Perché il self, il nostro essere più interiore se ne va, scompare in una società dove esternalizziamo noi stessi. Dopo venti anni di questa travolgente mutazione perdiamo l’interiorità.
Questa riflessione scaturisce dalla video intervista che mi ha fatto Maria Pia Rossignaud, direttrice di Media Duemila e TuttiMedia in Rai in occasione del convegno “ Vent’anni dopo – Passato, presente e Futuro della convergenza nelle comunicazioni”.
L'interiorizzazione è oramai cultura del passato
Nel tempo moderno il nostro io si svuota dall’interno. I nostri ragazzi mettono l’identità in rete, e non più dentro di loro stessi com’è stato per me. Da giovane ho dovuto imparare a fare i conti con la mia identità interna e con quella che ho costruito per rapportarmi con gli altri, con il mondo. Oggi non è più così. L’interiorizzazione fa parte della cultura del passato. Internet ha trasformato il nostro modo di pensare ed essere, negli ultimi vent’anni ha divorato tutti i media, sebbene ciascuno abbia mantenuto la sua identità, ma soprattutto ha trasformato l’uomo e la sua identità.
La riaffermazione dell'essere uomo, nel dubbio di cosa saremo domani
Penso che il significato dei selfie è gridare al mondo: ecco ci sono ancora, esito! Fotografiamo noi stessi nell’era in cui il self sparisce con il concetto tradizionale d’interiorità.Internet è una grandissima rivoluzione, prende, letteralmente, le nostre emozioni e le porta attraverso frontiere. È una psicoltecnologia che cambia il nostro modo di pensare, funzionare, sentire, esistere. Con i big data, la sofisticazione dell’intelligenza artificiale, la robotizzazione della società siamo fonte di informazione. Amo definire la nostra identità in rete l’inconscio digitale: tutto quello che si sa di te e che tu non sai. Il selfie è la riaffermazione di noi stessi, dell’essere uomo in un momento in cui non si sa cosa saremo domani.