Se Francesco sposta la processione
ADV
ADV
Se Francesco sposta la processione
ADV
ADV
Tutto ha inizio quando Karol Wojtyla giunge in Vaticano. Siamo nel 1978 e all'approssimarsi della festa del Corpus Domini il Papa scopre che la "sua" processione con il Santissimo esposto - quella che faceva per le vie di Cracovia nonostante il regime comunista - si sarebbe svolta non per le vie della Capitale ma per i vialetti della Città del Vaticano. Uno che avrebbe fatto cadere il muro di Berlino non poteva certo indugiare dinanzi al centrosinistra italiano e così ben presto la processione si trasferì dalle siepi vaticane ad un tracciato magnifico ed imponente nel cuore della capitale.
Francesco, con un'altra storia alle spalle e un'altra sensibilità, decide di stare attento al disagio dell'uomo che lavora in giorno feriale, soprattutto a quelli che in processione non ci vogliono andare e che bloccati nel traffico al passare di una processione cristiana iniziano, a causa una festa da cui si sentono distanti, quanto meno a lamentarsidell'invadenza clericale.
Appare un po' più "cosmetica" la prima motivazione data dalla Sala Stampa: quella di far crescere il numero di partecipanti. Tutti sanno che i romani passano le domeniche di giugno al mare e inoltre questo desiderio "pontificio" non sarebbe coerente con la condotta di un Papa che ha fatto dell'antitrionfalismo e del disinteresse per i numeri una bandiera. Verissima invece, secondo la logica bergogliana, appare l'altra preoccupazione: quella cioè della squisita intenzione di Papa Francesco di togliere disagi a chi lavora e di rispettare la società civile. Anche quella di chi non crede e che se trascorre un giovedì pomeriggio imbottigliato nel traffico certo non leva lodi al Cielo né esprime atti di adorazione a Cristo Eucarestia.
ADV