"Giustizia non cè'". Sono passati 25 anni dalla strage di via D’Amelio, in cui persero la vita Paolo Borsellino e gli uomini della sua scorta, e il j’accuse delle figlie del giudice ucciso dalla mafia - Lucia e Fiammetta - arriva forte e chiaro, come un fulmine in una notte buia. E’ la notizia che secondo noi merita tutto il rispetto oltre che lo spazio sulla nostra prima pagina. Un quarto di secolo buttato al vento tra pentiti costruiti a tavolino, ingiuste condanne all'ergastolo (annullate di recente con il processo di revisione), l’inutile ricerca dell’’agenda rossa’, dei traditori e gli inaccettabili depistaggi.
"Troppe incertezze ed errori" ammette anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, aprendo il plenum del Csm nella giornata in memoria di Paolo Borsellino che meritava ben altro dallo Stato cui ha donato la vita. Ricostruire la verità, tutta la verità – con esecutori e mandanti vicini e lontani - non è solo un atto di giustizia, ma un dovere nazionale vitale perché è una ferita aperta capace di infettare le istituzioni.
E forse per insufficiente scatto d’orgoglio, oggi il colpo inferto dai carabinieri del Ros alle finanze della famiglia di Totò Riina. Ricoverato l’ex capo di Cosa Nostra lamenta di essere in fin di vita e chiede clemenza, ma intercettato in un colloquio con la moglie mostra il vero volto: “non mi pento, mi posso fare anche 3.000 anni”. La triste realtà però è un’altra: da troppo tempo il Sud con la Sicilia in testa attendono un riscatto, una promessa mai mantenuta di tutti i governi diventata brodo di coltura mafiosa. Voltare pagina solo a parole è la cosa peggiore.
Veniamo alla pagina politica con lo strappo nel governo: dopo ripetute esternazioni critiche, di fatto pre-annunci, si è dimesso il ministro per gli Affari Regionali Enrico Costa. Nessuno scossone per l’esecutivo di Gentiloni, che assume l’interim, ma certo una nuova conferma della direzione in cui soffia il vento. “Non voglio equivoci, né ambiguita’” spiega l’ormai ex ministro centrista che in molti scommettono ha già in tasca il comunicato per il ritorno in Forza Italia.
“Dimissioni tardive, andiamo avanti” il laconico commento di Angelino Alfano che vede la strada di un ‘rimpatrio’, al momento, ancora irta di ostacoli. Sul fronte del centrosinistra giornata romana per Giuliano Pisapia che con Roberto Speranza di Mdp condivide “la necessità di accelerare il percorso unitario per la costruzione di una nuova forza progressista”.
Si lavora all’agenda programmatica e ad istituire “presto, un coordinamento provvisorio plurale ed aperto”, cioe’ la ‘cabina di regia’ che per la verita’ doveva essere pronta per questa settimana.
Per la pagina estera, nuovo colpo di scena nel caso di Charlie Gard, il bimbo inglese di 11 mesi affetto ad una rara sindrome degenerativa, cui i medici inglesi vorrebbero staccare la spina. Il Congresso Usa ha concesso il passaporto e la residenza permanente al piccolo e alla sua famiglia in modo da poterlo sottoporre a una terapia sperimentale. Spetta ancora all'Alta Corte di Londra decidere se si tratta di accanimento terapeutico. Nei giorni scorsi il neuroscienziato americano, Michio Hirano, il luminare cui dovrebbe essere affidato il bimbo, ha stimato che le probabilità di sopravvivenza di Charlie dopo le cure sperimentali sono "tra il 10 e il 56%".
Intanto Trump definisce come al solito “fake news” la notizia di un secondo incontro segreto con l’’amico’ Putin in occasione dell’ultimo G20 ad Amburgo, “tutti sapevano” aggiunge per liquidare le polemiche. Primi guai per Macron: a lasciare sbattendo la porta è il capo dell’esercito: “troppi tagli”.
Tornando in Italia, l’estate ‘incendiaria’ non si placa: le fiamme alle porte di Roma costringono alla chiusura di un tratto della A1, mentre si registra un secondo fermo per il rogo della pineta di Castel Fusano. Di certo, quest’ultimo, è un magro risultato per gli inquirenti se, come sembra ormai certo, oltre l’80 per cento dei centinaia d’incendi sono di origine dolosa.
Per finire due notizie economiche. La prima è una bella speranza: firmato l’accordo per la riqualificazione dell’area di Bagnoli, in questo caso, e non calcisticamente, forza Napoli. La seconda è su Alitalia: il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio boccia lo spezzatino “deve restare unita”, un amarcord tutto italiano.