Cosa deciderà Strasburgo sul ritorno di Berlusconi
Ormai è sicuro: la sentenza è in arrivo. E la Corte, presieduta da un italiano, si prepara a dare via libera alla candidatura del leader di Forza Italia. Con un equilibrismo

La Corte europea per i diritti dell’Uomo, con sede a Strasburgo, è una delle istituzioni internazionali guidate da un italiano. Oltre ai più celebri Mario Draghi, al vertice della Bce, Antonio Tajani, da poco presidente del Parlamento europeo, Federica Mogherini capo della diplomazia europea, Andrea Enria numero uno dell’autorità bancaria Eba, c’è anche il meno conosciuto Guido Raimondi, 64 anni, napoletano, da oltre un anno presidente della Corte Europea per i diritti dell’uomo di Strasburgo. Non è un incarico banale: l’organismo giuridico di Strasburgo è quello cui si possono rivolgere i cittadini dei 47 paesi che fanno parte del Consiglio d’Europa quando ritengono di avere subito violazioni dei diritti umani ed hanno esaurito tutti i livelli di giudizio nazionale senza ricevere soddisfazione.
Attesa per sentenza sul ricorso di Silvio Berlusconi
Fra le circa 80 mila cause pendenti (la metà rispetto a cinque anni fa) c’è anche quella che riguarda l’ex presidente del Consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Il suo ricorso riguarda la decadenza dalla carica di senatore della Repubblica al momento della sua condanna definitiva, da parte della Corte di Cassazione, per frode fiscale nel processo Mediaset, nell’estate del 2013, e l’impossibilità a candidarsi alle successive elezioni europee del 2014 e fino al 2019 (quindi anche in occasione delle prossime elezioni politiche, sia nel caso in cui la legislatura giunga al termine naturale, nel 2018, sia a maggior ragione nel caso di elezioni anticipate).
La decisione potrebbe arrivare quest'anno
Ma Berlusconi confida in una “riabilitazione” da parte della Corte di Strasburgo. Il calendario delle sentenze non è mai stabilito in anticipo, e dipende dai diversi livelli di urgenza dei ricorsi introdotti, e il presidente Raimondi, in una recente rara esternazione pubblica, ha detto di non considerare inverosimile che tale sentenza sia emessa entro quest’anno, il 2017.
Nessuno sa esattamente quando: gli osservatori più attenti della Corte riferiscono che c’è imbarazzo ad affrontare questa questione con carattere di urgenza, visto che fra le altre 80 mila pendenti ci sono casi di molestie in carcere, espulsioni da paesi, discriminazioni razziali e religiose. Ma la dichiarazione di Raimondi non aveva niente di casuale, ripetono a Strasburgo, e se il presidente ha detto “non inverosimile” significa che la Corte si pronuncerà nei prossimi mesi. La data precisa non si conoscerà se non all’ultimo momento e sarà determinata soprattutto da ragioni politiche: quando si voterà in Italia? Con quale legge elettorale?
Verso sentenza 'pilatesca'
La Corte non vuole creare pretesti per campagne politiche accidiose e anche il contenuto della sentenza potrà risentirne. Difficilmente, dice chi conosce la struttura, prenderà una posizione netta, a favore o contro il ricorso di Berlusconi. Più probabilmente ammetterà qualcuna delle ragioni dell’ex premier, confermando però l’ammissibilità della legge Severino sull’incandidabilità dei condannati in via definitiva. Una sentenza “pilatesca”, la definisce un osservatore a Strasburgo, che darà a Berlusconi la possibilità di candidarsi, nonostante la non più verde età, ma senza dargli ragione del tutto. Come ci riusciranno, resta tutto da scoprire.