Nato alla stregua di un’applicazione per migliorare le foto con filtri e strumenti di regolazione di colore, luminosità e contrasto, Instagram oggi è il social network che sta più scalando le classifiche di apprezzamento degli utenti.
Conta un miliardo di utenti attivi, con una crescita che supera cinque volte quella degli altri social, ed anche in Italia, dopo Facebook, è la piattaforma social con il maggior numero di utenti attivi, come certifica, se necessario, anche il recente “Rapporto Coop 2018”, indagine annuale che costituisce un prezioso osservatorio sugli italiani.
Se a questo aggiungiamo che Snapchat invece stenta, per così dire, e che il tasso di penetrazione della “camera company” in molte nazioni, a cominciare dall’Italia, è estremamente ridotto, per usare un eufemismo, si capisce quanto sia rilevante, specie per i brand che hanno necessità e desiderio di entrare in contatto con le fasce più giovani della popolazione, una presenza adeguata su Instagram è ormai “un must” per aziende, enti, organizzazioni, e newsbrand.
Come stare su Instagram
Ma come fare ad avere una presenza adeguata sulla piattaforma social del momento se sin ora ci si è concentrati, come è di fatto per la maggior parte dei casi, solamente su Facebook? Alla domanda fornisce indicazioni preziose l’Instagram Report 2018, i cui risultati sono stati diffusi in questi giorni.
Il rapporto, realizzato da Mention, società di monitoraggio ed analisi della Rete e dei social, ha analizzato oltre 110 milioni di post da parte di più di 1.7 milioni di persone per definire i trend di engagement a seconda della tipologia di post, degli hashtag utilizzati, le bio degli autori, e molto altro ancora. Contrariamente dunque alla maggior parte dei report, che si basano su sondaggi, Instagram Report 2018 è particolarmente interessante e prezioso poiché è costruito sui comportamenti reali delle persone.
I principali risultati emergenti sono i seguenti:
- Il numero medio di “mi piace” per un post di Instagram è di 1.261 like
- I 5 principali hashtag di Instagram sono stati: #love, #instagood, #fashion, #photooftheday, #style
- Esattamente un terzo, il 33.3% dei post, su Instagram non contiene un hashtag
- L'uso degli hashtag nei post di Instagram NON aumenta i tassi di coinvolgimento
- Il numero medio di commenti per un post è di 24.5
- Taggare altri utenti Instagram nei post fa aumentare i tassi di coinvolgimento
- I post video hanno il più alto tasso di coinvolgimento
Entrando nel dettaglio emergono ulteriori aspetti si grande interesse per chi utilizza Instagram in chiave di comunicazione corporate.
Il primo elemento riguarda gli hashtah. Dal report emerge infatti come, se come anticipato, i cinque hashtag che hanno regnato sovrani sono stati: #love, #instagood, #fashion, #photooftheday, e #style, questi erano gli hashtag più usati, ma non erano affatto i più utili. In effetti, gli hashtag di Instagram con il più alto tasso di coinvolgimento medio includono #ad, #comedy e #meme.
L’utilizzo dell’hashtag #ad in particolare mostra chiaramente il potere dell'influencer marketing. Infatti, questo tag viene comunemente utilizzato per mostrare ai follower che un determinato post è una promozione a pagamento.
Il tasso di engagement è spesso la metrica chiave con cui viene misurata una campagna sponsorizzata. Quindi, se sappiamo che #ad indica una campagna sponsorizzata e #ad è anche l'hashtag che riceve il maggior numero di impegni, possiamo dedurre senza ombra di dubbio che queste campagne sponsorizzate sono efficaci. Indicazione tutt’altro che trascurabile.
L’uso corretto degli hashtag
Restando sempre sul tema degli hashtag, di altrettanto interesse è l’uso complessivo di questi. Come scrivevamo, il 33,3% dei post Instagram non contiene hashtag. Forse il modo migliore per vedere questo: il 66,6% dei post Instagram [esattamente 2/3] contengono un hashtag.
Se si considera che Solo il 40% circa dei tweet contiene un hashtag, diviene quindi evidente che gli utenti di Instagram credono nella potenza del simbolo #.
Insomma, le persone tendono a fare molto affidamento sugli hashtag per ottenere una maggior reach, e un maggior engagement dei loro contenuti, e del resto basta un quarto d’ora sulla piattaforma social in questione per verificare in maniera empirica come molto spesso vi sia abbondanza, diciamo, nell’uso di tag in un singolo post. Una credenza tanto diffusa quanto non corrispondente alla realtà. Dal report emerge infatti come gli hashtag non sembrano assolutamente aumentare i tassi di coinvolgimento. Si, avete letto bene: usare hashtag nei post non rende più probabile che questi ricevano un maggior numero di mi piace e commenti.
Questo significa che la qualità dei contenuti è il fattore più importante per innescare il coinvolgimento, non gli hashtag. Gli hashtag non fanno davvero la differenza per l’engagement. Forse altri utenti troveranno i contenuti più facilmente, ma questo non significa che gli piaceranno e li coinvolgeranno attivamente. Inoltre, Fa anche sembrare “spammoso” il contenuto. Personalmente, da sempre, cerco di non utilizzare più di due hashtag nei miei post per evitare di essere etichettati come spam.
Infine, anche su Instagram i video hanno tassi di coinvolgimento più elevati. Mentre i post con delle immagini sono ancora di gran lunga i più popolari su Instagram, i video sembrano essere il più efficaci. Certo, questo può essere proprio perché sono meno comuni. I contenuti video stanno diventando sempre più facili da produrre, ed anche i costi di produzione scendono, e ora ci aspettiamo di vedere queste diverse forme di contenuti utilizzate dai brand.
In conclusione, il rapporto di Mention sfata alcuni [falsi] miti, a cominciare da quello sull’utilizzo degli hashtag, e fornisce alcune conferme da non sottovalutare, come quelle relative ai contenuti promozionati da celebrities, influencer, e micro-influencer. Indicazioni preziose per il lavoro di noi marketers e KPI da utilizzare come benchmark di riferimento rispetto al lavoro svolto.