Davvero i partiti pensano di fare la lotta alla mafia in Sicilia con queste liste?

Tra 40 giorni si voterà per l'Assemblea regionale e girano nomi di figli o parenti di pregiudicati incandidabili. Di nuovo vogliamo scambiare i diritti per i favori?

Davvero i partiti pensano di fare la lotta alla mafia in Sicilia con queste liste?

La Sicilia è ancora oggi una terra in cui taluni scambiano il diritto per il favore, con clientele che possono fare la differenza elettorale ed i partiti che fanno “spallucce” rispetto a candidature che, ancor prima che dal codice di autoregolamentazione, dovrebbero essere impedite dal rispetto dell’opportunità politica.

Eppure, ancora una volta, le liste sembrano popolarsi anche di personaggi che pensano di poter trasferire i propri “feudi” elettorali a figli, nipoti o fratelli.

Penso ad alcuni consiglieri catanesi che, nonostante parentele altolocate nella criminalità organizzata, oggi tentano la scalata del Parlamento regionale. Emblematico il caso (ancora non risolto ufficialmente) di Riccardo Pellegrino, consigliere comunale 33enne, con alle spalle un’indagine archiviata per voto di scambio politico mafioso. Un nome, il suo, finito nella relazione che all’epoca compilò proprio l’attuale candidato Governatore del centrodestra, Nello Musumeci. Pellegrino, va ricordato, ha un fratello con “grane” giudiziarie per mafia.

Altro caso è quello del Sindaco di Priolo, Antonello Rizza, accusato di una sfilza di reati (più di una decina, fra cui concussione, abuso d’ufficio, truffa aggravata, corruzione elettorale) e “papabile” nella lista di Forza Italia. O il notaio Coltraro che dovrebbe trovare posto nelle liste di centro sinistra e che deve rispondere di “falso in atto pubblico”.

Ma la lista di quelli che l’Antimafia definisce “impresentabili” potrebbe essere anche più lunga e c’è da chiedersi se i partiti (ed i candidati alla Presidenza) applicheranno il cosiddetto “codice di autoregolamentazione”, prima ancora che la Commissione Antimafia nazionale intervenga. Codice che, quando applicato, non va utilizzato come “foglia di fico della legalità”.

In questo senso non vanno dimenticati i casi degli “incoronati” per discendenza familiare: Francantonio Genovese, ras delle preferenze messinese e condannato a 11 anni di carcere per “l’affare dei corsi di formazione”, lancia il figlio, Luigi, presentato in pompa magna a Messina con il papà in prima fila. Il condannato Salvatore (detto Totò) Cuffaro, già in carcere per favoreggiamento aggravato a “cosa nostra”, pensa di presentare la nipote nelle liste di Forza Italia. Ida Cuffaro, nipote di zio Totò e figlia di Giuseppe (altro fratello dell’ex presidente), che lo scorso anno venne nominata coordinatrice comunale di Forza Italia Giovani a Raffadali, “regno” incontrastato della famiglia. A lasciare il posto alla giovane Cuffaro sembra la scelta di Nello Musumeci di non voler candidare il fratello del più famoso “Totò vasa vasa”, ovvero il sindaco di Raffadali Silvio.

Non manca un’altra famiglia politica: la famiglia dell’ex presidente condannato Raffaele Lombardo (punito in primo grado con oltre sei anni per concorso esterno con “cosa nostra”, pena poi rivista in Appello con la condanna a due anni per voto di scambio aggravato dal metodo mafioso). Raffaele Lombardo passa dalla candidatura del figlio Toti, eletto nella scorsa legislatura a quella – secondo rumors bene accreditati - del nipote, ovvero Giuseppe, il figlio del fratello Angelo nella lista di Forza Italia, nonostante lo stesso ex governatore faccia la lista con “Cantiere popolare” di Saverio Romano ed “Idea Sicilia” di Roberto Lagalla.

In tutto questo contesto, che posto ha la lotta alle organizzazioni mafiose che si fa, non solo a parole, ma con fatti concreti e tangibili?

Sarà un’opportunità per i partiti siciliani e per i candidati alla Presidenza, per evitare, dopo due presidenti condannati per reati inerenti la mafia, che possano ripetersi fatti di una gravità assoluta prima ancora morale che penale. Sarà all’altezza la classe politica di fare uno scatto in avanti e di rinunciare alle clientele, per evitare di scambiare i diritti con i favori?



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