La legalità e il sociale possono essere sostenute dall'innovazione digitale?
Chi dice di sì è Cosmano Lombardo che, per primo, ha pensato di unire i temi relativi a legalità e sociale con l’innovazione digitale quando ha fondato il Web Marketing Festival, attesissimo appuntamento su digital marketing e comunicazione, che nell’edizione del 2018, la sesta, ha registrato più di 18.000 presenze, 300 espositori e 400 speaker provenienti anche dall’estero.

Con l'autunno riprendono a pieno regime tutte le attività e tornano anche i grandi eventi legati all'innovazione digitale, alla comunicazione e al marketing. Seguiamo e raccontiamo questi eventi anche attraverso la voce dei loro founder, e iniziamo una serie di interviste con Cosmano Lombardo, non solo fondatore ma anche chairman del Web Marketing Festival, oltre ad essere CEO, e founder, di Search On Media Group . Cominciamo proprio dal suo WMF, acronimo con il quale è conosciuto questo evento, perché è il primo che unisce il digitale ai temi dell’utilità sociale e della legalità: nel corso dei suoi tre giorni di durata, da sempre, hanno grande spazio quelle esperienze nelle quali il buon uso dell'innovazione ha impatti concreti nelle esigenze quotidiane delle persone e nell'affermazione della legalità.
“...il web deve migliorare la vita delle persone…”: Cosmano, è questa l'impronta del WMF, e quindi la tua idea del digitale?
Sì, il concetto di “innovazione digitale/sociale”, il possibile aiuto che l’innovazione digitale può dare nelle vicende quotidiane delle persone, e a quelle di fasce sociali più deboli, fa parte del mio retaggio culturale, delle mie passioni e della mia vita. Se tu vivi il digitale soltanto come uno strumento, o prendi un social network e lo tratti come un attrezzo da lavoro e non come una comunità di individui, vuol dire che stai finalizzando la tua attività ad un milionesimo di quello che realmente si può fare. Penso che sia un dovere, prima che un diritto, quello di vivere gli strumenti digitali alla luce dell’impatto che possono avere nella società. Per esempio, quando, nella passata edizione del WMF, abbiamo portato sul palco un gruppo di bambine che hanno danzato, felicissime di farlo, ho provato grande emozione e soddisfazione perché quelle bambine sono sorde e sono riuscite a seguire la musica grazie all'innovazione.
Altra tua convinzione è che l'innovazione può sostenere concretamente la legalità...
Io vengo dal sud dell'Italia dove la cultura mafiosa si è affermata, ed è ancora tollerata. Sono convinto che la cultura digitale possa combattere quella mafiosa e, anzi, possa far trionfare la legalità. Se tutti capiamo bene come utilizzare il digitale per migliorare la nostra società allora riusciamo a far passare dei valori culturali importanti che possono risolvere anche situazioni pesanti. Ripenso, per esempio, al momento della passata edizione dedicato al cyberbullismo, quando abbiamo spiegato ai giovani come stare su internet, e come difendersi da quelle persone che lo usano in maniera illegale. Internet, la rete e i social, usati consapevolmente, possono essere una valida arma per contrastare i comportamenti negativi dell'essere umano.
Quindi parliamo di formazione: ritieni anche tu che in Italia manchi l’educazione all’uso dei social e della Rete in generale?
Sì, sono totalmente d’accordo su questo. Noi da anni puntiamo sulla formazione ma stiamo anche facendo educazione con l’avvio di un percorso per l’uso consapevole degli strumenti digitali nelle scuole medie inferiori e superiori. Ma credo che manchi, ancora prima, un’educazione all’imprenditorialità nel senso più ampio del termine, ovvero come l’insieme di tutte quelle azioni di cui la persona si fa carico per avere un impatto positivo nella società e quindi nella costruzione del presente e del futuro. Ecco, è sulla base di questo modello di imprenditorialità che bisogna costruire un’educazione.
Cosa pensi su quanto si sta facendo, a livello istituzionale, riguardo all’innovazione digitale?
Credo che ancora, dal punto di vista istituzionale, si stia facendo davvero poco. Ho modo di constatarlo con chi opera e cerca di spingere “dal basso”, quindi tutti noi che operiamo nell’innovazione digitale, insieme con le aziende e con i giovani. Tutti cerchiamo in ogni modo di sollecitare affinché le Istituzioni si adoperino su questo tema, anche perché i grandi players, già da tempo, si sono attivati per stimolare la crescita dell’innovazione italiana. Le nostre istituzioni iniziano ora a recepire e ad ascoltare quelle istanze che provengono dal mondo del mercato e dalle aziende. Credo, però, che ci sia una forte difficoltà da parte delle istituzioni nel capire come “mettere a terra” tante idee.
A che punto siamo, secondo te, nel nostro percorso? Se fossi chiamato a dare un tuo contributo cosa diresti?
Guarda, in una scala di valore da 0 a 5 direi che, oggi, siamo a 2, considerando lo stato delle piccole e medie imprese, quello delle grandi aziende, dei cittadini, delle Istituzioni. C’è comunque una disomogeneità infrastrutturale molto forte all’interno del Paese, a partire dalla banda larga, un problema da risolvere velocemente. Bisognerebbe incentivare le PMI, che sono il vero tessuto imprenditoriale italiano, e che già si stanno adoperando per sfruttare le opportunità offerte dal digitale. Questo sarebbe un mio primo suggerimento per il quale mi darei da fare partendo proprio da quel modello di educazione imprenditoriale che citavo prima.
Innovazione e web: come risponde il Sud dell’Italia a questo binomio?
E torniamo al tema dell’omogeneità: io provengo dalla Calabria e lì la situazione è davvero difficile. Se però, vi fosse un’azione incisiva da parte delle Istituzioni, almeno sul piano infrastrutturale, penso che il territorio risponderebbe in maniera positiva, specialmente per quanto riguarda le aziende. Ci sono delle piccole realtà imprenditoriali che non vedono l’ora e stanno faticosamente cercando di attrezzarsi. Ma, e parlo sempre della Calabria, siamo comunque fermi a dieci anni fa rispetto alle aziende del nord: lì hanno capito l’importanza che riveste il web marketing, da noi stanno iniziando ora, e hanno bisogno di essere sostenute, specie per quei giovani che scelgono di restare al sud anziché andarsene.
A questo riguardo, com’è andata questa seconda edizione della “WMF Summer School” che si è svolta proprio in Calabria? Quanti erano i partecipanti del territorio?
Posso dirti con orgoglio che in questa edizione i partecipanti sono stati 50, molti dei quali del territorio, e in aumento rispetto all’anno scorso. La cosa bella è che, mi piace ricordarlo, questo corso si è tenuto sulla terra della Magna Grecia, vicina al tempio dell’antica Kaulon dove è fiorita la cultura occidentale. Organizzare la WMF Summer School a Monasterace, in Calabria, è stato un modo per lanciare un messaggio forte al territorio, per gettare un seme, per far emergere quei talenti e quelle realtà imprenditoriali che aspettano un’occasione per venir fuori.
Cosmano quali altri obiettivi avevi quando ti è venuto in mente il WMF?
L’idea abbinata a questo festival era di creare un contesto, un contenitore, una “piazza” all’interno della quale potessero confluire gli aspetti legati al digitale, all’innovazione ma anche alla parte sociale. Non pensavamo, certo, di riuscirci così velocemente. Molte iniziative, poi, si sono sviluppate nel corso del tempo e non “a tavolino”. Quello che ci rende contenti non sono i numeri ma la soddisfazione delle persone che hanno visto realizzate le iniziative che ci avevano proposto. Siamo felici per aver contribuito a valorizzare la formazione italiana su questi temi, per aver dato spazio ad idee imprenditoriali italiane, a quello che è il “made in Italy” in questo ambito.
E quali sono quelli futuri?
Stiamo ancora elaborando tutti i feedback dell’edizione di quest’anno per la costruzione della prossima. Senz’altro vogliamo che il WMF, oltre che un evento e un contenitore sia anche un acceleratore, non solo di formazione, di educazione e di innovazione, ma anche di iniziative che abbiano un impatto positivo sul mondo imprenditoriale e sulla società. Vogliamo che la manifestazione diventi il “luogo” dove vengono intercettati i trend del mercato e le esigenze degli utenti; dove le persone possano cogliere ispirazione per mettersi in gioco nell’innovazione digitale.
Per chiudere, una curiosità: il cane volpino che si aggira ovunque nel WMF, palco compreso, è solo la mascotte del Festival o fa anche parte di una studiatissima strategia di personal branding?
Noo, io odio il personal branding! In realtà il messaggio è sottile: chi è diventato, oggi, il migliore amico dell’uomo? Il telefonino, uno strumento. Noi, invece, vogliamo affermare quanto realmente il migliore amico dell’uomo sia il cane. In quanto essere vivente. Anzi, a volte sa essere più umano un cane…. L’umanità deve essere sempre al centro della nostra azione.
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