Tra le news di oggi, due si sono imposte nettamente
Il 'Russiagate' e il fallimento della riforma elettorale sono i due temi che hanno monopolizzato l'attenzione dei media
Ci sono giorni nei quali le notizie si susseguono e, più o meno, si equivalgono. Sono le situazioni più difficili per chi, dovendo fare un giornale, deve decidere come costruire la gerarchia, su cosa puntare, quali fatti mettere in prima pagina e quali relegare alle sezioni interne del giornale. Altri giorni, invece, alcune notizie si stagliano sopra le altre e si impongono necessariamente all’attenzione dell’opinione pubblica nazionale o mondiale. Oggi è uno di questi giorni. Domani, sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo, troverete la deposizione dell’ex presidente dell’Fbi, James Comey, sul “Russiagate”. Un resoconto che, sulla stampa nazionale, ma non solo, sarà affiancato dall’altro titolo in primo piano: il fallimento della nuova legge elettorale italiana ispirata dal modello tedesco.
Partiamo dalla notizia che potrebbe avere impatti geopolitici a livello mondiale: il Russiagate. L’ex direttore dell’Fbi, James Comey, licenziato da Trump, ha deposto davanti alla commissione del Senato che indaga sul Russiagate, cioè sulle presunte interferenze di Mosca e di hacker russi, nelle elezioni presidenziali americane. E cosa ha detto Comey? Prima di tutto ha confermato quanto l’Fbi ritiene di aver accertato, e cioè che la Russia abbia interferito nelle presidenziali Usa, pur escludendo che l’esito del voto sia stato effettivamente alterato. Non è accusa da poco. E’ come se fossimo tornati alla guerra fredda, agli intrighi internazionali orditi da spie. Solo che oggi tutto si gioca sulle coordinate digitali.
La seconda accusa di Comey chiama direttamente in causa Donald Trump. Il presidente, ha detto l’ex direttore dell’Fbi, non mi chiese di fermare l’indagine sul Russiagate, ma solo di “lasciar andare” sull’ex consigliere per la sicurezza nazionale Michael Flynn, costretto a dimettersi perché coinvolto nelle indagini. Dunque, si possono ipotizzare pressioni da parte di Trump per intralciare la giustizia? E’ quanto dovrà appurare la Commissione Intelligence del Senato. A mettere in difficoltà il presidente Usa potrebbe essere anche la circostanza che Comey ha definito “molto significativo” il fatto che il presidente volesse sempre parlargli da solo quando doveva fargli pressioni. Immediata la replica di Trump: “Siamo sotto assedio, ma vinceremo noi”.
E veniamo ai fatti di casa nostra, anch’essi, per la verità assai incasinati. La nuova legge elettorale, ispirata al modello tedesco, che aveva messo d’accordo i 4 partiti principali, Pd, Fi, M5S e Lega, è franata alla prova dell’aula. E’ successo che alla Camera sia passato un emendamento con il parere contrario del relatore. La votazione doveva essere segreta e i franchi tiratori non hanno perso l’occasione per impallinare il “patto dei quattro”. Solo che, per un errore tecnico, il tabellone, che doveva rimanere neutro, ha mostrato le scelte di voto svelando i “traditori”. Apriti cielo! In aula è scoppiata la bagarre con il Pd ad accusare i deputati dei 5 Stelle dai quali banchi sono partiti i voti favorevoli all’emendamento: “Avete affossato la riforma”. Immediata la replica di Beppe Grillo: “Fatevela da soli, per voi ci vuole la neuro”. Insomma, anche questa legge, che tornerà in commissione, sembra in realtà morta e sepolta, con soddisfazione dei partiti minori e di chi spinge per arrivare a fine legislatura. Da domani si ricomincia.