Utilizzando la terminologia tipica dei diplomatici potremmo dire che l’incontro di Padoan e Calenda su Fincantieri con il ministro francese Le Maire è stato “franco”. Una parola gentile per dire che gli interlocutori se le sono dette senza peli sulla lingua. E, in effetti, il titolare del Tesoro non ha avuto tentennamenti a rivelare ai giornalisti che “le posizioni restano distanti e le differenze non sono ancora sanate”. In altre parole, l’Italia resta ferma sulla decisione di non accettare il controllo di Stx al 50%. Più conciliante, almeno nella forma, il ministro francese che ammette l’esistenza di posizioni diverse ma giura che una soluzione alla fine si troverà. Del resto, è lo stesso Padoan a far sapere che con i francesi è partita una trattativa: “Abbiamo tempo fino al 27 settembre per trovare un’intesa”. E se proprio vogliamo cercare un filo di ottimismo sulla vicenda, possiamo attaccarci alla dichiarazione congiunta dove, seppur genericamente, si parla della “volontà comune” di superare le differenze.
Se Fincantieri la fa da padrone, nei nostri titoli del giorno trova una posizione elevata la questione Libia con i ministri Pinotti e Alfano che hanno spiegato in Parlamento la ratio dell’invio di navi italiane nelle acque libiche. La novità della giornata l’ha fornita la titolare della Difesa che, senza giri di parole, ha fatto sapere che è lecita l’autodifesa dei militari italiani. E, sempre sul tema migranti, segnaliamo la Commissione Ue che spiega come le Ong non firmatarie del nuovo Codice di condotta corrano ora il rischio di non avere tutte le garanzie previste per l’accesso ai porti italiani.
Ricca anche la pagina politica con la giunta pentastellata capitolina che continua a non trovare pace. Non si erano ancora spenti gli echi della crisi all’Atac con le dimissioni del dg Rota, che scoppia la grana con l’assessore al Bilancio Mazzillo che oggi ha polemicamente lasciato la delega al Patrimonio: “Ho scoperto da una chat – rivela – che la Raggi sta cercando il mio sostituto…”. La sedia dell’assessore che dovrebbe rimettere a posto i disastrati conti di Roma inizia a questo punto a traballare pericolosamente. M5S protagonista anche in Senato sui vitalizi: il Pd non accetta la richiesta di procedura d’urgenza per l’esame della proposta di legge e i grillini insorgono accusando i dem di voler affossare tutto. Replica scontata: “Tutta questa cagnara per coprire i disastri della Raggi…”.
E passiamo alla cronaca con le punte record di caldo annunciate già da giorni. Che fosse la settimana più torrida dell’anno lo avevamo capito ma che si sarebbero raggiunti picchi di 50 gradi percepiti forse era meno scontato. Provate a chiedere qualcosa ai sardi e ai napoletani. Due fattacci di cronaca nera trovano poi spazio nella nostra Prima pagina. Un ragazzo, a Udine, strangola la fidanzata di 21 anni, vaga per tutta la notte con il cadavere nel bagagliaio e poi decide di costituirsi alle forze dell’ordine. A Torino, invece, un bimbo di tre mesi è ricoverato in ospedale in prognosi riservata per un trauma cranico e fratture varie alle costole: il padre ha confessato di essere stato lui a picchiarlo.
A metà strada fra cronaca ed economia lo sciopero improvviso di questa mattina a Linate e Malpensa, con il relativo caos e passeggeri inferociti per i ritardi. E il Garante medita sanzioni… Il ministero dei Trasporti ci informa poi che il mercato dell’auto continua a crescere ma tira un po’ il fiato, con immatricolazioni a luglio in aumento del 5,93%. E quindi uno studio della Ragioneria generale certifica che i tagli alla spesa per gli statali è diminuita, eccome: 12,6 miliardi in meno in sei anni. E poi c’è statale e statale. Ai magistrati vanno, infatti, gli stipendi più alti mentre la scuola è fanalino di coda.
Pagina di Esteri orfana, per una volta, di Trump. Il capo della Casa Bianca stranamente oggi non fa parlare di sé e l’attenzione va rivolta allora a un’altra parte del continente americano, esattamente al Venezuela: oggi il regime di Maduro ha fatto arrestare i leader delle due principali forze di opposizione e il Paese rischia di scivolare sempre più in una vera e propria dittatura.