Il tofu appallottolato non è una polpetta. La battaglia italiana del meatsounding
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Il tofu appallottolato non è una polpetta. La battaglia italiana del meatsounding
È giusto utilizzare un nome che ricorda qualcosa o qualcuno per identificare una cosa completamente diversa? Naturalmente no, ma visto che le vie del commercio sono infinite, qualcuno ha ben pensato di usare la leva del tradizionale, del conosciuto, per vendere prodotti la cui composizione è molto distante dalla sua descrizione o categorizzazione.
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Mi riferisco agli hamburger di seitan, ai wurstel di tofu, al latte o alle salsicce di soia. Si tratta di Meatsounding, ossia chiamare un prodotto vegetale con lo stesso nome di un prodotto animale. Non credete sia fuorviante per il consumatore comprare un prodotto e poi, a casa, trovare che non è quello che ci si aspettava? Non metto in discussione le scelte alimentari della gente, vorrei semplicemente parlare di trasparenza, di verità.

I vegani sono l'1% della popolazione

Il numero di vegani nel mondo è aumentato nell'ultimo anno e si è arrivati, nelle grandi città europee, a raggiungere quota 1% del totale della popolazione. Non tantissimo, vero, ma neanche poco. Al contempo il consumo di carni rosse è diminuito così come ha avuto una forte contrazione il mercato del latte e dei latticini, creando una forte contrazione economica ed una notevole crisi per il settore produttivo.
Al di là delle scelte alimentari che ognuno di noi fa per svariati motivi - religiosi, salutistici, legati ad usi e costumi tradizionali, per questioni di peso, di semplice moda 0 gusto personale - esisterà forse una correlazione tra l'impennata di vendita di "hamburger" di seitan venduti al supermercato e la diminuzione del numero degli hamburger normali? Il latte di soia o quello di riso, possono chiamarsi veramente "latte" o devono essere etichettati come bevande?

Ma è legale usare questi nomi?

Il senatore Bartolomeo Amidei ha chiesto al ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina di «approfondire se sia legale commercializzare e denominare prodotti vegetali con termini che si richiamano chiaramente alla carne o al latte». Insomma, ci si chiede nell’interrogazione se «sia sotto l’aspetto commerciale, sia sotto quello nutrizionale risulti fuorviante per il consumatore presentare un prodotto vegetale come fosse un alimento di origine animale».
Sono molto d'accordo con il senatore Amidei, così come lo sono con gli europarlamentari Giovanni La Via e Paolo De Castro che hanno posto la stessa domanda al Parlamento di Bruxelles.
Se avessimo ragione, il salame al cioccolato o il latte di mandorla sarebbero a rischio, allora? No, perché sono prodotti tradizionali. La battaglia è contro la disinformazione e contro alcune pratiche borderline usate dagli strateghi del commercio nella grande distribuzione. Poi il tofu o la soia, mangiamoli pure, così come il seitan, ma quando li appallottoliamo non chiamiamoli hamburger.
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