a sud-ovest di Varsavia (Katowice, la 'capitale' del carbone, ndr) non sembra certo di buon auspicio. D’altra parte i polacchi in Europa svolgono attivamente il ruolo di freno di ogni iniziativa avanzata su rinnovabili, efficienza, riduzione emissioni proprio per difendere il loro carbone” scrive il fondatore di Green Italia Francesco Ferrante su La Stampa.
 
A Bonn sono state definite le procedure per arrivare alla revisione degli impegni degli stati per il taglio delle emissioni di gas serra. Gli impegni di Parigi presi dai Paesi sottoscrittori dell’accordo sono ritenuti insufficienti per raggiungere l'obiettivo dell'accordo stesso e devono essere aggiornati. Ogni paese, in pratica, dovrà fare di più in materia di decarbonizzazione perché l’intesa di due anni fa - quando entrerà in vigore nel 2020 – possa centrare almeno gli obiettivi minimi. Secondo alcuni scienziati gli attuali obiettivi di riduzione delle emissioni porteranno tra i 3 e i 4 gradi in più entro la fine del secolo.

In attesa di Katowice 2018, tra meno di un mese a Parigi, ci sarà un nuovo meeting, voluto dal presidente francese Emmanuel Macron che ospiterà i leader di tutto il mondo per riaffermare l'impegno assunto due anni fa. Trump non è stato invitato. "Siamo tutti nella stessa canoa: gli impatti possono variare, ma nessun Paese può sfuggire al danno dei cambiamenti climatici". Con queste parole ha chiuso i lavori della Cop23 il primo ministro delle Fiji, Frank Bainimarama. Appuntamento a Parigi e poi a Katowice. 



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