Il campanello d’allarme d’insoddisfazione era lì. Gli italiani non hanno votato di più per chi è stato più bravo su Facebook, Twitter o sui blog, hanno votato e basta. Hanno espresso il loro mal contento contro tutto l’establishment destra e sinistra. Quando sono stato a Pescara per la presentazione della piattaforma Rousseau qualcuno (anzi molti) hanno detto che ero stata “arruolato” dal M5S. Ho risposto sui social e la mia risposta irritata è stata anche ripresa da Il Mattino. “Arruolato di c…”
Sono stato invitato quale esperto incuriosito dal rapporto fra digitale e società e politica, per discutere di temi che servono a crescere. Con Casaleggio non eravamo e non siamo d’accordo sull’interpretazione della democrazia del click. La tecnologia, ormai, permette due modi di co-involgere l’elettorato, quello di votare su tutto, a qualsiasi momento, e quello di partecipare. Per me il problema è la democrazia diretta, che dal mio punto di vista porterebbe al caos; invece siamo d’accordo sul potere che ha il digitale sul sostenere la democrazia partecipativa.
La maggioranza che ha espresso il dissenso verso la status quo, non è certo tutta digitalmente avanzata. Basta contare, i numeri sono numeri. Allora? Allora ha vinto il nuovo, che sia tecnologia, politica o umanità. Il cambiamento serve ed è necessario ecco perché il futuro dove il potere della tecnologia avanza non si può accogliere con le solite chiacchiere o i compromessi usuali. La mia rivista Media Duemila dedicata a “Programmare il Mondo” raccoglie pareri che suonano la sveglia. L’emozione e la rabbia, che si propagano velocemente sul sistema limbico della Rete potrebbero travolgere tutti. In questo caso sì, è una questione di click.
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