L’ordine di scuderia è quello di rimandare ogni commento a dopo il 4 marzo, quando i giochi, a Roma, saranno fatti. Ma da settimane, precisamente da quando il presidente del gruppo dei Socialisti & Democratici al Parlamento europeo, Gianni Pittella, ha confermato la sua intenzione di candidarsi alle elezioni politiche in Italia, all’interno del gruppo del Pse a Strasburgo serpeggia una certa inquietudine e non pochi malumori.
“Sono qui da 19 anni e ho dato molto alla causa europea, ora è tempo di combattere i populismi e le destre in Italia”, è la linea Pittella, che non fa mistero del pressing di Matteo Renzi che gli ha chiesto personalmente di mettere al servizio del partito il suo vasto bacino elettorale al sud. Ma la scelta del politico lucano di lasciare l’Europa per tornare in patria non è stata particolarmente gradita a Strasburgo. Al contrario.
A ridosso dell’annuncio dell’esponente socialista, una fronda si è messa in moto per chiedere le sue dimissioni immediate. Fronda, confermano fonti parlamentari, cui non sarebbe stata estranea la vicepresidente del gruppo, la portoghese Maria Joao Rodrigues, uno dei nomi circolati per la successione alla guida del gruppo ma che al momento sembra avere poche chances di farcela.
Il putsch è rientrato, e Pittella ha deciso di fatto di congelare il suo ruolo, tanto che durante l’ultima sessione plenaria a Strasburgo non ha partecipato a nessuna delle conferenze stampa dei socialisti europei, preferendo mantenere un basso profilo.
Un uomo della Spd per la successione?
Ma i malumori restano. La mossa di Pittella andrà a indebolire il fronte mediterraneo del gruppo, aprendo la strada a una riedizione in salsa europea della Grosse Koalition che a fatica Angela Merkel sta cercando di mettere in piedi a Berlino. La sostituzione di Pittella alla presidenza del gruppo infatti, sembra avere la strada segnata: il nome che ha maggiori probabilità di successo al momento è quello del vicepresidente tedesco Udo Bullmann, esponente di spicco della Spd, partito che dopo la scissione di Mdp dal Pd è il partito nazionale più rappresentato nell’emiciclo di Strasburgo. Considerato che il presidente del gruppo del Ppe, principale forza politica all’Europarlamento, è un altro tedesco, il potente esponente della bavarese Csu, Manfred Weber, alleato (da destra) con la Cdu della Merkel, lo scenario di una ‘GroKo’ anche in Parlamento è nelle cose.
Bullmann è un europeista convinto, ha partecipato in prima persona a redigere la parte sull’Europa dell’accordo monstre di 170 pagine su cui Spd e Cdu hanno trovato il fragile accordo per la formazione del governo. Documento in cui, calcolano i giornali tedeschi, l’Europa è citata ben 312 volte. Ma che i capi delle due più grandi famiglie europee in Parlamento parlino tedesco (e governino insieme a Berlino) preoccupa chi teme un altro passo verso una ulteriore ‘germanizzazione’ delle istituzioni. Soprattutto in una fase in cui, causa Brexit, a breve verrà a mancare il prezioso contrappeso di Londra.
Per sostituire Pittella, raccontano fonti parlamentari, si è anche tentata la strada italiana. Il nome forte è quello di Roberto Gualtieri, stimatissimo presidente della Commissione Affari economici del parlamento, front-man dei socialisti su Brexit, con canali privilegiati al numero 10 di Downing street, dove è stato pochi giorni fa per parlare direttamente con Theresa May e il Cancelliere dello Scacchiere Philip Hammond. Le stesse fonti aggiungono che Gualtieri ha valutato l’ipotesi di spendersi per la guida del gruppo, ma che per ora gli spazi sarebbero troppo stretti. La partita, salvo sorprese, sembra chiusa a favore dei tedeschi. Dopo il 4 marzo si vedrà.