Prima li insultano, poi si pentono: la figuraccia della rete sul caso Intesa

Il video della direttrice della filiale di Intesa Sanpaolo diventato virale è sfociato in fretta nel cyberbullismo. E ripensarci può non servire a nulla

Prima li insultano, poi si pentono: la figuraccia della rete sul caso Intesa

"Mi ha fatto ridere fino alle lacrime, ero in fila e ridevo da sola come una pazza. Poi però ci ho riflettuto e mi è dispiaciuto un po'. È evidente che quel video non sia ufficiale e che sia finito in rete perché qualcuno ha iniziato a farlo girare. 'Sta tipa ci credeva davvero e ora è derisa e offesa da tutti. Non è poi più così divertente se rifletto su questo".

E' solo uno degli oltre duemila commenti al post di Social Media Epic Failure, la pagina di Facebook che ha rilanciato il video promozionale della direttrice della filiale di Intesa Sanpaolo di Castiglion delle Stiviere (Mantova), ma è forse il più indicativo di come, in poche ore, il 'sentiment' - come si chiama l'approccio della rete a qualcosa - sia cambiato: dalla derisione al senso di colpa.

Come è cominciato tutto

Andiamo per ordine. Ai responsabili delle filiali della banca è stato chiesto di cimentarsi in un contest interno. Il senso era quello di promuovere il proprio lavoro puntando sull'ironia (o almeno così oggi dicono a Intesa). Ma uno di questi video, di cui sono protagonisti la direttrice e  cinque colleghi della sede, sfugge al controllo e finisce per rimbalzare dappertutto. Letteralmente. Sugli smartphone dei liceali (e non solo) che se lo passano via WhatsApp, su Facebook, su Youtube, per poi approdare sui siti di news.

Tutti a ridere di lei, la direttrice, dei suoi colleghi e della torta a forma di cuore sui cui svetta il logo della banca. Fino a quando non si eccede. Perché un conto è quando un ristretto numero di persone prende di mira, di nascosto, una vittima (e non è meno grave), oppure orde di haters si scatenano contro una categoria (quella dei giornalisti va molto di moda, di questi tempi) e un altro è quando migliaia di persone puntano un singolo in carne e ossa. E' il cyberbullismo nazionale, se non globale. 

Quando il web ci ripensa

Salvo che questa volta è successo qualcosa: Il web si è pentito. Sembra retorica da libro Cuore, ma è esattamente così che è andata: perché a tutti fa ridere vedere qualcuno che scivola su una buccia di banana, ma se nessuno si fa avanti per aiutare il malcapitato e tutti sono buoni solo a sghignazzare come scimmie dispettose, allora abbiamo un problema. Non solo per il poveretto che sta disteso per terra, ma per l'intera società.

Per una volta il meccanismo di autodifesa della comunità - anche della cybercommunity - si è attivato. Non subito, ma ha funzionato e così ora sulla pagina di Social Media Epic Failure si contano più messaggi di dispetto per la ferocia della presa in giro che di derisione. "Siete tutti dei bulli" si legge in uno di questi, "Ciascuno di voi, condividendo e biasimando la donna, sta solo contribuendo ad aumentare l'odio e il bullismo nei suoi confronti. Questa donna sta subendo delle gravi ripercussioni nonostante la sua buona fede. Abbiate il buon senso nè di condividere nè di commentare. "Le parole sono importanti" diceva qualcuno".

E non è stato solo il pubblico a condannare l'ilarità generale (sembra un ossimoro o un paradosso, ma è così che stanno le cose), ma anche alcuni esperi di social marketing, come Fabrizio Martire, che punta il dito contro chi in origine quel video lo ha diffuso e chi, come Vice, ha contribuito a renderlo virale. "Il video è stato originariamente reso pubblico da Claudio S. un veterinario di Lucca (una persona distante, sia geograficamente sia per attività, ai soggetti ripresi)" scrive Martire, "il problema però è che questo contenuto non dovrebbe essere pubblico. A mio avviso ciò che hanno fatto Claudio S. e Vice non è molto diverso che prendere un cellulare dalla borsa di qualcuno e pubblicarne i contenuti online: per intenderci, non molto diverso dai casi di Fappening o dal caso di Tiziana Cantone. Il vero punto è che stiamo perculando cinque bancari che potrebbero lavorare sotto casa nostra, cinque persone che potrebbero essere tua madre, tuo padre o tua sorella".

O ancora quello che ha da dire Matteo Flora:

Non ci sono insegnamenti da trarre da questa vicenda, nessuno ha niente da insegnare: solo la constatazione che la rete non smette di generare odio, ma a volte è anche capace di rendersene conto. Ma è ancora - sempre - troppo tardi per correre ai ripari e un autoassolutorio senso di colpa non migliorerà l'esistenza delle vittime. Questa volta la figuraccia l'ha fatta il web e non una tranquilla direttrice di banca che fino a ieri aveva da temere l'assalto di una banda di rapinatori, non quello di orde di barbari digitali.



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