Il titolo migliore potrebbe essere: "Dagli Appennini alle Ande", perchè è li che sono andato per vedere all’opera quegli incredibili bolidi tecnologici, ecologici e silenziosissimi del circo ePrix, nonchè per farmi un’idea sulla blockchain, finalmente sgombro da quell’odioso hype che circonda attualmente i bitcoin.Proprio a Santiago del Cile, la città del Sud America che più assomiglia a San Francisco e che molti definiscono la più dinamica e la più ricca dell’America Latina, in pochi giorni ho percepito la forza travolgente e distruttiva di alcuni cambiamenti imminenti.
Partiamo dal primo: la Formula E.
Attorno al circo dei bolidi elettrici si percepisce un grande interesse da parte di tutti gli attori tecnologici che lo stanno supportando. L’entusiasmo dei protagonisti è contagioso e le loro visioni ottimistiche sono davvero travolgenti. Pensate poi che questi protagonisti, e per certi versi autentici pionieri, si spingono ad affermare che in un futuro non lontanissimo i silenziosissimi bolidi della Formula E potrebbero addirittura sostituirsi a quelli della Formula 1.
Attualmente il gap sembra incolmabile: 1) I bolidi della Formula 1 riescono a raggiungere i 100 km/h da fermi in soli 1,7 secondi. Molto più veloci dei loro omologhi elettrici che ne impiegano quasi il doppio. 2) La velocità massima di una monoposto a benzina di Formula 1 può arrivare a 370 km all’ora, mentre per le antagoniste si misura un misero (per così dire) 230 Km/h. 3) Per non parlare della potenza complessiva dei motori che, per ora, vede i bolidi di Formula 1 primeggiare con un divario che sembra incolmabile 950 CV contro i 245 CV.
Ma durerà la supremazia? Avete mai visto un innovazione accelerare, si letteralmente accelerare impetuosamente come quella che ruota attorno agli ePrix? Io no, e quindi ne sono rimasto letteralmente affascinato. Se volete farvi contagiare, sappiate che per la prima volta questi bolidi silenziosi arriveranno in Italia, e più precisamente a Roma, il 14 Aprile prossimo.
A Santiago ho passeggiato incuriosito per il Paddok (qui lo chiamano eVillage) e lungo la Pit Lane e ho visto tanta di quella tecnologia digitale che non potete nemmeno immaginare. Analisi dei dati in tempo reale, sistemi di ricarica monitorati e gestiti con app, colonnine smart energy, smart minigrid mobile che consente di alimentare il circus senza sovraccaricare le reti elettriche delle città che ospitano gli ePrix, e poi tantissime soluzioni di automotive per le auto da competizione e ovviamente per quelle destinate al mercato consumer. L’elettrico si sente davvero a suo agio con il digitale e lo si percepisce anche dal lato della fruizione, dove l’intero circo della Formula E presidia il web in modo diverso dalla Formula 1, ancora schiava della fruizione televisiva. Il patron del circus Alejandro Agag ha recentemente dichiarato a SportsPro Magazine: ‘We are basically having an explosion in terms of the digital following of the championship, but that’s a very different way of following. It’s not necessarily streaming of the whole race; it is through highlights, stories about the drivers and other short-form content’.
Sembra dunque che la sfida di queste auto a basso impatto ambientale piaccia molto al mondo digitale e soprattutto ad aziende come Enel che si sta dimostrando molto attenta ai temi dell’ambiente e del digitale, consolidando una partnership con la Formula E che a Santiago si è percepita oltre i temi legati alla gara. Ed è qui che entra in gioco il secondo travolgente cambiamento che mi letteralmente aperto la mente. Il giorno prima della kermesse infatti, ho toccato con mano alcuni campi di prossima applicazione della tecnologia blockchain che si distaccano completamente dall’associazione ormai consolidata: blockchain = bitcoin.
Ad aiutarmi in ciò è stata ancora una volta la lungimirante intuizione di Enel che con questa tecnologia intende reinventare la gestione del settore energetico (in realtà., come spiegato in questo blog, tutte le principali aziende del settore energia hanno avvitato progetti con la blockchain, ndr). Al Centro Cultural La Moneda, Enel ha organizzato un incontro con 20 influencer internazionali condotto Joel Comm, autore di bestseller come Twitter Power 3.0, esperto di marketing, evangelista del web e, soprattutto, futurologo che azzecca spesso le previsioni in ambito digital. Joel Comm ha quasi schivato del tutto il tema delle criptovalute che sfruttano la blockchain e si è concentrato a spiegare gli utilizzi della tecnologia in campo di efficientamento e risparmio energetico. Nel fare ciò si è aiutato portando l’esempio di alcuni progetti proposti da startup che, in ogni luogo del pianeta, si stanno affermando nell’adozione di questo paradigma tecnologico. Ve ne elenco alcune:
PowerLedger.io: progetto australiano per la creazione di micro reti elettriche decentralizzate per rendere il mercato dell’energia più accessibile;
Wepower.network: startup estone che in collaborazione con Elering, l’operatore di servizi di trasmissione di energia nazionale in Estonia, sta lanciando un progetto pilota per tokenizzare l’energia estone a livello nazionale e successivamente verrà esportato in altri paesi come Spagna, Germania, Italia, Portogallo e Grecia.
RestartEnergy.io: progetto rumeno che sta sviluppando una propria blockchain che fornirà i suoi servizi a più di 27.000 famiglie e oltre 3.000 piccole e medie imprese, le quali potranno produrre e scambiarsi energia reciprocamente attraverso l’uso del loro token MWAT.
KWHCcoin: nel mondo ci sono circa 1,2 miliardi di persone senza accesso all’energia. KWHCoin vuole creare una piattaforma che consentirà a chiunque nel mondo di acquistare o vendere risorse energetiche rinnovabili attraverso The Grid, una piattaforma di energia rinnovabile basata sulla tecnologia blockchain. Questo progetto ha anche il supporto di John McAfee, programmatore britannico naturalizzato statunitense e fondatore dell’omonima azienda McAfee famosa per i suoi antivirus.
ImpactPPA: fa parte del gruppo americano WindStream Technologies nata nel 2008 e leader nella produzione di tecnologie per le energie rinnovabili e possiede generatori di energia sostenibile in tutto il mondo. Attraverso questo progetto gli utenti comprano per qualche ora (o giorno) una quantità di elettricità che verrà resa disponibile direttamente presso l’abitazione.
Marco Gazzino, Head of Partnerships and Innovation Intelligence di Enel alla fine dei lavori a cui ho partecipato con stupore ma anche con grande fiducia, ha affermato: “Per Enel è un modo di esplorare le nuove tecnologie e di entrare in contatto con il know-how esterno all’azienda (Open Innovation). Con le startup, con gli innovatori, perché vogliamo avere un ruolo attivo nello sfruttamento di tutte le potenzialità che essa offre. Abbiamo anche dato vita a Enerchain, un consorzio che unisce utility e società di trading energetico, permettendo a tutti scambi sicuri e sostenibili. A ottobre dell’anno scorso, poi, Enel ha perfezionato la prima transazione di energia al di fuori del mercato tradizionale. Proprio pochi giorni fa anche Endesa, la controllata spagnola del nostro Gruppo, insieme con Gas Natural Fenosa, è diventata la prima azienda della Penisola Iberica ad acquistare e vendere energia (5.95 GWh di gas naturale) usando la tecnologia blockchain.”
Ora mi è appare più chiaro il motivo per cui Enel ha aperto qui in Sud America e a San Francisco degli Innovation hub. Essi sono lo strumento essenziale per dialogare in modalità peer con diverse start-up e ricercatori, in piena adesione al modello dell’Open Innovation, e per affrontare scenari futuri possibili.