Per oltre 70 anni gli antibiotici hanno costituito la nostra principale arma di difesa contro le infezioni batteriche, salvando centinaia di milioni di vite umane. Ma come tutte le "Età dell'Oro" sembra che anche quella degli antibiotici stia entrando in crisi.
Da anni la comunità scientifica internazionale, infatti, mette in guardia contro la diffusione sempre più massiccia di ceppi batterici resistenti. Oggi circolano batteri della tubercolosi resistenti virtualmente a tutti gli antibiotici disponibili, ma anche patogeni molto più diffusi nel nostro paese come Klebsiella pneumoniae o Pseudomonas aeruginosa sono responsabili di gravi infezioni da ceppi resistenti.
In meno di dieci anni, la resistenza agli antibiotici di ultima generazione in K. pneumoniae in Italia è passata dall' 1.3% ad oltre il 30%. Percentuali simili si riscontrano anche per Escherichia coli e Staphylococcus aureus.
Un meccanismo naturale
Il fenomeno della resistenza non è un prodotto dell'uomo: è il meccanismo naturale con cui le popolazioni batteriche reagiscono alla presenza degli antibiotici nel loro ambiente. Tutti gli antibiotici utilizzati sono derivati da molecole naturali, contro cui i batteri nei milioni di anni della loro evoluzione hanno imparato a difendersi. L'utilizzo massiccio, a volte anche eccessivo, negli ultimi 30-40 anni, di un numero tutto sommato limitato di tipologie di antibiotici, ha favorito così la comparsa di ceppi resistenti che, una volta preso piede, si diffondono rapidamente perché avvantaggiati rispetto ai ceppi sensibili.
In Europa si calcola che i patogeni resistenti agli antibiotici causino oltre 25.000 decessi l'anno, ma le proiezioni per il 2050 stimano una perdita di vite umane nel mondo dell'ordine di 10 milioni ogni anno. Di fronte alle dimensioni e all'urgenza del problema, la Comunità Europea nel Giugno 2017 ha varato il Piano d'azione per il contrasto alle antibiotico-resistenze. L'Italia, dove da anni esiste un sistema di monitoraggio di questo fenomeno, ha seguito rapidamente con l'approvazione, siglata tramite un'intesa tra Stato e Regioni nel Novembre 2017, di un Piano triennale nazionale di contrasto all'antimicrobico-resistenza (PNCAR). Questo piano individua 6 linee d'azione: la sorveglianza, la prevenzione, l'uso corretto degli antibiotici, la formazione del personale sanitario, l'informazione per il pubblico e la ricerca.
Lo scopo di queste azioni è innanzitutto l'educazione all'uso responsabile e corretto degli antibiotici, sia nel campo della salute umana che in ambito veterinario, che devono sempre essere prescritti solo quando necessario e devono essere utilizzati sempre solo dietro prescrizione medica.
Vaccini risorsa fondamentale
Una risorsa fondamentale per limitare l'uso degli antibiotici, ricordiamolo, sono i vaccini. Sia quelli contro malattie batteriche che virali, queste ultimi infatti spesso hanno come conseguenza superinfezioni batteriche. Evitando la malattia, i vaccini evitano il ricorso alle terapie antibiotiche.
Ma anche la riduzione dell'uso globale degli antibiotici (che in tutta Europa è rimasto costantemente a livelli elevati negli ultimi 5 anni) è solo una parte delle risposte necessarie a contrastare il fenomeno. Servono infatti nuovi antibiotici, sia naturali che sintetici.
La scienza ha a disposizione gli strumenti adatti. Ma per trovare, sviluppare e portare al letto del paziente nuovi farmaci serve tempo e, soprattutto, servono risorse. Nel 2015 l'amministrazione USA ha varato un piano d'azione per il contrasto alle antibiotico resistenze dotandolo di un budget di oltre un miliardo di dollari. L'Europa (e l'Italia) non può stare a guardare. Educazione e ricerca devono andare avanti di pari passo e le risorse devono essere messe a disposizione adesso, altrimenti rischiamo di pagare un prezzo molto alto in termini di salute umana.