“Ci siamo, è partito il Fondo nazionale innovazione”. Così Enrico Resmini, nominato il 27 novembre scorso amministratore delegato del nuovo veicolo statale per investimenti in startup, ha voluto cominciare il suo intervento alla presentazione del Piano nazionale innovazione del ministro Paola Pisano. Più precisamente: le attività del veicolo sono cominciate, ma gli strumenti cardine del FNI “sono in corso di autorizzazione e delibera”, ha detto Resmini, e cominceranno a operare entro sessanta giorni: da febbraio, quindi.
Il fondo di fondi e quello per gli acceleratori
Si tratta del fondo di fondi (un veicolo pubblico che avrà il compito di investire in altri fondi di venture capital privati, che a loro volta investiranno in startup) e di un fondo dedicato agli acceleratori di impresa per un totale di circa 200 milioni. Insieme agli altri fondi attualmente attivi - uno da 80 milioni per startup early stage e uno da 150 milioni per le neo imprese innovative del sud Italia già lanciati da Invitalia Ventures - si arriverà ad una cifra di poco inferiore a 500 milioni. Circa la metà del miliardo di euro indicato dal ministero dello Sviluppo economico lo scorso anno.
Quindi oltre alla sede (Largo Santa Susanna, Roma) abbiamo una data: febbraio. Il Fondo Nazionale Innovazione fu annunciato per la prima volta a settembre 2018 da Luigi Di Maio, allora ministro dello Sviluppo economico, al Digithon di Bisceglie. Il miliardo promesso per facilitare le operazioni di venture capital creò un'enorme aspettativa nell'ecosistema dell'innovazione italiana.
Sempre Di Maio il 4 marzo 2019 alle Officine Grandi Riparazioni di Torino presentò e ufficializzò l’operazione; l'obiettivo era far partire tutto entro lo scorso maggio. Ma ritardi nelle autorizzazioni da parte di Bankitalia fecero slittare la nascita del fondo, e per un po' di mesi - complice probabilmente la crisi di governo e la nascita dell'esecutivo giallorosso - di questo veicolo non si è più parlato. Fino alla svolta delle ultime settimane, anche se manca ancora qualche tassello.
I tre obiettivi di Resmini, ad del Fondo Nazionale Innovazione
Resmini, manager nato 51 anni fa a Okland, si è dato tre obiettivi per il suo mandato: 1) investire bene il miliardo di capitali dati a disposizione del suo fondo; 2) far fare un salto di qualità al sistema del venture capital italiano (“Siamo in ritardo, ma non sempre partire in ritardo è un male, possiamo imparare dagli errori degli atri”, ha detto); 3) coinvolgere le imprese, convincerle a esporsi e a usare l’innovazione che viene fatta dalle startup.
L’ad del Fondo ha annunciato inoltre un tour dal prossimo marzo che coinvolgerà tutta Italia, dal Sud, dove si terrà la prima tappa, al Nord: “Dobbiamo farci conoscere e mettere in contatto startup con aziende, fertilizzare il terreno”, ha detto. “Cassa depositi e prestiti ha un universo di oltre 500 aziende che potrà mettere a disposizione delle startup, noi dobbiamo far accadere tutto questo in tempi rapidi”.
Lo Stato vuole giocare un ruolo centrale
Parole che hanno ripreso un po’ il tema centrale di tutti gli interventi che ministri e manager delle controllate hanno tenuto ieri al Tempio di Adriano a Roma. L’idea è che lo Stato, con la sua macchina, debba aprirsi all’innovazione dal basso, quella delle startup.
È per questo che diversi sono stati i riferimenti al corporate venture capital - investimenti fatti da aziende pubbliche e private in startup per acquisirne le innovazioni in settori specifici - e alla necessità di mettere in contatto il tessuto produttivo italiano con le società innovative. Dall'incontro di ieri sembra emergere una rinnovata volontà politica di portare a termine l'operazione. Un elemento fondamentale; la speranza è che possa bastare.